Doctor Copper Says: le dinamiche del prezzo del rame per monitorare l’economia

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Nell’ampio basket dei prezzi delle commodity, il “Doctor Copper” ha la fama di fornire preziose indicazioni in merito ai trend dell’economia: parliamo del rame, date le sue numerose applicazioni in molteplici settori (si pensi all’edilizia, l’elettronica, il settore energetico, i trasporti e così via).
Una domanda che aumenta, e di conseguenza un prezzo del rame in crescita, tende quindi a suggerire un’economia in espansione; un prezzo in calo, a fronte di una contrazione della domanda, può invece indicare una prossima frenata dell’economia mondiale. Trattasi quindi di un segnale anticipatore rispetto agli ufficiali dati macroeconomici, utile per valutare lo stato di salute dell’economia mondiale.

Oltre alle condizioni reali di domanda e offerta, il prezzo del rame riflette anche le aspettative di operatori altamente specializzati sulle prospettive dell'economia mondiale: in questo senso è considerato, quindi, fonte di "conoscenza", perché, operando sul mercato (accettando di vendere ad un prezzo o comprare ad un altro), gli operatori "svelano" di fatto le loro aspettative.
Non si tratta, ovviamente, di un indicatore ufficiale nato per monitorare l’attività economica, che risulta quindi opportuno interpretare con relativa cautela.

Le dinamiche del rame: uno sguardo agli ultimi mesi

Guardando ai prezzi del rame nei mesi più recenti, vediamo come, dopo una fase di caduta cominciata in primavera e accentuatasi nella prima metà dell’estate, nella seconda metà del periodo estivo il prezzo ha registrato una parziale ripresa. È dall’inizio di settembre che il prezzo sta mostrando una sostanziale stabilità, tanto a livello di London Metal Exchange (LME) che di Shanghai Futures Exchange (SHFE).

L’inversione di tendenza del prezzo del rame in primavera si lega alla svolta di politica monetaria restrittiva avviata dalla Federal Reserve americana, e da numerose altre banche centrali su scala mondiale, a fronte di un’inflazione in crescita, e incorpora il crescente timore dei mercati per una possibile recessione. A ciò si aggiunge il fattore Cina: ha infatti pesato sul prezzo anche la debolezza della domanda cinese, in un contesto di persistente politica zero Covid, considerando che il paese ricopre oltre il 50% del consumo di rame su scala mondiale.
Da segnalare inoltre come, negli ultimi mesi, tanto il prezzo al LME che allo SHFE si trovino in una situazione di backwardation, laddove il prezzo spot risulta più elevato rispetto al prezzo future, segnando che il mercato si attende possibili riduzioni (lievi) nel prossimo futuro.

Questa sostanziale stabilità sembra quindi riconducibile alla forte incertezza che sta dominando la scena economica, in cui gli esperti non vedono ancora chiaramente la probabile direzione del ciclo economico mondiale.

Aggiornamento settimanale: rame & scenario macro

Guardiamo ora più da vicino alle dinamiche del prezzo del rame nell’ultima settimana: in questo clima di generale stabilità si sono infatti verificate modeste fluttuazioni delle quotazioni.

In particolare, notiamo una contrazione nella giornata di lunedì per l’uscita degli indici PMI (Purchasing Managers Index) cinesi, più bassi delle attese per il mese di ottobre in tutti i settori. I mercati scontano quindi i timori di una domanda cinese in calo, in un contesto di casi Covid in crescita e segnali macroeconomici non brillanti.
Emerge poi un lieve rialzo nella giornata di martedì 1 novembre, in vista dell’incontro di politica monetaria della FED, che rifletteva la speranza dei mercati di un alleggerimento della stance restrittiva della politica monetaria USA.

La riunione della FED ha portato, viceversa, ad un nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base: il target range dei federal funds rate tocca ora il 3.75%-4%. Powell ha infatti confermato che è ancora prematuro parlare di un alleggerimento della politica monetaria, benché si sia parlato di una velocità ridotta del processo di tightening rispetto a quanto fatto finora, una calibrazione degli interventi volta a valutarne gli effetti.
Il presidente della FED ha sottolineato la questione del ritardo con cui i rialzi dei tassi colpiscono l’attività economica e l’inflazione, e che quindi rende queste mosse particolarmente delicate. Al complesso quadro si aggiunge poi il tema dei mercati finanziari, che invece tendono a reagire anche prima della messa in campo della policy, in relazione alle aspettative.
La riunione del Federal Open Market Committee ha spinto al rialzo il dollaro, che si è allontanato dalla parità con l’euro.

In assenza dei segnali di normalizzazione della politica monetaria che il mercato si aspettava, il prezzo spot del rame al LME ha mostrato una contrazione il 2 e il 3 novembre; in salita invece lo SHFE, dopo il ribasso di lunedì, in relazione a rumor sulla possibilità di un alleggerimento delle politiche zero-Covid del paese. A supporto del prezzo del rame anche le news, diffuse nella giornata di giovedì, di un blocco alle miniere peruviane di Las Bambas.

Più significativo è stato il rialzo dei prezzi del rame di ieri (4 novembre), prima sul mercato cinese e poi anche al LME. In Cina sono infatti circolate ulteriori notizie secondo cui il governo starebbe valutando di abbandonare la politica dello zero-Covid. A queste si sono aggiunte dichiarazioni ufficiali che la crescita economica rimane una priorità del governo cinese e che le politiche di liberalizzazione continueranno. Tutto questo ha alimentato le attese di un aumento della domanda di input per l'industria e l'edilizia in Cina, prontamente registrate dal prezzo del rame.

Conclusioni

Anche nel prossimo futuro è probabile che il ciclo economico mondiale risulti oggetto di elevata incertezza. L'attenzione alle dinamiche del prezzo del rame consentirà di disporre di una fonte informativa aggiuntiva in merito alla sua possibile evoluzione.