La collaborazione tra i produttori aiuta il petrolio

Si conferma il lento recupero dei prezzi, tra ripresa dei consumi e tagli alla produzione

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La settimana scorsa si conferma il lento recupero del prezzo del barile sostenuto dalla ripresa dei consumi, specialmente quelli cinesi, e dalle politiche restrittive dell’OPEC+. Il supercontango che stava caratterizzando le quotazioni da inizio pandemia sembra ridursi, evidenza dell’effetto di riduzione dell’offerta. Dei tre benchmark il differenziale del WTI è quello che si è ridotto maggiormente: la scorsa settimana lo spread tra spot e il future a scadenza 12 mesi era pari a -3 dollari, un mese fa era circa -15 dollari.
Quest’ultimo chiude la settimana a 33.3 dollari al barile, rispetto a due venerdì fa in positivo di +3.8 dollari, il Brent a 35.1 dollari al barile, +2.6 dollari, e l’Oman/Dubai a 35.6 dollari al barile, +2.4 dollari.

Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

A proposito della reazione positiva del mercato del petrolio ai tagli della produzione, la scorsa settimana il segretario generale dell’OPEC ha dichiarato che il mercato sta reagendo in maniera positiva alle politiche, sostenute dalla collaborazione tra i produttori.
Nonostante questo clima di ottimismo e di collaborazione, il prezzo del petrolio si trova ancora prossimo ai valori di minimo del 2008 e del 2016 ed il livello è ancora troppo basso per garantire una ripresa ai paesi la cui economia è centrata sul petrolio. Ad esempio la Nigeria, la cui economia è strettamente legata al petrolio e la cui crisi condurrà, nello scenario migliore, ad una contrazione del PIL pari al -4.4% e aumenterà la povertà nel paese. Attualmente in Nigeria ci sono 8000 casi dichiarati ma l’esplosione del virus è iniziata a metà aprile.

A sostenere il prezzo del petrolio c’è stato anche l’impulso dei consumi cinesi; l'economia cinese però ha di fronte uno scenario molto incerto. Venerdì il presidente Xi Jinping ha affermato che se la pandemia non ci fosse stata l’economia sarebbe cresciuta del +6%. Per ora il presidente non si riserba di porre alcun livello obiettivo per la crescita del paese, si è limitato a promuovere delle misure fiscali per il rilancio. Secondo Reuters l’economia cinese nel 2020 crescerà del +4.1%, si tratta di un valore relativamente basso, negli ultimi anni la Cina cresceva dell’ordine del +6%. A questa notizia i mercati non hanno reagito bene, il prezzo del petrolio infatti ha registrato una variazione negativa accentuata anche dall’acuirsi della tensioni tra USA e Cina. Le ultime tensioni sono collegate al fatto che la Cina vorrebbe imporre la legge di sicurezza nazionale ad Hong Kong, che venerdì è scesa in piazza per protestare contro questa legge che vieterebbe e punirebbe attività secessioniste. Gli USA hanno dichiarato che se la Cina adotterà le misure promesse allora Washington innescherà delle nuove tariffe; questo arriva nella fase di tregua commerciale.