Prezzi del rame in ripresa, spinti dall’entusiasmo dei mercati

Doctor Copper Says: le dinamiche del prezzo del rame per monitorare l’economia

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Dopo un punto di minimo toccato lunedì 28 novembre, nel corso di questa settimana il prezzo del rame ha mostrato segnali di recupero, tornando sui livelli medi registrati negli ultimi mesi. In particolare, il prezzo quotato allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) ha mostrato un rimbalzo del 3.9% negli ultimi giorni, a fronte di un incremento del 4% per il prezzo quotato al London Metal Exchange (LME).

Andiamo allora ad approfondire gli eventi degli ultimi giorni che hanno influenzato il prezzo del rame.

Prezzo del rame al LME e allo SHFE

Tensioni sul fronte cinese spingono le autorità ad allentare le restrizioni

Come riportato la scorsa settimana, l’aumento delle restrizioni legato alla nuova ondata di casi Covid in Cina ha incontrato un crescente dissenso. Il rame quotato allo SHFE ha toccato un punto di minimo nella giornata di lunedì, penalizzato dall’incremento dei casi e dalle numerose proteste in più città contro le politiche zero-Covid. L’evento che ha catalizzato la rabbia dei manifestanti è stato l’incendio di giovedì 24 novembre in un palazzo nella regione dello Xinjiang, che ha portato alla morte di almeno 10 persone, la cui fuga sarebbe stata ostacolata dalle misure sanitarie restrittive in vigore.

In un contesto di crescente dissenso, qualche giorno dopo le autorità hanno divulgato la decisione di un cambio di rotta, rimuovendo le misure di lockdown per diversi distretti che avevano registrato un aumento dei casi, e ridando spazio alle aspettative di un allentamento dei protocolli di quarantena – notizia subito rispecchiata dal prezzo del rame in ripresa.

Ciò che i numeri testimoniano con chiarezza è però anche come il ritorno dei temuti lockdown, avvenuto nelle ultime settimane, abbia penalizzato l’attività economica del paese, pesando su produzione e domanda. I dati di novembre del Caixin China Global Manufacturing PMI (Purchasing Managers' Index) pari a 49.4 sono risultati ancora inferiori al livello 50, di equilibrio tra valutazioni di crescita e di diminuzione: per il quarto mese consecutivo, si segnala quindi un lieve deterioramento della salute del settore manifatturiero cinese, in un contesto globale a sua volta debole.
Anche dal PMI manifatturiero globale di novembre non giungono segnali di ottimismo: l’indice ha toccato un nuovo punto di minimo, il valore più basso degli ultimi 29 mesi. In questo caso, a pesare sull’indice non è tanto il fattore pandemico in primis, come invece in Cina, quanto piuttosto il calo dei flussi commerciali internazionali e il persistere di pressioni sul fronte dei costi.

Politica monetaria USA: tassi in rialzo, ma con moderazione

I mercati finanziari, e il prezzo del rame in essi quotato, continuano ad essere influenzati anche dagli sviluppi della politica monetaria della FED.
Come raccontato settimane fa, le autorità monetarie USA aveva messo in chiaro come ulteriori rialzi dei tassi fossero ancora necessari, non avendo ancora raggiunto l’obiettivo della stabilità dei prezzi. Pochi giorni fa il presidente della FED Powell ha dichiarato che i tempi sono maturi per moderare il ritmo dei rialzi: l’annuncio è bastato a causare la reazione positiva dei mercati, che hanno visto in esso una stance più dovish per la politica monetaria americana, benchè Powell abbia specificato anche che il cammino sarà lungo ed i tassi potrebbero arrivare a livelli più elevati di quanto inizialmente atteso.

Focus inflazione Eurozona

Rimanendo sul fronte dei prezzi, risale agli ultimi giorni la diffusione delle prime stime Eurostat sull’inflazione registrata dall’Eurozona nel mese di novembre, da cui finalmente giungono segnali di rallentamento. Dopo il punto di massimo del 10.6% di ottobre, si stima per il mese di novembre un incremento dei prezzi YoY del 10%.
La principale determinante del rallentamento dell’indice complessivo è l’inflazione sul fronte dell’energia, scesa dal 41.5% di ottobre al 34.9%; prosegue, invece, la salita degli alimentari (13.6%, rispetto al 13.1% di ottobre), a fronte di una stabilità per i servizi e i beni industriali non energetici. L’indice finanziario energetici (Europa), riportato nel grafico di seguito, conferma questo trend.

Conclusioni

Nonostante modeste fluttuazioni settimanali, negli ultimi mesi il prezzo del rame ha conservato una relativa stabilità al di sopra dei livelli pre-Covid. Analizzando questi prezzi in un’ottica di lungo periodo, depurati dalle dinamiche inflazionistiche (si rimanda all’articolo Prezzi delle commodity: quali aspettative di lungo periodo?), gli attuali prezzi del rame sembrano inserirsi nella media storica. Se gli esperti prevedono un aumento nel prossimo futuro legato soprattutto alla transizione green, le attuali tinte fosche del clima economico sembrano giocare un ruolo di primo piano nel limitare questa accelerazione.