Prospettive per il 2023, tra incertezza e rischi

Doctor Copper Says: le dinamiche del prezzo del rame per monitorare l’economia

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Negli ultimi giorni, la fase di contrazione dei prezzi del rame che avevamo raccontato la scorsa settimana sembra essersi interrotta: per il rame quotato allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) si segnala infatti una sostanziale stabilità nei prezzi in euro (+0.5% rispetto ai valori di chiusura di venerdì 16 dicembre), a fronte di un modesto incremento (+1.3%) per il prezzo quotato al London Metal Exchange (LME), come si nota dal grafico di seguito.

Prezzo del rame al LME e allo SHFE

Notizie e prospettive 2023

Come inquadrare la relativa stabilità del rame nel più generale sentiment dei mercati?
In vista della pausa natalizia, e dopo la diffusione delle attese notizie di politica monetaria della scorsa settimana, i mercati finanziari sembrano avviarsi verso la chiusura d’anno consolidando una generalizzata incertezza sulle prospettive per il 2023. Dopo la conferma di una stance restrittiva tanto per la politica monetaria USA che per quella dell’Eurozona, il rischio recessione rimane infatti al centro della scena, nel tentativo delle banche centrali di combattere la spirale inflazionistica.

Al tempo stesso, pesa la pressione sul fronte Covid per la Cina, che sta attualmente gestendo una crescita dei casi. Rimangono infatti le preoccupazioni sull’impatto della nuova ondata, questa volta frenata da minori restrizioni rispetto al passato, nel penalizzare l’economia cinese e di conseguenza la domanda di rame da parte del suo maggiore consumatore.
Guardando verso il 2023, si è svolta la scorsa settimana la Central Economic Work Conference, riunione annuale dei leader cinesi per decidere le priorità sul fronte economico su cui lavorare il prossimo anno. Si colloca in prima linea l’obiettivo di stimolare la crescita via consumi domestici, a fronte di due principali novità: la convivenza con la pandemia e il supporto al settore immobiliare.

Spostandoci sul fronte europeo, risalgono agli ultimi giorni alcuni dati che forniscono segnali di parziale ottimismo per il 2023. In particolare è stato rilasciato l’indice Ifo, che misura il business climate tedesco: per il mese di dicembre l’indice ha mostrato un notevole rimbalzo, tornando a quota 88.6 dopo sei cadute consecutive, grazie ad un miglioramento delle aspettative delle imprese per il prossimo semestre. In ogni caso, l’indice rimane sotto alla media di lungo periodo, non andando quindi a cancellare il rischio di una recessione.

Rame e produzione industriale

Tirando quindi le fila del 2022 sul fronte del prezzo del rame, rispetto ai prezzi di chiusura “pre-natalizi” registrati a dicembre 2021, quest’anno il mercato si prepara a chiudere su livelli di circa l’8% inferiori rispetto allo scorso anno. Come avevamo raccontato in un precedente articolo, nella prima parte del 2022 il prezzo del rame ha portato avanti la scalata cominciata poco dopo lo scoppio della pandemia – scalata poi invertita a primavera con l’avvio delle politiche monetarie restrittive e la pressione della zero-Covid policy cinese. A fronte di crescenti timori di una recessione, nel mese di luglio il prezzo ha toccato un punto di minimo, a cui ha fatto seguito un rimbalzo soltanto parziale ed una relativa stabilità nei mesi autunnali.

Confrontando il prezzo del rame con un ulteriore indicatore che fornisce segnali in merito alle prospettive dell’economia mondiale, quale quello delle produzione industriale, si nota un discreto allineamento nei rispettivi trend di lungo periodo.

Prezzo del rame e produzione industriale

In particolare, focalizzandoci sugli ultimi anni, vediamo come risultino allineati i crolli della crisi del 2009 e della crisi Covid, così come la ripresa post Covid. Negli ultimi mesi, la produzione industriale risulta ancora in territorio positivo, ma la variazione del prezzo del rame si colloca già in territorio negativo, confermando quindi la possibilità di un rischio al ribasso per l’economia reale.