Ghisa in pani: riprende la crescita dei prezzi a marzo

Analisi dei flussi di importazione da Russia e Ucraina

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Ferrosi Acciaio Legato Determinanti dei prezzi

La filiera produttiva dei metalli ferrosi ha visto nel corso del 2021 aumenti dei prezzi significativi. Tali aumenti sono stati provocati dalle forti tensioni tra domanda e offerta di materiali ferrosi: da una parte infatti la rapida crescita della domanda, in seguito all'allentamento delle misure di lockdown nella seconda metà del 2020, dall'altro un'offerta che non è riuscita a stare al passo.
La dinamica di forte crescita dei prezzi che ne è scaturita sembrava potesse ridimensionarsi a inizio 2022, tanto che la crescita dei prezzi di diverse commodity si era stabilizzata.
Tuttavia, il conflitto scoppiato il 24 febbraio scorso con l'invasione dell'Ucraina ha fatto ripartire la crescita dei prezzi. La guerra in Ucraina sta avendo un impatto molto forte sui mercati delle materie prime, producendo aumenti dei costi energetici che vanno ad impattare tutte le filiere produttive, soprattutto quelle energivore, e sulla disponibilità di materie prime di cui Russia e Ucraina rappresentano i principali partner dell'Unione Europea.

Da questo punto di vista la ghisa in pani rappresenta un caso emblematico. Questo è, infatti, il prodotto di base per la produzione dei getti delle fonderie. Le sue applicazioni sono molteplici e trovano uso in diversi settori industriali, come ad esempio quello automobilistico e della meccanica.
Nel grafico che segue è riportato l'andamento del prezzo della ghisa greggia in pani, espresso in euro per tonnellata.

Confronto dati mensili

Dal grafico si possono osservare piuttosto chiaramente i diversi livelli di prezzo prima e dopo il 2021. Fino a dicembre 2020, infatti, il prezzo doganale della ghisa in pani si attesta in media sui 337 euro per tonnellata. Nel corso del 2021 le quotazioni sono caratterizzate da una forte crescita, che nel caso della ghisa in pani (Mn maggiore di 0.4%) continua inarrestabile nel corso del primo trimestre 2022.
A marzo entrambe le quotazioni mostrano degli incrementi tendenziali significativi che vanno dal +49% della ghisa in pani (Mn minore di 0.1%) al +80% della ghisa in pani (Mn maggiore di 0.4%).
Nei prossimi mesi ciò che rileverà sarà, oltre alla dinamica del prezzo, la disponibilità del prodotto, che potrebbe essere messa a dura prova più di quanto riscontrato nel corso del 2021.
Russia e Ucraina infatti figurano tra i principali fornitori della UE di ghise gregge, come si può osservare nel grafico seguente (fonte ExportPlanning).



La forte dipendenza dell'Europa dalle forniture provenienti dai due Paesi attualmente in guerra, che insieme hanno costituito nel 2021 il 52% del totale delle importazioni europee di ghisa, ha già avuto delle implicazioni sull'approvvigionamento di materiale, come testimonia il presidente dell'Associazione italiana fonderie (Assofond) in una recente intervista (si veda qui) e pone dei forti rischi anche per i prossimi mesi.
A pagarne le spese maggiori tra i paesi dell'Unione Europea potrebbe esserci l'Italia, come illustrato dalla tabella seguente, in cui vengono riportate le importazioni nel 2021 di ghisa dei Paesi della UE, in valori e quantità, e la quota percentuale di import proveniente da Russia e Ucraina.


Paesi UE Valori in € (Mln) Quantità in Ton (1 000) Quota (%) import da Russia e Ucraina
sul totale dell'import di ghisa
Italia 652.1 1373.2 82.8
Paesi Bassi 233.3 438.8 15.7
Germania 146.6 291.2 12.6
Polonia 114.8 231.5 61.0
Spagna 110.2 212.9 58.2
Francia 53.7 101.7 6.0
Belgio 48.1 85.9 49.4
Repubblica Ceca 36.1 56.6 0.6
Svezia 17.0 35.1 40.5
Romania 16.6 42.2 29.2
Altri UE 81.1 149.7 18.6

Dalla tabella si evince l'importanza dei due partner, attualmente in conflitto, per l'Italia, che rappresenta il principale mercato di sbocco in Europa per la ghisa russa e ucraina. Nel 2021, l'83% dei 652 milioni di euro di ghisa importata dall'Italia è di provenienza russa o ucraina.
Anche la Polonia ha una quota percentuale molto alta (61%), ma i valori importati sono oltre 5 volte più bassi di quelli italiani.
Più ridotta è l'importanza di Russia e Ucraina per Paesi Bassi e Germania che importano meno del 16% di ghisa dai due Paesi impegnati nel conflitto.

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