Il pessimismo del Fondo Monetario Internazionale

Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 29 giugno 2020

.

LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

DINAMICA SETTIMANALE

Andamento non ferrosi

 

La scorsa settimana, rispetto alla precedente (venerdì su venerdì), c’è stato un rialzo dei prezzi che ha interessato 3 metalli su 6. In evidenza il rialzo del rame e il ribasso del nichel. Le quotazioni dell’indice LMEX sono salite a quota 2660 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto è vicino alla zona ipercomprato. La chiusura settimanale è sopra le medie mobili a 10, 20 e 40 giorni (indicazione rialzista). L’indice ha recuperato oltre il 50% del valore perso a causa della pandemia.

COMMENTO MACROECONOMICO E PROSPETTIVE

Negli ultimi giorni, la dimensione del contagio ha raggiunto e superato i 10 milioni di casi, con oltre 500 mila decessi nel mondo. L’evoluzione della pandemia non è solo nei numeri, bensì anche nella geografia, con zone in cui il contagio è basso o in diminuzione (Europa, Cina, Corea, Giappone) e zone in cui il numero di casi è elevato e in crescita (America del Nord, America del Sud, Africa). Se l’emergenza sanitaria globale è tutt’altro che prossima alla risoluzione, altrettanto si può dire per l’emergenza economica, che anzi continua a essere condizionata dagli effetti della prima.

A certificarlo è il Fondo Monetario Internazionale, che nel suo ultimo outlook mostra pessimismo circa l’attuale situazione dopo sei mesi di covid-19. Per l’FMI la crescita economica globale, a fine 2020, registrerà un –4.9%, contro la precedente stima del –3%. Nell’eurozona, il PIL scenderà del 10.2%, quello dell’Italia del 12.8%: numeri da recessione acuta, la peggiore dalla grande depressione del 1930.

Tra il 2020 e il 2021 l’economia globale perderà 12,500 miliardi di dollari rispetto alle stime fatte a gennaio, quando la crescita era stimata al 3.3%. In questo scenario nero, soltanto la Cina potrebbe vedere un po’ di luce, con una crescita stimata tra l’1 e il 2%.

Un altro numero negativo riguarda il commercio internazionale, che registrerà un calo del 12%.

A livello occupazionale, la catastrofe è ancora più grande. L’FMI calcola che nel primo trimestre si sono persi 130 milioni di posti di lavoro. Nel secondo trimestre questa cifra potrebbe salire fino a 300 milioni.

Nel 90% dei mercati emergenti e delle economie in via di sviluppo ci sarà un calo del reddito pro capite (già di per sé non molto alto). La lotta alla povertà subirà una battuta d’arresto e i poveri sono destinati a crescere in tutto il mondo.

Governi e banche centrali stanno correndo ai ripari. L’FMI calcola che sono stati annunciati interventi per circa 11 mila miliardi di dollari, equamente ripartiti, da un lato, in maggiore spesa pubblica e minori entrate fiscali, dall’altro in misure a sostegno della liquidità. Di conseguenza, il debito pubblico raggiungerà un picco storico, oltre il 101% del PIL. E l’FMI avvisa che, in alcune economie avanzate (tra cui Italia, ma anche Francia, Germania, Giappone e Regno Unito), l’elevato sostegno alla liquidità rappresenta un rischio per la tenuta dei conti pubblici.

In questo scenario, un ulteriore rischio per la ripresa economica sta nel fatto che i mercati sono sempre più sganciati dall’economia reale, e l’FMI mette in guardia contro l’eventualità di una bolla. Infatti, più dell’ombra di una seconda ondata di contagi, a pesare sulla ripresa è la forbice tra listini e fondamentali. Secondo il recente Global Financial Stability Report, le forti fluttuazioni di Wall Street e il contemporaneo tracollo della fiducia dei consumatori pongono forti dubbi sulla sostenibilità dei valori di borsa – sostenibilità che poggia esclusivamente sulle aspettative generate dall’azione delle banche centrali.

I mercati si aspettano una ripresa a V e, soprattutto, scommettono sugli interventi senza precedenti delle banche centrali. Tuttavia, il prolungarsi della crisi economica potrebbe prosciugare la propensione al rischio. E la brusca correzione che ne conseguirebbe, potrebbe sfociare in uno shock e inceppare l’incerta ripresa post-pandemia.

Fra le eventualità che bisogna considerare ci sono

  • una recessione più profonda e più lunga
  • una seconda ondata di contagi
  • l’evidenza che le aspettative dei mercati sulle politiche monetarie ultra espansive delle Banche centrali fossero troppo ottimistiche
  • un’escalation delle tensioni sul commercio.

La diffusione dell’outlook dell’FMI ha guastato l’umore dei mercati, che hanno chiuso tutti in negativo – anche se con perdite contenute e apparentemente limitate nel tempo. Nei prossimi giorni le quotazioni potrebbero tornare a salire. Nelle borse merci, in particolare, sembra di vedere un sostegno alle quotazioni dal lato dell’offerta. Per esempio, sul rame c’è il timore che il calo produttivo delle miniere cilene, colpite dal covid-19, possa portare a un deficit tra domanda e offerta già nei prossimi mesi. Questi timori hanno portato il prezzo future 3M a salire oltre quota 5900 $/ton e il contango a scendere fino a zero dollari. Lo stesso si può dire per il petrolio: il calo delle estrazioni ha sostenuto le quotazioni di Brent e WTI, che sono salite fino all’area 40 $ al barile. Infine, il prezzo dell’oro non ha battuto ciglio di fronte ai dati dell’FMI, e anzi si è apprezzato e riportato sui massimi annuali.