Dazi USA al 50% sull’alluminio: che cosa ci insegna il caso dell’acciaio?
Prezzi in salita negli USA, in calo nel mondo: l’UE non è del tutto al sicuro
Pubblicato da Luca Sazzini. .
Non Ferrosi Alluminio Tariffe sulle importazioni
La domanda che molti analisti si pongono è se i dazi aggiuntivi del 50% sulle importazioni USA di alluminio avranno effetti simili a quelli attesi per quelli sulle importazioni di acciaio, anch’essi fissati al 50%.
Nel caso dell’acciaio, ci si aspetta un aumento significativo dei prezzi sul mercato statunitense, accompagnato da una debolezza, se non un calo, dei prezzi a livello internazionale. Il mercato siderurgico dell’Unione Europea dovrebbe rimanere parzialmente immune a queste dinamiche, grazie al livello elevato di protezione di cui gode.[1]
L’analisi del mercato dell’acciaio risulta più semplice rispetto a quella dell’alluminio per i seguenti motivi:
- I dazi aggiuntivi introdotti nel 2018 dalla prima amministrazione Trump sono stati del 25% per l’acciaio e del 10% per l’alluminio. L’impatto è stato quindi più forte – e più facilmente misurabile – nel caso dell’acciaio. Viceversa, gli effetti sull’alluminio sono risultati meno chiari e più difficili da quantificare.
- I mercati finanziari quotano prezzi regionali distinti per i prodotti in acciaio, come gli HRC (coils laminati a caldo). Al contrario, le quotazioni dell’alluminio al London Metal Exchange (LME), allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) e al Chicago Mercantile Exchange (CME) si riferiscono a un benchmark globale, non legato a una specifica area geografica.[2]
Gli effetti dei dazi sulle importazioni USA di alluminio introdotti nel 2018
Considerando l’intero periodo della prima amministrazione Trump – dall’introduzione dei dazi sull’alluminio a marzo 2018 fino alla fine del 2021 – si osserva, in una fase di forte crescita dei prezzi globali dell’alluminio, che il prezzo alla produzione sul mercato USA è aumentato a un tasso superiore del 10% rispetto ai prezzi degli scambi doganali intra-UE e ai prezzi FOB delle esportazioni cinesi.
Questi dati sono perfettamente coerenti con quanto atteso da un effetto "da manuale" derivante dall’introduzione di dazi del 10% sulle importazioni statunitensi.
In risposta ai dazi USA, già nel 2018 l’Unione Europea ha introdotto dazi aggiuntivi fino al 25% sulle importazioni di prodotti finiti e semilavorati in alluminio provenienti dagli Stati Uniti. Inoltre, per il timore che l’aumento della pressione concorrenziale sui mercati internazionali spingesse le imprese estere ad adottare politiche di dumping, l’UE ha istituito un meccanismo di vigilanza preventiva sulle importazioni di alluminio[3].
Tale vigilanza ha poi portato all’introduzione di dazi antidumping, non sull’alluminio grezzo, ma solo sui semilavorati e sui prodotti finiti in alluminio. Anche questi dazi, sebbene mirati, hanno avuto effetti – seppur limitati – sul prezzo dell’alluminio grezzo nel mercato comunitario.
Prima dell’introduzione dei dazi antidumping nei confonti della Cina (nel 2021), il rapporto tra il prezzo dell’alluminio grezzo negli scambi doganali intra-UE e il prezzo FOB delle esportazioni cinesi era pari a 1.07, indicando un prezzo europeo superiore del 7%.
Dopo l’introduzione delle nuove misure, tale rapporto è salito a 1.15, con un differenziale che riflette un ulteriore aumento dell’alluminio europeo rispetto ai prezzi cinesi.
Segnali diversi sulla regionalizzazione dei prezzi di acciaio e alluminio
I due grafici che seguono mettono a confronto i prezzi finanziari dell’acciaio e dell’alluminio nelle tre principali borse mondiali: London Metal Exchange (LME), Shanghai Futures Exchange (SHFE) e Chicago Mercantile Exchange (CME).
