L’incertezza che grava sulle quotazioni petrolifere

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Petrolio Determinanti dei prezzi

Da alcuni giorni il prezzo del petrolio Brent ha superato la soglia dei 93 dollari al barile, aprendo nuovamente il capitolo sull’incertezza legata al suo prezzo. Nella figura che segue è rappresentata dinamica del prezzo giornaliero del Brent, considerato il benchmark petrolifero, quotato all’Intercontinental Exchange, da aprile 2022 ad oggi.

Prezzo storico Brent

Nei primi 8 mesi del 2023, la quotazione del Brent si è attestata in media a 80 dollari al barile, con punte di minimo e massimo rispettivamente pari a 72 dollari al barile e 88 dollari al barile. Questi livelli e oscillazioni sono risultati coerenti con gli obiettivi dichiarati dall'Opec+, confermando l'ipotesi il cartello fosse in grado di determinare il prezzo del petrolio.

Dall’inizio di settembre però le quotazioni sembrano essere uscite fuori da questo range, smentendo quindi le attese degli operatori che vedevano, nel prezzo del petrolio attorno agli 80 dollari al barile, un punto di equilibrio del mercato. Questa soglia è considerata, dai principali paesi OPEC+, il limite di prezzo che evita un possibile processo di aumento della capacità produttiva da parte di paesi non appartenenti al cartello, come gli Stati Uniti.
Il superamento di questa soglia pone non pochi problemi interpretativi. Da un lato, alcuni analisti hanno suggerito l'idea che all'interno dell'Opec+ stia assumendo importanza l'idea di considerare più elevata la soglia di prezzo che evita l'aumento della capacità produttiva. Infatti, in un percorso globale volto alla transizione energetica e al sempre più maggior consumo di fonti rinnovabili a discapito del petrolio, l'investimento nel settore petrolifero diventa maggiormente incerto, portando la soglia di prezzo considerata "redditizia" nel medio-lungo termine ad aumentare. Dall’altro, altri analisti hanno interpretato i recenti aumenti come il segnale di una difficoltà dell'Opec+ sia di prevedere le variazioni della domanda, sia di attuare prontamente le necessarie correzioni dal lato dell'offerta.
Le diverse posizioni hanno un impatto significativo dal lato della previsione. Infatti, nel caso di accettazione dell'ipotesi di un aumento del prezzo obiettivo Opec+, le valutazioni formulate nella prima parte del 2023 sul prezzo del petrolio per i prossimi anni dovrebbero essere significativamente riviste al rialzo. Nel caso dell'accettazione della seconda ipotesi, non vi sarebbero motivi per rivedere le previsioni, rientrando le recenti dinamiche in quella che può essere considerata la normale volatilità del prezzo del petrolio.

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A questa incertezza dell'offerta si aggiunge una elevata incertezza dal lato della domanda. Allo stato attuale, la politica monetaria della BCE e della FED, assieme alla crescita cinese, rappresentano infatti due grandi interrogativi dell’economia.

La politica monetaria restrittiva, inaugurata dalle banche centrali a partire dal 2022 per fronteggiare l’inflazione, sta cominciando a esercitare i suoi effetti e a pesare sull’attività economica. Per il 2023 si prevede un rallentamento dell’inflazione mondiale, che però rimane ancora su livelli elevati: il Fondo Monetario prevede che si passerà dal +8.7% del 2022 al +6.8% nella media 2023, per poi arrivare nel 2024 al +5.2%.
Se le condizioni finanziarie più restrittive sono un fattore importante per riportare l’inflazione al target del 2%, al tempo stesso stanno però penalizzando la domanda, sia a livello domestico che di commercio internazionale. Le stime di crescita della commissione europea per l’Eurozona nel 2023, ad esempio, sono state recentemente ridotte di 0.2 punti percentuali, allo 0.8%.
La debolezza della domanda si rispecchia, inevitabilmente, anche sul petrolio. Sarà quindi importante capire se le politiche monetarie riusciranno a controllare l'inflazione senza contribuire a una recessione dell'economia mondiale.

