China Energy Crunch: la tempesta perfetta che transita sulla Cina

Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 4 ottobre 2021

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LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

DINAMICA SETTIMANALE

Andamento non ferrosi

 

La quotazione dell’indice LMEX è scesa a quota 4209 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto è in zona neutra, ma in ribasso. La chiusura settimanale è sotto le medie mobili a 10, 20 e 40 giorni. Nel complesso ne deriva un’indicazione ribassista per il breve termine. Occhi puntati come sempre sulla Cina e sulle varie strozzature nella supply chain globale. Dall’1 ottobre Cina chiusa per la gold week.

COMMENTO MACROECONOMICO E PROSPETTIVE

Le strozzature nella global supply chain sono uno dei motivi che ha contribuito al forte aumento dei prezzi delle materie prime che concorrono alla produzione di energia elettrica: petrolio, gas e carbone. In Cina è emergenza energetica e ciò che è certo è che le fonderie di alluminio cinesi stanno frenando la produzione, le acciaierie stanno chiudendo, mentre alcune città stanno spegnendo i lampioni, poiché i settori energetici stanno vivendo una mancanza di carbone termico.

Se a questo si aggiunge l’inasprimento degli standard sulle emissioni di CO2, varato da Pechino per contenere l’inquinamento atmosferico, si comprendono i tanti fermi produttivi che stanno interessando l’industria manifatturiera cinese, a cominciare dai settori più energivori, come appunto acciaierie e fonderie, che impattano molto da vicino comparti importanti come automotive e costruzioni. Il risultato è una minore produzione di acciaio e alluminio.

La Cina è il più grande consumatore mondiale di carbone, con oltre il 56% di capacità di consumo per la produzione di energia per il fabbisogno nazionale. Il combustibile fossile è quindi la risorsa cruciale della sicurezza energetica cinese. L’elevato assorbimento di energia termica in Cina significa che qualsiasi calo nella fornitura di carbone intacca la sua propensione a generare l’elettricità di cui ha bisogno. Attualmente, la Cina sta affrontando una grave carenza di carbone australiano, a causa di un divieto non ufficiale di importazione che ha fatto piombare le province meridionali nell’oscurità.

Molti analisti prevedono una riduzione della produzione manifatturiera che impatterà sul PIL, stimato in calo già in questo 2021, oltre a una riduzione della domanda di materie prime a cominciare dai metalli, di cui il Dragone è il driver principale.

Non mancano infine altri fattori di forte preoccupazione. In primis Evergrande, il colosso immobiliare che rischia di fallire senza un cospicuo intervento statale. A questo si aggiunge l’apprezzamento dello yuan sul dollaro, che sta mettendo sotto pressione l’export cinese, a cominciare dai prodotti ad alto contenuto tecnologico. Secondo Goldman Sachs la crisi energetica sta creando problemi al 40% delle aziende. Inevitabili le ricadute negative sulla supply chain globale, di cui la Cina, ancora una volta, è il dominus principale.

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LA REAZIONE DEI MERCATI
Il CRB Index, indice generale delle commodity, ha chiuso in rialzo e registra il nuovo massimo annuale.
L’indice dei metalli non ferrosi quotati all’LME ha chiuso in ribasso.
Petrolio e gas naturale in rialzo.
Metalli preziosi in ribasso.