L’approccio microeconomico all'analisi dei mercati delle commodity: la legge della domanda e dell’offerta

Dalla teoria all’analisi dei casi concreti: come varia l’equilibrio in base all’elasticità

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Analisi economica Strumenti e Metodologie

Il modello domanda-offerta, conosciuto anche come schema di equilibrio parziale sviluppato da Alfred Marshall, rappresenta uno degli strumenti più fondamentali e versatili della microeconomia. Pur essendo talvolta considerato una semplificazione, questo modello si rivela particolarmente efficace nell’analisi dei mercati delle commodity, dove domanda e offerta interagiscono in modo strutturato. In questo articolo esploreremo come tale modello consenta di comprendere i meccanismi che regolano la formazione dei prezzi e delle quantità scambiate nei mercati concorrenziali, caratterizzati dalla presenza di numerosi attori sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda.

Dalle equazioni di domanda e offerta al prezzo di equilibrio

La teoria economica ha da tempo analizzato le funzioni di domanda e offerta, mettendo in luce i principali fattori che ne influenzano l’andamento. In entrambi i casi, il prezzo è una variabile centrale, ma la relazione tra prezzo e quantità assume caratteristiche profondamente diverse nella domanda rispetto all’offerta.

La funzione di domanda

Nel caso della domanda[1],una diminuzione del prezzo di una commodity tende a spingere un’impresa utilizzatrice ad aumentare la quantità acquistata. Un costo inferiore dell’input può infatti consentire all’impresa di abbassare il prezzo del prodotto finito, stimolando la domanda finale. Per soddisfarla, l’impresa ha interesse ad aumentare la produzione, e quindi anche gli acquisti della commodity utilizzata come input.
L’effetto opposto si verifica in caso di aumento del prezzo, che riduce la convenienza a produrre e porta le imprese a contrarre la domanda dei propri input.
In sintesi, esiste una relazione inversa tra prezzo e quantità domandata: quando il prezzo varia, la quantità richiesta tende a muoversi in direzione opposta.

La funzione di offerta

Diversa è la relazione tra quantità e prezzo nella funzione di offerta. In un mercato concorrenziale, la relazione tra prezzo e quantità offerta è diretta: un aumento del prezzo incentiva i produttori a espandere la produzione, poiché risulta economicamente più vantaggioso immettere maggiori quantità sul mercato. Al contrario, un calo dei prezzi riduce la convenienza a produrre, portando i fornitori a ridurre l’offerta.
Questa relazione positiva tra prezzo e quantità offerta è centrale nei modelli di concorrenza perfetta, in cui ogni impresa prende il prezzo come dato e regola il proprio livello di produzione confrontando il prezzo di mercato con il proprio costo marginale[2].

Il prezzo di equilibrio

Sulla base dei comportamenti delle imprese produttrici e di quelle utilizzatrici, descritti rispettivamente dalle funzioni di offerta e di domanda, il prezzo di una commodity tende a variare finché la quantità domandata e la quantità offerta non coincidono. Se, per un dato prezzo, la quantità domandata supera quella offerta, alcune imprese utilizzatrici saranno disposte a pagare un prezzo più alto pur di ottenere la quantità desiderata. Questo aumento del prezzo incentiverà i produttori a incrementare l’offerta, finché le quantità domandata e offerta si eguaglieranno: in quel punto il mercato è in equilibrio.
Al contrario, se la quantità domandata è inferiore rispetto a quella offerta, saranno i produttori a volere abbassare i prezzi per riuscire a vendere tutta la merce prodotta. La riduzione del prezzo proseguirà finché il livello di domanda e offerta non coiuncideranno, determinando un nuovo equilibrio di mercato.

Il modello di equilibrio di Marshall

Per rappresentare visivamente questo processo di aggiustamento, Alfred Marshall, nei suoi Principles of Economics pubblicati nel 1890, tracciò le curve di domanda e offerta su un piano cartesiano, ponendo la quantità sull’asse delle ascisse e il prezzo su quello delle ordinate[3]. Ne risultò il celebre modello di equilibrio parziale, che ancora oggi costituisce uno strumento fondamentale per analizzare il funzionamento dei mercati concorrenziali.

Modello di equilibrio parziale di domanda e offerta

Il modello di domanda e offerta, così come rappresentato da Marshall, offre uno strumento semplice ma potente per analizzare numerosi casi concreti. Per utilizzarlo in modo più raffinato, è però necessario introdurre il concetto di elasticità della domanda e dell’offerta rispetto al prezzo. Quando si parla di elasticità, ci si riferisce alle funzioni originarie di domanda e offerta — cioè quelle che esprimono la quantità in funzione del prezzo — e non alle forme inverse rappresentate nel grafico proposto da Marshall.

L'elasticità della domanda e dell'offerta al prezzo

L’elasticità misura quanto varia la quantità domandata o offerta in risposta a una variazione percentuale del prezzo. Una domanda, o offerta, si definiscono poco elastiche quando anche ampie variazioni di prezzo provocano cambiamenti modesti nella quantità: graficamente, le curve nel grafico marshalliano risultano ripide o quasi verticale. In questi casi, uno shock di mercato tende a produrre forti oscillazioni di prezzo e variazioni contenute nelle quantità scambiate. Al contrario, quando domanda o offerta sono molto elastiche — cioè una piccola variazione di prezzo genera ampie variazioni di quantità — le curve di domanda e offerta nel grafico marshalliano risultano quasi piatte, e gli shock si traducono principalmente in aggiustamenti nelle quantità, con effetti più contenuti sui prezzi.

