La quotazione dell’alluminio a Shanghai performa più che a Londra

Il deficit di produzione cinese e la crescente domanda sostengono il prezzo del metallo a Shanghai

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LME Non Ferrosi Determinanti dei prezzi

L’alluminio è il terzo elemento più abbondante sulla crosta terrestre, dopo ossigeno e silicio. Grazie alle caratteristiche di alta resistenza e leggerezza (oltre alla totale riciclabilità), ha moltissimi impieghi che variano dalla costituzione di oggetti per usi comuni (contenitori per alimenti, parti di automobili, ecc.) fino ad usi particolari, come l’impiego nel settore aeronautico e spaziale. Può essere ottenuto mediante due processi industriali differenti: il primo è quello con cui dalla bauxite si estrae l’allumina (processo Bayer) e che, dopo aver subito il processo elettrolitico di fusione (Processo di Hall-Héroult), viene trasformata in alluminio primario; il secondo processo, decisamente meno energivoro, è quello che ricicla i rottami di alluminio e da cui si ottiene l’alluminio secondario.

Al London Metal Exchange (LME) sono presenti due tipi di contratti: il contratto “Alluminio non legato” e “Leghe di alluminio”, e che forniscono dei benchmark per il prezzo rispettivamente dell’alluminio primario e secondario. L’alluminio è spesso impiegato nelle sue forme legate con altri metalli. Percentuali di rame, silicio, magnesio, manganese, zinco e nichel conferiscono all’alluminio ulteriori e differenti caratteristiche meccaniche, come maggiore resistenza meccanica, termica, alla corrosione, resilienza, eccetera. A seconda del numero di leganti si possono avere leghe binarie, ternarie o quaternarie.
Un altro benchmark di riferimento per il mercato internazionale è l’alluminio primario quotato allo Shanghai Future Exchange (SHFE), la cui dinamica e livello è solitamente coerente con quella dell’allumino contrattato a Londra. Il mercato cinese è particolarmente importante perché si stima che attualmente la Cina costituisca più della metà (55%) dell’offerta globale di alluminio.

Grafico 1: Confronto quotazioni di alluminio al LME e SHFE

Confronto quotazioni di alluminio al LME e SHFE

Il grafico proposto e rappresentante i prezzi finanziari mensili in dollari, a settembre evidenzia due differenti aspetti. Il primo riguarda le quotazioni “londinesi” di alluminio: queste non hanno ancora interrotto il trend negativo originatosi nel giugno 2018, che le ha portate verso livelli di minimo da inizio 2017 per l’alluminio primario, che si attesta sui 1750 dollari per tonnellata, e dal 2012 per le leghe di alluminio, la cui quotazione è pari a 1170 dollari.
Il secondo aspetto riguarda il differenziale crescente tra l’alluminio non legato LME e quello SHFE. Nonostante le due serie condividano la stessa dinamica, il benchmark cinese si attesta su livelli decisamente più alti per via della maggiore intensità che hanno avuto le variazioni positive ad inizio anno. La forchetta tra i due prezzi mensili, che si è notevolmente ampliata nel corso del 2019, a settembre è stata di circa 250 dollari a favore della quotazione di Shanghai, che si è attestata sui 2000 dollari (+ 14,3% rispetto al corrispettivo LME).

Secondo i dati dell’International Aluminium Institute (IAI), tra gennaio ed agosto, la produzione cinese si è ridotta rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso mentre invece la domanda non accenna a rallentare. Secondo l’analista di Wood Mackenzie Edgardo Gelsomino, la Cina colmerà il deficit produttivo facendo fronte alla crescente domanda interna con i grandi stock che hanno cumulato negli scorsi anni. Secondo Tracy Liao, analista di Citi, la riduzione nella produzione cinese deriva dal taglio alle linee di produzione avvenuta nella seconda metà del 2018. China Hongqiao Group, primo produttore mondiale di alluminio (nel 2015 ha superato la produzione della Rusal), ha dovuto tagliare la produzione per i danni subiti in seguito al passaggio del ciclone tropicale nella regione di Shandong lo scorso agosto. Anche Xinfa Group, un altro importantissimo produttore cinese, ha dovuto ridurre la produzione a causa di un esplosione avvenuta nell’impianto di Xinjiang. Nonostante il rallentamento dell’automotive e dell’economia mondiale più in generale, per Wood Mackenzie quest’anno si registrerà comunque un aumento del +1,1% della domanda mondiale di alluminio trainata da quella cinese che registrerà a fine anno una variazione del +2,9%.

Il perdurare della flessione che sta caratterizzando le quotazioni di Londra è sicuramente spiegabile con il rallentamento della domanda europea a causa soprattutto dalla recente crisi dell’automotive. La domanda cinese non sembra però aver accusato il rallentamento della domanda mondiale, a cui si somma lo shock della produzione interna. Ciò ha sostenuto il prezzo benchmark sul mercato cinese.