Segnali di ottimismo dal prezzo del rame, ma il rischio recessione rimane sulla scena
Doctor Copper Says: le dinamiche del prezzo del rame per monitorare l’economia
Pubblicato da Alba Di Rosa. .
LME Rame Non Ferrosi Doctor Copper SaysNegli ultimi giorni il prezzo del rame sembra confermare il trend di modesto incremento cominciato la scorsa settimana. Guardando i valori di chiusura di venerdì 11 novembre, vediamo infatti come, tanto allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) che al London Metal Exchange (LME), il prezzo si collochi su valori del 5% superiori rispetto a 14 giorni prima.
Prospettive di frenata per l’inflazione USA
Tra gli eventi della settimana che hanno influenzato le dinamiche del rame, troviamo la release degli ultimi dati sull’inflazione USA, pubblicati giovedì 10 dallo US Census Bureau.
Nel mese di ottobre, l’inflazione americana ha rallentato più del previsto, limitando il suo incremento al 7.7% su base tendenziale: trattasi dell’incremento minore da gennaio 2022. Su base congiunturale, il Consumer Price Index americano ha invece registrato un aumento dello 0.4%, in linea con quanto osservato nel mese di settembre.
Inflazione mensile USA, su base tendenziale
Il rallentamento dell’inflazione USA ha generato un’inevitabile risposta sui mercati, alimentando le speranze che il punto di massimo sia ormai stato superato, e che tale inversione di tendenza possa portare con sè anche un rallentamento del ritmo di rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve.
Il dollaro ha reagito con un indebolimento, tornando a scendere sotto la soglia della parità con l’euro nella giornata di giovedì, spinto dagli effetti del risk sentiment; ancor più accentuato l’indebolimento di venerdì (1.03 dollari per euro), nell’ottica di una generale fuga degli investitori dal safe haven, che sembra segnalare una prima significativa inversione di tendenza dopo un apprezzamento del biglietto verde in atto da metà 2021.
Anche i rendimenti dei bond USA a 10 anni hanno reagito con una contrazione nella giornata di giovedì, chiudendo ai minimi da inizio ottobre. Dal canto suo, il mercato azionario ha festeggiato questo spiraglio di normalizzazione sul fronte dell’inflazione, come si nota dal significativo incremento degli indici del 10 e 11 novembre.
Indici di borsa USA (Indice, 2020=100)
Anche il prezzo del rame si è quindi unito al trend ottimistico in atto sui mercati, imboccando, anche nei valori in euro, un significativo rialzo.
Notizie dalla Cina
Anche alcune notizie giunte dalla Cina hanno spinto al rialzo il prezzo del rame questa settimana. Risale alla giornata di martedì la notizia di attività di lobbying dell’industria cinese del settore nei confronti delle autorità, a fronte della generale preoccupazione sull’offerta globale di rame, sempre più usato sul fronte dell’energia rinnovabile e dei veicoli elettrici. Si richiede quindi un aumento delle estrazioni, a fronte di crescenti preoccupazioni in merito a possibili disagi nelle forniture mondiali.
Risale invece alla giornata odierna la conferma di un effettivo easing delle rigide regole cinesi sul fronte del Covid, dopo i rumor della scorsa settimana, e nonostante l’incremento in corso nel numero di nuovi casi. Si prevede, ad esempio, un alleggerimento di due giorni della quarantena per contatto stretto con persone infette e per i viaggiatori in ingresso nel paese, nonchè la rimozione di una misura volta a penalizzare le compagnie aeree che avevano portato all’ingresso di numerosi casi nel paese.
La notizia dell’alleggerimento della zero-Covid policy è stata accolta positivamente dai mercati, spingendo al rialzo i metalli non ferrosi, nonchè lo stesso yuan. Ciononostante, gli esperti hanno già messo in guardia gli investitori, segnalando come il processo di normalizzazione avviato anche in Cina sarà con buona probabilità progressivo, e la riapertura completa non possa ancora dirsi vicina.
Tirando le fila...
Benchè alcune notizie positive di questa settimana abbiano alimentato l’ottimismo dei mercati, così come percepito dal prezzo del rame, sembra ancora presto per parlare di un’inversione di tendenza. I dati sembrano infatti ancora testimoniare come il rischio di una recessione in arrivo rimanga sulla scena, come testimonia il generale rallentamento dell’attività manifatturiera su scala globale osservato nel mese di ottobre, con i paesi occidentali in prima linea su questo fronte.
Nel mese appena concluso, il PMI manifatturiero mondiale ha toccato il valore più basso dalla metà del 2020, inferiore alla soglia di 50. Tale flessione riflette un indebolimento sul fronte degli ordinativi ed un incremento sul fronte delle scorte – valori solitamente interpretati come segnali di recessione. Allo stesso modo, anche il commercio mondiale nel III trimestre sembra unirsi a questa linea, fornendo le prime evidenze di una decelerazione, dopo un primo semestre di solida crescita.