Confronto tra prezzi finanziari HRC | Confronto tra prezzi finanziari dell'alluminio grezzo |
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Dal confronto tra i due grafici emergono alcune evidenze rilevanti:
- I tre prezzi finanziari dell’acciaio mostrano chiaramente il differenziale esistente tra le regioni: il mercato USA presenta i prezzi più elevati, il mercato cinese i più bassi, mentre il mercato europeo si colloca in una posizione intermedia. I prezzi finanziari riflettono dunque in modo fedele le differenze dei prezzi fisici nei tre mercati regionali.
- I prezzi finanziari dell’alluminio, invece, evidenziano minori differenze tra le tre regioni. Gran parte dello scarto tra le quotazioni SHFE e quelle LME è attribuibile alla presenza di imposte indirette (principalmente l’IVA al 13%) incluse nei prezzi SHFE, ma non in quelli LME o CME. Di conseguenza, i mercati finanziari dell’alluminio non segnalano differenze sostanziali nei prezzi dell’alluminio grezzo tra le principali aree del mondo.
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L'anomalia del prezzo dell’alluminio al CME
Le quotazioni dell’alluminio al CME presentano una particolarità: si riferiscono a un prezzo benchmark per l’alluminio grezzo che può includere consegne in diverse aree del mondo.[2]
È evidente, tuttavia, che mentre un acquirente può essere interessato ad acquistare alluminio grezzo al CME a un prezzo "internazionale" per impiegarlo al di fuori degli Stati Uniti, lo stesso acquirente non comprerebbe mai alluminio al CME a un prezzo “duty unpaid” se l’utilizzo previsto è sul mercato americano.
Di fatto, quindi, i prezzi dell’alluminio al CME rappresentano transazioni tra operatori che utilizzeranno il metallo al di fuori del mercato statunitense.
Questa considerazione è confermata dalle quotazioni del premio per l’alluminio grezzo consegnato nel Midwest, rilevate quotidianamente dalla società Platts, che costituisce il riferimento per le corrispondenti quotazioni finanziarie sul LME.
Come mostra il grafico riportato, il premio sull’alluminio Midwest USA si attestava poco sopra i 600 $/barile prima dell’annuncio del 10 febbraio dei dazi aggiuntivi del 25% su tutte le importazioni statunitensi di alluminio importate dagli altri paesi. A seguito dell’annuncio di Trump, il prezzo del premio è arrivato a superare i 900 $/tonnellata in un mese, registrando una crescita su base mensile del 46%. Successivamente, a partire dal 2 giugno, il giorno precedente all’ordine esecutivo che ha raddoppiato i dazi aggiuntivi statunitensi al 50%, i premi sull’alluminio sono passati da 838 $/tonnellata a 1300 $/tonnellata, in meno di 2 settimane.

Conclusioni
L’incertezza che grava sugli effetti dei dazi aggiuntivi del 50% sulle importazioni USA di alluminio è in parte riconducibile al fatto che, nella prima amministrazione Trump, i dazi aggiuntivi sull’alluminio (pari al 10%) ebbero un impatto più contenuto rispetto a quelli sull’acciaio (che erano pari al 25%). In parte, l’incertezza dipende anche dalla specificità delle quotazioni dell’alluminio al CME, che riflettono un prezzo "duty unpaid" con consegna globale.
Fatte salve queste incertezze, tuttavia, le informazioni attualmente disponibili suggeriscono che anche il mercato internazionale dell’alluminio potrebbe registrare effetti simili a quelli osservati, o attesi, per il mercato dell’acciaio: forte pressione al rialzo dei prezzi sul mercato statunitense e tendenza al ribasso sui mercati internazionali.
In questo scenario, il mercato europeo potrebbe risultare solo parzialmente protetto dalla pressione al ribasso dei prezzi proveniente dal contesto globale.
[1] Un’analisi sulle misure di protezione dell’Unione Europea nel caso dell’acciaio è trattata nell’articolo: HRC: un mercato globalizzato e finanziarizzato a metà.
[2] Si veda: Key attributes of the physically deliverable CME Aluminum futures contract.
[3] Per un’analisi più dettagliata si veda l’articolo Effetti dei dazi commerciali sui prezzi dell’alluminio.