Altro grande interrogativo è il rallentamento dell’economia cinese, che ricopre un ruolo chiave per il suo contributo alla crescita dell’economia mondiale.
Nello scenario del WEO di aprile, infatti, si prevedeva che dovesse contribuire per il 34.9%; in un’ottica più ampia, il continente asiatico dovrebbe contribuire per il 70%.
Ma allo stato attuale, l’economia cinese probabilmente crescerà più lentamente di quanto previsto in precedenza. Secondo un sondaggio Reuters tra gli economisti, la crescita quest'anno sarà probabilmente del 5 %, in calo rispetto alla previsione del 5.5% di luglio. Altro indicatore che dà un segnale di debolezza della Cina sono i dati dell’export che, dall’inizio del 2023, risulta in calo del -5.6%.
La domanda quindi è se riuscirà la Cina ritornare a tassi di crescita sostenuti senza spingere sul mercato immobiliare, convincendo le famiglie a un minor risparmio contro un maggior consumo, più di quanto non stiano già facendo.

Questa incertezza sul futuro del prezzo del petrolio trova conferma puntuale nelle previsioni elaborate dagli operatori finanziari specializzati e raccolte dal Consensus Forecats nel numero di agosto 2023.
La previsione del prezzo del Brent relativa a dicembre 2024 mostra le quotazioni possibili all’interno di una forbice molto ampia, che va dai 50 ai 106 dollari al barile. È probabile che chi prevede una quotazione pari a 50 dollari al barile[1] per dicembre 2024 immagini nel corso dei prossimi mesi un crollo della domanda di petrolio significativa, associata all’incapacità dell'Opec+ di dar seguito alle proprie decisioni sui volumi totali di produzione. Chi, invece, prevede un prezzo di oltre i 100 dollari scommette non solo sulla capacità dell'Opec+ di riuscire governare l'offerta, ma anche sul probabile aumento del prezzo-obiettivo fissato dal cartello[2].
Sui mercati finanziari sembra prevalere l'idea di considerare i recenti aumenti coerenti con la fisiologica volatilità del prezzo del petrolio. Infatti, sia per il Brent che per il WTI, le quotazioni sono attualmente in una fase di backwardation[3], segnalando aspettative di riduzione dei prezzi nei prossimi mesi.


Nel grafico che segue è riportata la curva dei future che conferma quanto sopra riportato: gli operatori si aspettano una graduale ma progressiva riduzione del prezzo del Brent nei prossimi mesi.

Curva future Brent, dollari
Curva Future Brent

Conclusioni

Non vi sono dubbi che sul prezzo del petrolio vi siano molti aspetti, tra loro in parte concatenati, che stanno contribuendo all’elevata incertezza del momento. Allo stato attuale non sembrano esistere analisi sufficientemente robuste che consentano di dipanare questa incertezza. Le informazioni mancanti sono infatti molte. In questo caso, un approccio razionale potrebbe svilupparsi lungo due strade:

  1. valutare gli scenari peggiori e coprirsi nei confronti di questi eventi, utilizzando strumenti finanziari di copertura;
  2. monitorare costantemente i mercati e predisporre strumenti in grado di tradurre in tempo reale i cambiamenti registrati in effetti sull'impresa, in modo da poter reagire, se necessario, in tempi veloci.

1. Il prezzo di un barile di petrolio pari a 50 dollari o meno non è una ipotesi non sperimentata. Si veda oltre il 2020 a causa della pandemia, anche il 2015 dove il fattore scatenante è stata la crisi finanziaria cinese;
2. Su oltre 30 esperti intervistati, solo 1 operatore prevede un prezzo sotto i 72 dollari e solo 4 sopra i 100 dollari;
3. Backwardation: termine finanziario che indica una situazione "anomala", in cui il prezzo del contratto con scadenza a lungo termine (Future) è minore di quello con scadenza a breve termine (Spot).