Gli indici delle commodity chiudono in ribasso

Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 15 maggio 2023

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LME Non Ferrosi Macroeconomia Analisi settimanale LME

Dinamica settimanale

Andamento non ferrosi

Andamento dei singoli metalli non ferrosi

  • Rame: In calo il prezzo del rame che la scorsa settimana ha chiuso a quota 8.239 $/Ton. Spread tra spot e future è in contango.
  • Nichel: In calo la quotazione del nichel, che settimana scorsa ha chiuso al di sotto dei 22.300 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Alluminio: In lieve calo anche il prezzo dell’alluminio primario, posizionatosi la scorsa settimana poco sopra i 2.200 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Alluminio secondario: Stabile il prezzo dell’alluminio secondario a 1.945 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Zinco: Settimana di flessioni anche per il prezzo dello zinco, che venerdì ha chiuso a 2.516 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
  • Piombo: Scende il prezzo del piombo rispetto alla settimana precedente, arrivando a toccare i 2.094 $/Ton. Spread in contango.
  • Stagno: In calo anche il prezzo dello stagno, arrivato a toccare quasi i 25.000 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in backwardation.

Commento Macroeconomico

Per la quarta settimana consecutiva i principali indici internazionali delle commodity chiudono in ribasso. Per quanto riguarda l’indice LMEX relativo ai metalli non ferrosi, le quotazioni sono scesi ai livelli del novembre 2022. I motivi sono da ricercare nei timori di un rallentamento della crescita economica globale, che si va palesando, e nella Cina, primo consumatore mondiale di commodity.
Gli ultimi dati confermano una minore crescita economica come ben testimonia il dato relativo al PMI manifatturiero sceso ai minimi da febbraio.
Per quanto riguarda nello specifico i metalli non ferrosi, i dati forniti da SMM (Shangai Metals Market) confermano una produzione ben superiore ai consumi. La produzione cinese di alluminio, a marzo, è cresciuta del 90% e quella del rame del 91%. Le scorte presenti nei magazzini della borsa di Shanghai- SHFE- registrano un rialzo a doppia cifra da inizio anno (l’aumento delle scorte è un chiaro indice di debolezza della domanda). Un’altra conferma arriva dalle importazioni cinesi dei metalli di base che segna una flessione importante.
La conseguenza è un’economia cinese in rallentamento e, vista l’interconnessione con le economie dei paesi più sviluppati, e anche con quelli in via di sviluppo, il contagio è diretto e immediato e diventa un rallentamento per l’economia globale.
Un rallentamento che si vede anche in Europa che tocca in primis i paesi come la Germania, che con la Cina hanno un intenso trade commerciale. Anche in Italia la manifattura a marzo ha segnato una contrazione dello 0,6%. L’Istat certifica un calo del 3,2% su base annua della produzione industriale che riguarda quasi tutti i macro settori, ad eccezione di quello dei beni strumentali.
I settori manifatturieri molto energivori risentono del costo del gas, che se pure in forte calo rispetto ai massimi dell’estate scorsa, come indica l’indice TTF della Borsa di Amsterdam, è ancora su livelli più alti rispetto ai valori normali che c’erano prima dello scoppio della crisi (2021).

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La reazione dei mercati


Variazioni dei principali indici rispetto alla scorsa settimana

CRB Index: in calo.
GSCI Index: in lieve calo.
BDI Index-Noli marittimi: in lieve calo.
Petrolio Brent: in calo.
Gas naturale TTF: in calo.
LMEX-Metalli non ferrosi: in calo.
Dollar Index: in aumento.