L’introduzione del concetto di elasticità consente di analizzare le diverse dinamiche di riequilibrio del mercato nel breve e nel lungo periodo, in risposta a shock di domanda o offerta.

Nel breve periodo l'elasticità della domanda rispetto al prezzo è generalmente bassa, perchè le imprese utilizzatrici dispongono di margini limitati per sostituire una commodity con un’altra: i processi produttivi sono già configurati, i contratti in essere vincolano le scelte, e l’incertezza scoraggia modifiche. Nel lungo periodo, invece, aumenta la possibilità di sostituzione tra input, grazie a investimenti in nuove tecnologie, modifiche nei cicli produttivi o strategie di approvvigionamento più flessibili, rendendo così la domanda più elastica.

Un ragionamento analogo vale per l’offerta. Nel breve periodo, la produzione è limitata da fattori rigidi — come la capacità produttiva installata, i contratti di lavoro o la disponibilità di materie prime — che rendono l’offerta poco reattiva alle variazioni di prezzo. Ma nel lungo periodo tutti i fattori produttivi diventano variabili: le imprese possono ampliare gli impianti, accedere a nuovi input, riorganizzare la produzione. Questo rende l’offerta molto più elastica, e quindi più capace di adattarsi a nuove condizioni di mercato.

Aggiustamento di mercato nel breve e nel lungo periodo

Le due figure che seguono rappresentano lo schema di mercato nel breve e nel lungo periodo. Esse illustrano come il sistema trovi un nuovo equilibrio a seguito di uno shock dal lato della domanda, indicato come uno spostamento verso destra della curva di domanda.
Lo schema consente di visualizzare chiaramente che, nel breve periodo — caratterizzato da bassa elasticità e curve quasi verticali — l’aggiustamento avviene principalmente attraverso un marcato aumento del prezzo, mentre la variazione delle quantità scambiate è relativamente contenuta. Al contrario, nel lungo periodo, quando domanda e offerta diventano più elastiche (curve più piatte), l’aggiustamento si concentra sulle quantità, con variazioni di prezzo più moderate.

Elasticità dei prezzi alle variazioni della domanda

 

Questa analisi fornisce una solida base teorica per interpretare il comportamento osservato nei mercati delle commodity, dove gli shock — come eventi geopolitici, crisi logistiche, aumenti inattesi della domanda o eventi di forza maggiore sul lato dell’offerta — generano forti oscillazioni di prezzo nel breve periodo. Tuttavia, col passare del tempo, l’aggiustamento nei comportamenti e negli investimenti porta i prezzi a riassorbire gradualmente la variazione iniziale, convergendo verso livelli di lungo periodo.
Questo aspetto rende cruciale lo studio dei meccanismi che determinano il prezzo di lungo periodo: nonostante le turbolenze di breve termine, il mercato tende a stabilizzarsi proprio attorno a questi valori “di fondo”.

In sintesi

Il modello neoclassico di determinazione del prezzo, sviluppato da Marshall, offre una rappresentazione efficace dei meccanismi concorrenziali nei mercati delle commodity standardizzate. Può essere facilmente impiegato per fornire un fondamento teorico a un’evidenza empirica comune alla maggior parte di questi mercati: la continua successione di fasi cicliche nella dinamica dei prezzi. Il livello di prezzo di una commodity può infatti essere scomposto in due componenti:

  • una componente di lungo periodo, determinata da fattori strutturali come la domanda e l’offerta di lungo termine, la tecnologia di produzione, i prezzi degli input e, di conseguenza, i costi di produzione;
  • una componente di breve periodo, molto più instabile, influenzata da fattori temporanei come le politiche di scorte delle imprese utilizzatrici, interruzioni produttive, ritardi logistici o azioni speculative nella distribuzione. È proprio questa componente, che tende a oscillare attorno allo zero, a generare le fasi cicliche osservate nei prezzi.

La capacità di scomporre il prezzo in queste due componenti è fondamentale per costruire scenari previsivi affidabili e interpretare correttamente le dinamiche di mercato.


[1] Nella microeconomia, la domanda di un input produttivo è comunemente analizzata nel contesto di un’impresa che massimizza il profitto, studiando il comportamento di domanda per un fattore variabile. Le caratteristiche formali della curva risultante sono simili a quelle della curva di domanda di un bene di consumo da parte di un consumatore che massimizza l’utilità, anche se le due derivano da strutture teoriche differenti e rispondono a determinanti economiche diverse.
[2] Un’impresa ha infatti convenienza ad aumentare la produzione finché il ricavo dell’unità aggiuntiva (dato dal prezzo) supera il costo necessario per produrla (costo marginale).
[3] Sebbene comunemente si parli delle “curve di domanda e offerta” rappresentate nel piano cartesiano come se fossero le funzioni canoniche, va precisato che quelle utilizzate da Marshall sono in realtà le funzioni inverse: il prezzo è espresso in funzione della quantità, e non viceversa. In termini formali, Marshall rappresenta le curve come P = D⁻¹(Q) e P = S⁻¹(Q), anziché Q = D(P) o Q = S(P). Si tratta di una scelta grafica volta a mettere in evidenza l’aggiustamento del prezzo in risposta agli squilibri tra domanda e offerta.