Il bull market delle commodity e il tavolo di Putin

Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 21 febbraio 2022

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LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

DINAMICA SETTIMANALE

Andamento non ferrosi

 

La scorsa settimana è proseguita la corsa dei prezzi dei metalli non ferrosi, alcuni dei quali hanno registrato i massimi assoluti, come lo stagno, che si è spinto oltre quota 44000 $/ton. La quotazione dell’indice LMEX è salita a 4721.4 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto è in zona neutra, dopo aver sostato nella zona di ipercomprato. La chiusura settimanale è sopra le medie mobili a 10, 20 e 40 giorni. Nel complesso ne deriva un’indicazione rialzista per il breve termine.

COMMENTO MACROECONOMICO E PROSPETTIVE

Considerando cinque “indicatori” è possibile riassumere le attuali tendenze dei prezzi delle commodity.

Il primo è il CRB Index, indicatore generale elaborato da Reuters per le materie prime nei vari comparti con pesi diversi (alimentare, petrolifero, metalli, tessile), è sui massimi dal 2013. Il secondo è l’LMEX, l’indice dei metalli non ferrosi, la cui quotazione è sui massimi assoluti. Il terzo è il petrolio Brent, schizzato sopra i 95 $, valore che non si vedeva dal 2013. Segue il gas naturale, la cui quotazione nei giorni scorsi ha segnato i massimi dal 2014. E concludiamo con l’oro, il cui prezzo è sui massimi dal luglio scorso.

Questi cinque indicatori raccontano, attraverso le loro quotazioni, la realtà dei mercati in questo scorcio di 2022, ovvero la presenza di “tori” scatenati, per le ragioni più diverse. I rialzi dei metalli non ferrosi, per esempio, risentono del deficit di offerta. Quelli dell’oro sono influenzati dall’incertezza derivante dalla crisi in Ucraina, mentre quelli del petrolio da entrambi i fattori.

Osservando il quadro generale, ciò che sembra plausibile è che la corsa dei tori proseguirà ancora, almeno nel breve. Ciò perché la riduzione del deficit sui metalli non sarà risolto in poche settimane – come dimostra il basso livello di scorte a livello globale, e tanto meno appare vicina la soluzione della crisi ucraina.

Secondo il report settimanale elaborato dall’Ufficio Studi di Intesa San Paolo: “La crisi russo-ucraina rischia di avere pesanti ripercussioni sull’economia dell’Eurozona. Lo shock esogeno sul prezzo delle materie prime (petrolio e gas) avrà come effetto non solo un ampio aumento dell’inflazione, ma anche un freno alla crescita del PIL nel breve termine. Tale effetto può estendersi anche al medio-periodo, negli scenari più avversi, e aumenta l’incertezza complessiva della previsione”.

Dunque, per i mercati, la crisi ucraina è la prima causa di incertezza e genera volatilità. Finché questa variabile sarà sul tavolo diventa molto difficile fare previsioni sulle tendenze dei prezzi.

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LA REAZIONE DEI MERCATI
CRB Index-Commodity in generale: in rialzo.
BDI Index-Noli marittimi: in leggero ribasso.
Container Index: in leggero ribasso.
ETS-CO2: in rialzo.
Petrolio Brent e WTI: in leggero ribasso.
Gas naturale: in ribasso.
Costo energia Italia: in ribasso.
Costo energia Germania: in ribasso.
LMEX-Metalli non ferrosi: in rialzo.
Metalli preziosi: in rialzo oro e argento.
Dollar Index: in rialzo.
Euro: in ribasso.