Il prezzo del rame registra i timori sul fronte cinese e le politiche monetarie restrittive

Doctor Copper Says: le dinamiche del prezzo del rame per monitorare l’economia

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Tassi di Cambio LME Rame Non Ferrosi Doctor Copper Says

Dopo una fase di rialzo nella prima settimana di dicembre, negli ultimi giorni i prezzi del rame, tanto al London Metal Exchange (LME) che allo Shanghai Futures Exchange (SHFE), hanno imboccato un trend di discesa. Andiamo allora ad approfondire gli eventi e le notizie che hanno guidato queste dinamiche.

Prezzo del rame al LME e allo SHFE

Buone nuove dalla Cina, ma rimane incertezza per i prossimi mesi

La notizia principale che ha guidato il rialzo del rame nei primi giorni di dicembre è stato l’allentamento delle restrizioni sanitarie cinesi: trattasi infatti del primo grande passo del paese asiatico in questa direzione, dopo i rumour su questo tema circolanti ormai da mesi, e le proteste di fine novembre in numerose città del paese.
La svolta è stata annunciata il 7 dicembre, con la diffusione di 10 nuove linee guida che vanno ad allentare alcune restrizioni: si introduce, ad esempio, la possibilità di una quarantena domiciliare per gli asintomatici o chi presenta sintomi lievi; si riducono inoltre i controlli per i viaggi domestici e l’accesso a luoghi pubblici.

La notizia di un progressivo abbandono della zero-Covid policy cinese è stata accolta con soddisfazione dai mercati, come si nota dal prezzo del rame in rialzo nei primi giorni di dicembre: a fronte di una tanto attesa normalizzazione, si rafforzano quindi le aspettative di una crescente domanda da parte del principale consumatore mondiale del metallo.
La reazione ottimistica dei mercati all’allentamento delle restrizioni si nota anche dall’apprezzamento del tasso di cambio dello yuan, tornato poi stabile negli ultimi giorni.

tasso di cambio yuan dollaro

Infatti, dopo l’entusiasmo iniziale legato agli annunci, negli ultimi giorni sono emersi anche i relativi timori: questo cambio di rotta da parte della Cina potrebbe portare con sè un significativo aumento dei casi, dopo la politica sanitaria restrittiva condotta negli ultimi tre anni, che ha portato ad un’incidenza del virus relativamente bassa nel paese.
I mercati rimangono quindi incerti sui possibili sviluppi, ed i relativi impatti su un’economia che sta già dando alcuni segnali di difficoltà. Recependo tali timori, il prezzo del rame ha dato segni di frenata questa settimana, in calo di oltre il 2% allo SHFE e del 3% al LME rispetto ai valori di chiusura dello scorso venerdì.

Pesano sul market sentiment, e preoccupano in merito alla domanda cinese di rame, anche gli ultimi dati rilasciati giovedì 15 dicembre dal National Bureau of Statistics of China, che testimoniano appunto un rallentamento dell’economia. In particolare, le vendite al dettaglio hanno proseguito anche a novembre il loro trend di discesa, segnando una caduta del 5.9% YoY, dopo la più modesta frenata dello 0.5% registrata a ottobre. In territorio positivo, invece, la produzione industriale di novembre (+2.2% YoY), in calo però rispetto al +5% registrato ad ottobre.

La settimana delle banche centrali

Non sono però soltanto le notizie dalla Cina ad aver dominato la scena negli ultimi giorni: hanno infatti pesato sul sentiment degli investitori anche le decisioni delle banche centrali.

Il 13-14 dicembre si è svolto il meeting della Federal Reserve americana, che ha optato per un rialzo dei tassi di 50 punti base, in linea con le attese dei mercati (4.25%-4.50%). Benchè in calo rispetto ai precedenti rialzi di 75 basis points, la FED ha voluto precisare che tale segnale non è intepretabile come progressivo abbandono della politica monetaria restrittiva finora condotta. L’inflazione USA è sì in calo, ma risulta in ogni caso ampiamente al di sopra dell’obiettivo, ed è quindi ancora prematuro affermare che possa collocarsi all’inizio di un solido cammino di normalizzazione.
I toni della FED hanno spinto al ribasso il sentiment dei mercati, pesando non soltanto sul prezzo del rame, ma anche sulle recenti dinamiche delle borse USA.

Indici di borsa USA: Dow Jones e S&P500
BORSE USA

Fonte: DailyDataLab.

Il 15 dicembre è arrivata anche la monetary policy decision della BCE. Anche in questo caso, l’incremento dei tassi annunciato dalla banca centrale è stato di 50 punti base, unito all’annuncio di una determinata prosecuzione del ritmo dei rialzi, in relazione alla sostanziale revisione delle aspettative di inflazione, e alla previsione che questa possa rimanere ancora per molto tempo al di sopra del target. La BCE ha inoltre previsto una possibile contrazione del PIL dell’Eurozona nel IV trimestre 2022 e nel I trimestre 2023, in relazione all’attuale crisi sul fronte energetico, l’elevata incertezza, il rallentamento dell’economia mondiale e gli effetti di una politica monetaria restrittiva.

In rialzo di 50 punti base anche i tassi inglesi, sulla base dell’incontro della Bank of England della stessa giornata. Così come le borse americane, anche le borse europee hanno reagito al ribasso. Penalizzato, dunque, anche il fronte delle commodity, come si nota dalla recente frenata dei prezzi del rame, per i timori di un rallentamento dell’economia mondiale e di una conseguente riduzione della domanda.