La logistica frena commercio e produzione

Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 18 ottobre 2021

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LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

DINAMICA SETTIMANALE

Andamento non ferrosi

 

La quotazione dell’indice LMEX è salita a quota 4762 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto è in zona ipercomprato. La chiusura settimanale è ben sopra le medie mobili a 10, 20 e 40 giorni. Nel complesso ne deriva un’indicazione rialzista per il breve termine. Occhi puntati come sempre sulla Cina e sulle varie strozzature nella supply chain globale. Sul comparto dei metalli impattano il caro energia e i blackout energetici, che nell’ultima settimana hanno portato a molti fermi produttivi in Europa, Cina e Americhe.

COMMENTO MACROECONOMICO E PROSPETTIVE

Chi, nei giorni scorsi, ha descritto la situazione dei porti statunitensi, ha sostanzialmente rappresentato uno stallo, con navi e container bloccati. Tale scenario mostra bene l’attuale crisi della logistica e fa temere per le conseguenze che, senza una rapida risoluzione, potrebbero abbattersi su commercio e produzione, dando, inoltre, un’ulteriore spinta all’inflazione.

La Casa Bianca ha quindi deciso un intervento per cercare di risolvere la situazione, a partire dal porto di Los Angeles, che, con l’adiacente Long Beach, gestisce quasi il 40% dei container in arrivo negli Stati Uniti. L’idea è

  • arrivare a un’operatività dei porti 7 giorni su 7
  • incentivare i singoli Stati ad assumere camionisti
  • accelerare le procedure di autorizzazione delle società impegnate nel movimento merci nei e dai porti, affinché estendano i loro orari per aumentare le spedizioni notturne di 3500 container la settimana, fino a fine anno.

Per Biden, risolvere il problema dei porti è il primo passo per trasformare l’intera realtà del trasporto merci e della logistica della supply chain su scala nazionale in un sistema sempre aperto. In aggiunta all’iniziativa federale, i grandi retailer hanno deciso di affittare proprie navi per provare a ridurre i ritardi – il 13% del cargo internazionale sta registrando ritardi. Servono in media 80 giorni per il transito delle merci attraverso il Pacifico, una rotta che vale mille miliardi l’anno, quasi il doppio rispetto al passato. Il costo di un container standard, per quel tragitto, è balzato a 20586 dollari – raddoppiato rispetto a luglio –, mentre l’attesa media per i componenti di assemblaggio da parte delle imprese manifatturiere statunitensi è di ben 92 giorni. La stessa difficoltà a ricevere spedizioni, paradossalmente, aggrava gli ingorghi, poiché spinge le imprese ad aumentare gli ordini così da fare scorta.

Alcuni analisti scommettono che, in queste condizioni, i ritardi potrebbero protrarsi fino all’estate prossima e forse a tutto il 2023. Numerosi protagonisti sottolineano falle lungo l’intera supply chain e sistema logistico USA, dal trasporto su gomma e rotaia (30% delle merci) ai magazzini ormai quasi saturi.

Spostando l’attenzione da questa parte dell’Atlantico la situazione non è molto differente. Le strozzature della global supply chain sono dovute alla forte – e per certi versi inaspettata – crescita economica dopo lo stallo dovuto alla pandemia. L’import di merci cinesi e tedesche sta mandando al collasso anche la logistica del Regno Unito, come si evince dagli ingorghi del porto di Felixstowe, il maggiore porto commerciale britannico, che gestisce il 40% dei container in arrivo e in uscita. A causa di tale ingorgo, le navi container sono costrette ad attraversare la Manica, sbarcare a Rotterdam o in altre destinazioni continentali, caricare le merci su navi più piccole e, infine, queste approderanno nei porti britannici.

Il commercio estero cinese sta trainando le economie globali, ma allo stesso tempo sta stressando al massimo le strutture logistiche di tutto il mondo – e ciò si protrarrà, secondo gli esperti, fino a fine 2021. Contemporaneamente, il costo dei noli marittimi e dei container continua a salire, polverizzando i massimi da diversi anni.

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LA REAZIONE DEI MERCATI
La corsa dei prezzi dei metalli non ferrosi continua a causa, anche, della crisi energetica globale. Dalla Cina all’Europa stanno arrivando tagli in serie alle forniture di metalli, che hanno bisogno di una quantità considerevole di energia nella lavorazione durante i processi produttivi. La scarsità energetica ha fatto aumentare i costi dell’elettricità e del gas naturale, riflettendosi sul prezzo delle materie prime e – e la crisi energetica non si risolverà velocemente.

CRB Index: in rialzo e nuovo massimo annuale.
LMEX Index: in rialzo e nuovo massimo annuale.
Acciaio: HRB world in flessione, CRC world in flessione.
Metalli preziosi: in rialzo.
Petrolio: in rialzo e nuovo massimo annuale.
Gas naturale: in rialzo quello europeo, in flessione quello americano.
Dollar Index: in flessione.