Breve riassunto sull’andamento del prezzo del petrolio tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021

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Nelle ultime settimane del 2020 le quotazioni del greggio si sono confermate sui livelli medi mensili di dicembre, rispettivamente pari a 50.2 dollari al barile per il Brent, 47 dollari al barile per il WTI e 49.2 per l’Oman/Dubai. Questi valori rispecchiano le nuove soglie critiche delineate dalle aspettative sull’arrivo dei vaccini, e quindi di una possibile uscita dalla pandemia nel corso del 2021. Sul fronte vaccini, infatti, proseguono i passi in avanti: l’agenzia europea per i medicinali (EMA) ha approvato ieri il vaccino Moderna. Per il primo trimestre all’Italia spetteranno 1.3 milioni di dosi. Intanto la campagna vaccinale in Europa è iniziata, con l’Italia tra le nazioni europee più virtuose nelle somministrazioni del vaccino.
Il 2020 per il mercato del petrolio si è chiuso quindi sull’onda dell’ottimismo per un auspicato recupero della domanda nel 2021, e con livelli di prezzo elevati rispetto ai mesi della scorsa primavera e dell’estate, come raccontato in un precedente articolo. Ad oggi, però, le nuove chiusure e il ritorno a regimi di lockdown severi (si vedano i casi di Germania e Gran Bretagna, che hanno recentemente annunciato l'estensione dei rispettivi lockdown) fanno vacillare le aspettative di una netta ripresa della domanda nel corso dell’anno.
La prossima settimana sarà disponibile un primo scenario sull’andamento del mercato del petrolio con il nuovo report mensile dell’Energy Information Administration; il dato interessante da leggere sarà quello della domanda globale di petrolio. Tra i fattori chiave che guideranno la domanda ci sarà l’andamento della pandemia, nello specifico la ripresa dei contagi con una terza ondata che si sta già manifestando in alcuni paesi del Vecchio Continente come Germania e nel Regno Unito1, e la prontezza nella campagna vaccinale. Altro elemento chiave da segnalare è l'avvio della presidenza Biden, il 20 gennaio; pertanto nei prossimi mesi si delineerà la politica dell’eletto presidente in merito al comparto energetico petrolifero.

La paura di una ripresa dei contagi nel mondo e il ritorno a regimi di lockdown, con un conseguente ulteriore rallentamento della domanda, si è già manifestata nella decisione dell’Arabia Saudita di apprestarsi ad una nuova riduzione della produzione di petrolio: nel mese di febbraio e marzo il paese, arbitrariamente e volontariamente, ridurrà l’output per una quota pari a 1 milione di barili al giorno. La strategia è volta controbilanciare l’eccesso di offerta globale, considerando anche la ripresa della produzione libica.
Quest’iniziativa arriva dopo la decisione dell’OPEC+ di non inasprire le quote restrittive della produzione e dell'annuncio di alcuni paesi, come Russia e Kazakistan, di un leggero aumento della produzione nei prossimi due mesi. All’annuncio di questo significativo taglio, il 5 gennaio, il prezzo del petrolio ha registrato un balzo in avanti, aumentando nei livelli giornalieri in media di 2.5 dollari al barile e toccando i livelli di inizio febbraio 2020: il Brent si è attestato a 53.6 dollari al barile, il WTI a 50 e l’Oman/Dubai a 52.9. La ripresa è proseguita anche il giorno successivo, come emerge dal grafico riportato di seguito.

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Saranno i prossimi giorni a rivelare se questo livello potrà essere considerato sostenibile; da segnalare che non solo la quotazione spot ma anche quella future ha registrato un significativo aumento a ridosso della decisione dell’Arabia Saudita.


(1) Il 1 gennaio 2021 il Regno Unito è ufficialmente uscito dall’Unione Europea; nei giorni che hanno preceduto e seguito la Brexit, il prezzo del petrolio non ha registrato significative oscillazioni.