L’OCSE gela l’Italia: crescita negativa nel 2019

Metalli non ferrosi LME - Commento del 11 marzo 2019

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DINAMICA SETTIMANALE

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Nella scorsa settimana c’è stato un deciso ribasso dei prezzi che ha interessato 6 metalli su 6. In evidenza il ribasso del piombo seguito da quello dello zinco. La chiusura LMEX è scesa fino a toccare quota 2990 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto si trova in zona neutra. Buona la correlazione col cambio del dollaro - che si è apprezzato su tutte le principali valute.

COMMENTO MACROECONOMICO

Prima l’OCSE e poi la BCE confermano il rallentamento della crescita economica mondiale con conseguenze pesanti su quella italiana. La scorsa settimana queste due importanti istituzioni internazionali hanno confermato quello che ormai è una certezza: dopo anni di crescita sostenuta, adesso si procede con un ritmo più lento. Le ragioni del rallentamento sono ben note. Si va dal rallentamento dell’economia cinese alle maggiori difficoltà introdotte nel commercio mondiale dai dazi di Trump. Inoltre già diversi paesi sono in piena recessione, ad esempio Venezuela e Argentina.

Il governo cinese ha fissato il tasso di crescita del PIL per il 2019 tra il 6 e il 6,5%, altissimo se confrontato con quelli di USA ed Europa ma in realtà tra i più bassi degli ultimi decenni. Nel mese di febbraio il suo export è crollato di oltre il 20% e anche le importazioni sono calate. Va considerato che i dati di febbraio devono essere presi con attenzione, dato il Capodanno cinese. Pechino cercherà di sostenere la sua economia con tagli alle tasse e maggiori investimenti pubblici sopratutto nelle infrastrutture. Intanto il debito totale è tre volte il PIL.

Dall’OCSE è arrivata una vera doccia fredda per l’Italia: nel 2019 il PIL avrà una crescita negativa dello 0,2%. E’ la stima più negativa fra tutte quelle fatte dai vari enti internazionali. Nella previsione precedente di novembre il tasso di crescita era dello 0,9%. Una differenza di 1,1 punti percentuali; quello italiano è il ribasso più consistente tra i paesi del G20. Per l’OCSE il PIL mondiale crescerà del 3,3% (3,4% stima precedente) contro il 3,6% del 2018. L’eurozona crescerà dell’1% contro l’1,8% stimato a novembre. A pesare molto è la frenata della Germania: solo 0,7%.
Sorpresa BCE. La Banca Centrale Europea, preso atto del rallentamento dell’economia mondiale che naturalmente si riflette su quella della UE, ha varato misure importanti per contrastare la frenata dell’eurozona ed evitare la recessione specie per i paesi più in difficoltà come l’Italia. Draghi, sorprendendo i mercati, ha assicurato che la politica economica della BCE resterà accomodante ancora per parecchio tempo. I tassi d’interesse resteranno fermi sui livelli attuali almeno per tutto il 2019. In due anni saranno fatte sette operazioni straordinarie (una a trimestre) di prestiti a medio termine alle banche dell’eurozona (TLTRO) per garantire liquidità al sistema, con tassi d’interesse vicini allo zero anche se meno generosi delle precedenti operazioni.

Come hanno reagito i mercati

Dopo le decisioni della BCE, l’euro si è indebolito contro le principali valute a cominciare dal dollaro verso cui è sceso sotto l’1,12 e poi è un po’ risalito. Continua a rafforzarsi la sterlina nonostante non ci siano schiarite significative sul fronte Brexit, che registra il braccio di ferro tra il primo ministro Theresa May sia con la UE sia col suo parlamento. Il rafforzamento del dollaro ha messo sotto pressione il comparto dei metalli non ferrosi che hanno registrato ribassi consistenti a cominciare dall’alluminio che scende sotto quota 1900 $/ton. Su invece il prezzo del petrolio che risente dei tagli Opec e dei tagli di paesi come Venezuela e Iran. Inoltre scende il prezzo dell’oro nonostante continui a salire il livello d’incertezza geopolitica.