Il prezzo delle noci torna sul livello medio del 2010

La guerra commerciale USA-Cina colpisce anche il mercato internazionale delle noci

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Alimentari Determinanti dei prezzi

In meno di un anno il prezzo medio annuo delle noci sgusciate acquistate in Europa è sceso del -22%, passando da circa 7160 a 55701 euro per tonnellata e ha raggiunto i livelli del 2010.

Grafico 1: Prezzo delle noci sgusciate

Prezzo delle noci sgusciate

Dal grafico si evince come la dinamica del prezzo di importazione europea delle noci sgusciate si caratterizza per una volatilità piuttosto accentuata. Tra l’inizio del secolo e la fine del 2005 il prezzo è oscillato tra 3000 e i 5000 euro per tonnellata, con un prezzo medio di 3800 euro. Nei 5 anni successivi il prezzo ha cambiato livello oscillando attorno ai 5000 euro, con un picco prossimo ai 7000 euro raggiunto nel settembre 2008. Tra il 2011 e il 2015 si è assistito ad un nuovo trend positivo, in cui il prezzo è cresciuto a ritmi sostenuti passando ad una media di quasi 8000 euro. Dopo il picco di 10100 euro realizzatosi a settembre 2015, un trend negativo ha colpito il prezzo delle noci, conducendolo sugli attuali livelli di circa 5570 euro (livello medio del 2019). Nel corso di quest’ultimo trend si segnala un rimbalzo tra la seconda metà del 2017 e la prima del 2018, che aveva sostenuto il prezzo riportandolo su un livello medio di 7500 euro.

Le noci, così come altre categorie di frutta secca, sono state interessate dalla guerra dei dazi intrapresa dal governo di Washington per contrastare l'export cinese. Sono proprio gli States, infatti, il primo esportatore mondiale (grafico 2, fonte ExportPlanning) di questo prodotto, sul quale la Cina aveva applicato, prima dell’accordo di pochi giorni fa, una tariffa che aveva raggiunto il 50%. Anche l’India, incalzata dalle tariffe di Washington che riguardavano alluminio e acciaio, aveva risposto imponendo dazi sull’import di mandorle, mele e noci made in USA. L’impatto delle tariffe cinesi e indiane ha contratto la domanda di questo bene causandone quindi la riduzione del prezzo internazionale.

I grafici che seguono mostrano chiaramente come l’offerta di questo bene sia estremamente concentrata. Gli USA sono il protagonista indiscusso del mercato con un export che nel 2018 misurava 235 mila tonnellate di noci, più del doppio rispetto a Cile e Messico, che, con rispettivamente 90 e 86 mila tonnellate, si propongono come secondo e terzo esportatore mondiale.
La domanda invece risulta piuttosto distribuita, contando più player sul mercato: Turchia e Germania occupano le prime due posizioni di questa classifica, con un import che nel 2018 si è attestato attorno ai 61 e 51 mila tonnellate; l’Italia si posiziona al terzo posto con importazioni di poco inferiori rispetto alla Germania e pari a 46 mila tonnellate.

Mercato internazionale delle noci (2018)

Import internazionale di noci (2018)
Export internazionale di noci (2018)
Import cinese di noci (2018)
Export statunitense di noci (2018)

Nello stesso anno, i paesi di destinazione dell’export statunitense sono stati per lo più gli stessi che compaiono nella classifica dei principali importatori. La Cina, nel 2018, ha importato un quantitativo esiguo di noci, pari a poco meno di 6 mila tonnellate, di cui quasi l’80% era stato coltivato all’interno dei confini USA.

Dopo quasi due anni di negoziati, lo scorso 15 gennaio è stata siglata la prima fase dell’accordo che prevede la riduzione/rimozione di alcune tariffe previo l’impegno cinese di ridurre l’avanzo commerciale nei confronti di USA acquistando da questi commodity (agricole soprattutto) per un valore di 37 miliardi di dollari entro la fine dell’anno. Per raggiungere l’obiettivo Pechino dovrà acquistare frutta secca per un valore complessivo di 2,5 miliardi di dollari, cifra considerata dagli analisti poco realistica considerando che il record è fermo ai 390 milioni del 2012. Ci si aspetta che nel prossimo futuro le compagnie cinesi che lavorano la frutta secca reindirizzino verso gli USA i propri acquisti, che nel corso della guerra commerciale si erano spostati in Nuova Zelanda ed Australia. La domanda di noci statunitensi dovrebbe dunque tornare almeno sui livelli antecedenti alla guerra tariffaria se non addirittura superarsi, e ciò dovrebbe condurre alla ripresa del prezzo già nel corso del 2020.


(1) Il prezzo annuale è stato calcolato tenendo conto dei primi 10 mesi.