Il legame tra droni e prezzo del petrolio

Sabato due impianti petroliferi sauditi sono stati attaccati e il prezzo del petrolio ha registrato aumenti intragiornalieri fino al +18%.

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Nuove tensioni nel Medio Oriente agitano il mercato del petrolio. Sabato 14 settembre i ribelli yemeniti (filo iraniani) hanno sferrato un attacco con droni su due dei più grandi impianti di Saudi Aramco in Arabia Saudita (ad Abqaiq(1) e Khurais). Questo non è il primo attacco agli impianti dell'Arabia Saudita, ma ha provocato danni molto maggiori rispetto agli attacchi precedenti. La conseguenza sarà una diminuzione nei prossimi giorni della produzione di petrolio pari a 5.7 milioni di barili al giorno, che corrisponde circa alla metà della produzione giornaliera saudita e circa al 5% dell’offerta totale mondiale.
All'apertura dei mercati questa mattina, il prezzo del petrolio ha subito un aumento pari a +12 dollari per por scendere e fermarsi sui +5 dollari rispetto a venerdì.
Le fiamme sembrano essere state domate ma i danni risultano abbastanza importanti e per tornare alla normale produzione ci potrebbero volere settimane. Reuters riporta “to return to full oil capacity could take weeks, not days”. Per cercare di soccombere all’accaduto Trump ha autorizzato il ricorso all’uso dello stock di greggio USA (U.S. Strategic Petroleum Reserve), con l’obiettivo di stabilizzare il mercato.

Il regno saudita ha dichiarato che questa settimana l’export di petrolio procederà in modo regolare, poiché è possibile attingere alle grandi scorte disponibili. Al di là della capacità d'industria saudita di riprendere velocemente i livelli di produzione precedenti all'attacco, è indubbio che quanto accaduto sabato rende l'offerta di petrolio dell'Arabia Saudita sui mercati mondiali più incerta.
I mercati che potrebbero risultare più vulnerabili ad eventuali riduzioni della produzione saudita sono quelli asiatici. La maggiore parte delle esportazioni saudite infatti sono rivolte a Giappone, Cina e Corea. Il grafico che segue riporta i principali mercati d’esportazione della Arabia Saudita, i valori sono espressi in chili (fonte ExportPlanning):

Grafico 1: Principali mercati destinatari dell'export saudita

Il fronte OPEC

Non si conoscono ancora con precisione quali potrebbero essere le future strategie dell’OPEC, al momento valgono i punti stabiliti giovedì 12 settembre quando il cartello ha rinnovato l’impegno a portare avanti i tagli all’offerta. Nell’incontro della settimana scorsa, presieduto dal gruppo tecnico di monitoraggio (JMMC), Iraq e Nigeria hanno dichiarato il loro impegno a tagliare la produzione già dal mese di ottobre dopo che durante l’estate l'avevano aumentata.
Ogni decisione riguardo eventuali modifiche alle quote produttive verranno prese nel meeting di dicembre a Vienna. Al momento non sono segnati sul calendario dell’OPEC meeting “straordinari” per sancire politiche volte a contrastare l’accaduto. Reuters riporta “with global oil inventories plentiful and no signs of a shortage yet, OPEC does not need to formally discuss taking any action for now... It’s too early”.

L'attacco di sabato avviene dopo una settimana ribassista, in cui il clima di distensione nella guerra commerciale tra USA e Cina e l’impegno dell’OPEC a portare avanti i tagli non erano serviti a risollevare il prezzo del petrolio. Venerdì il Brent aveva chiuso a 60 dollari al barile (-1.3 dollari), il WTI a 55 (-1.7) e l’Oman/Dubai a 57.3 (-1.5).

Grafico 2: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

(1) Abquaiq è responsabili di circa 1/3 della raffinazione di petrolio saudita per circa un totale d 7.5 milioni di barili al giorno.