Il 2020 dei prezzi finanziari delle materie prime

Un’analisi grafica dei prezzi quotati presso il CME, l’ICE e il LME

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Il 2020 è stato caratterizzato dalla crisi sanitaria scoppiata in seguito alla diffusione del Covid-19, dapprima in Cina e in seguito in tutto il mondo. Nella prima parte dell’anno, la diffusione del contagio ha portato molti paesi ad attuare misure di lockdown, che hanno provocato l’arresto delle attività industriali e il conseguente crollo della domanda di materie prime, spingendo i prezzi verso diminuzioni generalizzate. Nella seconda parte dell’anno, la ripresa cinese e le politiche di riduzione dell’offerta attuate dai produttori hanno in alcuni casi attenuato la caduta dei prezzi e in altri hanno provocato l’inversione della rotta intrapresa a inizio anno.

I prezzi finanziari delle materie prime

Un’utile prospettiva sull’andamento dei prezzi finanziari dei mercati internazionali nell’anno appena passato può essere data considerando la variazione percentuale che i prezzi hanno registrato tra l'inizio e la fine del 2020. I prezzi finanziari considerati sono quelli delle principali borse mondiali quali il London Metal Exchange (LME), l’International Continental Exchange (ICE) e il Chicago Mercantile Exchange (CME).
Nel grafico che segue, vengono riportati i prezzi finanziari che hanno registrato le variazioni percentuali più significative nel corso dell'anno.
Nel grafico vengono illustrati anche le diminuzioni e gli aumenti massimi registrati dai prezzi.

Prezzi finanziari delle materie prime nel 2020

Il prezzo che ha avuto la crescita più intensa è quello del legname di conifere (CME), più che raddoppiato da inizio 2020. Negli ultimi mesi estivi, infatti, la stagione degli incendi negli Stati Uniti ha portato la quotazione spot sui massimi storici. La variazione percentuale massima è stata registrata il 14 settembre (+144%, non presente nel grafico perchè fuori scala).

Energetici

Un elemento di particolare interesse che emerge dal grafico riguarda le materie prime energetiche: il petrolio WTI, il gasolio (entrambi quotati al CME) e il gas naturale (ICE) hanno registrato durante l’anno le diminuzioni massime più elevate. In particolare, per il barile la diminuzione massima si è verificata il 20 aprile 2020, quando il prezzo è entrato in territorio negativo. Il crollo del WTI è dovuto alla saturazione delle scorte americane di petrolio e al crollo della domanda nel mese di aprile (si veda l’articolo). La diminuzione complessiva a fine anno è più “contenuta” (-23%), poco inferiore a quella del gasolio che registra a fine anno un -27%.
Sebbene abbia avuto una diminuzione massima seconda soltanto a quella del petrolio, il prezzo del gas naturale a fine anno chiude in crescita del +68% rispetto a inizio 2020, complice anche il fatto che lo scorso inverno è stato uno dei più caldi in Europa. L'aumento dei prezzi quest'anno è stato quindi più un effetto dei bassi prezzi di inizio anno che non il risultato di tensioni sul mercato. Tra gli energetici, anche il carbone quotato all’ICE chiude il 2020 in positivo (+31%).

Metalli

Chiudono il 2020 in positivo anche i prezzi quotati delle materie prime metallifere. I prezzi dei minerali di ferro e dei coils, entrambi quotati al CME, registrano delle variazioni percentuali di fine anno pari rispettivamente al +66% e al +50%. In particolare, il sentiero di crescita, che a partire da maggio ha caratterizzato il prezzo dei minerali, si è consolidato nel mese di dicembre a causa di una frana verificatasi in una miniera in Brasile, uno dei maggiori produttori di minerali di ferro.
Anche per quanto riguarda i metalli non ferrosi quotati all’LME il 2020 si è chiuso in rialzo. Il prezzo spot delle leghe di alluminio è quello che ha avuto la crescita percentuale maggiore (+44.5%); rame, nickel, e zinco hanno registrato una crescita tra il +20% e +30%, mentre l’alluminio primario è cresciuto del +13.5%. Crescita più modesta, invece, per il piombo (+4%).
In generale, a sostenere i prezzi vi è stata la ripresa delle attività industriali in Cina, che ha avviato un importante programma di investimenti, soprattutto in quei settori in cui vengono largamente utilizzati i prodotti metalliferi (costruzioni, infrastrutture ecc.).

Alimentari

Per quanto riguarda i prezzi dei cereali quotati al CME, quasi tutti chiudono il 2020 in crescita. In particolare, il prezzo dei semi di soia è stato quello che è cresciuto maggiormente tra i cereali (+40% da inizio anno), seguito dal prezzo del mais (+22%). Come riportato in un precedente articolo, infatti, tale crescita è iniziata a settembre e sembra essere giustificata dalla caduta delle scorte statunitensi, in seguito ad un aumento oltre le aspettative della domanda cinese di cereali americani. Ciò ha comportato l’aumento dei prezzi dei cereali che ha avuto effetti anche sul mercato degli oli.
Da segnalare, inoltre, la chiusura del prezzo del riso ad un livello inferiore a quello registrato a inizio anno (-6%), dopo che il 4 giugno era aumentato del +69% rispetto al 3 gennaio 2020.
Per quanto riguarda gli altri alimentari, il prezzo del cacao chiude il 2020 poco sopra i livelli di inizio anno, mentre il caffè rimane sostanzialmente stabile.

Preziosi

In un anno di forte incertezza, i preziosi, considerati beni rifugio, non possono che chiudere in crescita. In particolare, l’argento è cresciuto del +46%, a fronte di un aumento massimo del 62%, mentre l’oro è cresciuto del +22%, a fronte di un aumento massimo del +33%.