Ripresa post-pandemica e superciclo delle materie prime?

Lo scenario di recupero dei prezzi delle commodity attualmente in corso presenta differenti determinanti rispetto al rally di inizio secolo

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In un precedente articolo abbiamo raccontato che una delle ipotesi più accreditate per lo scenario di ripresa post-pandemico sia quella di un superciclo dei prezzi delle materie prime. Uno dei fattori a sostegno di questa ipotesi è il rally che sta attualmente caratterizzando alcuni prezzi delle principali commodity, come petrolio e metalli non ferrosi. In linea generale questi due comparti vengono considerati come gli indicatori, dal lato dei prezzi delle materie prime, che meglio spiegano le dinamiche del ciclo economico.

Per capire se ci troviamo di fronte ad uno scenario simile, risulta significativo osservare le dinamiche dell’ultimo superciclo, ovvero quello sperimentato tra il 2002 ed il 2008, e analizzare i fattori alla base dello stesso.
Il grafico che segue riporta l’indice totale dei prezzi delle materie prime, dal quale emerge chiaramente il netto aumento verificatosi tra il 2002 e il 2008, prossimo al +307% in dollari.

Grafico 1: Andamento dell'indice di prezzo delle materie prime
 Andamento dell'indice di prezzo delle materie prime

Il fattore che ha trainato il fortissimo incremento dei prezzi qui illustrato è stato il boom dell’industria cinese. Da inizio secolo il governo di Pechino ha promosso una serie di politiche fiscali ed economiche volte a trasformare l’assetto economico del paese, portando ad un progressivo passaggio da bassi livelli di attività industriale ad un’altissima industrializzazione. Questo processo ha generato un ulteriore fenomeno, quale quello dell’urbanizzazione, ovvero lo spostamento della popolazione dalle aree rurali a quelle urbane.
Il grafico che segue riporta il tasso di urbanizzazione cinese: nell’arco di un ventennio, la Cina è passata da un tasso di urbanizzazione del 36% (2000) al 60% (2020), prossimo a quello delle maggiori economie occidentali.

Grafico 2: Popolazione urbana cinese
Popolazione urbana cinese

Il fenomeno dell’urbanizzazione ha promosso una serie di investimenti infrastrutturali, che hanno generato un aumento delle domanda di materie prime, come i metalli non ferrosi – laddove la Cina è oggi leader indiscusso sul mercato.
I grafici che seguono riportano i consumi mondiali dei principali metalli non ferrosi dal 1970 al 2019.

Andamento dei consumi alluminio Andamento dei consumi nickel
Andamento dei consumi del rame Andamento dei consumi dello zinco

Dai grafici emergono i seguenti elementi:

  1. i consumi dei metalli non ferrosi mostrano un trend nettamente positivo, in linea con la crescita globale, benché per alcuni di essi si noti un assestamento negli ultimi anni;
  2. a trainare la crescita c’è l’intenso incremento dei consumi cinesi di metalli non ferrosi: il paese è infatti passato da un livello prossimo allo zero all’inizio degli anni ‘70, ad essere oggi il principale consumatore.

Focalizzandoci sui consumi cinesi notiamo come, nell’arco del periodo considerato, i loro ritmi di crescita mutino considerevolmente. Nel periodo 2000-2010, così come tra il 2010 e il 2016, si verifica un’intensa crescita, alla quale ha fatto seguito una frenata: dopo il 2016 i consumi continuano ad aumentare, ma ad un tasso meno intenso. Infine, tra il 2018 e il 2019, i consumi cinesi sembrano essersi relativamente stabilizzati.

In conclusione, le determinanti che potrebbero condurre ad un superciclo dei prezzi delle materie risultano oggi differenti rispetto all’inizio del secolo: al momento non risultano paesi che siano in grado di replicare la forte ascesa dell’economia cinese, e quindi trainare la domanda di materie prime. Un’ipotesi a supporto potrebbe essere la crescita dei tassi di urbanizzazione nei paesi in via di sviluppo e sottosviluppo.
Una variabile fondamentale nel quadro della ripresa economica post-pandemica è l’offerta di materie prime. Nel corso del 2020 si sono registrati forti shock negativi dal lato della produzione; l’offerta non si è aggiustata alla ripresa della domanda, creando tensioni sui prezzi. La riduzione dell’offerta è dipesa sia dagli arresti produttivi, sia dalla forte incertezza che ha ostacolato piani produttivi di lungo periodo. Se i produttori decideranno di aggiustare l’offerta, ciò potrebbe esercitare un effetto calmieratore sui prezzi delle materie prime.
Ad oggi l’offerta è ancora debole e il disequilibro nelle determinanti permane: tale elemento potrebbe spingere verso una significativa crescita dei prezzi delle materie prime nei prossimi mesi, al quale vanno aggiunte la debolezza del dollaro (che, a parità di condizioni, tende ad aumentare il prezzo in dollari delle commodity) e gli stimoli fiscali ed economici messi in campo in maniera eccezionale a livello internazionale.