A differenza della crisi del 2009 i metalli non ferrosi sembrano resistere

Il controllo dell’offerta sta attenuando gli effetti dell’inevitabile rallentamento della domanda

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LME Non Ferrosi Congiuntura

In queste settimane tutto crolla. Il prezzo del petrolio ha registrato variazioni giornaliere pari al -24%, raggiungendo i minimi dal 2003 con un prezzo al barile che si attesta intorno ai 20 dollari. Le borse mondiali cedono, mostrando qualche segno di lieve rimbalzo in seguito alle manovre espansive delle banche centrali: la BCE che promuove un piano di 750 miliardi (la Commisione Europea che annulla il patto di stabilità) mentre la FED annuncia tagli ai tassi di interesse e l’acquisto di treasury illimitato. Da inizio anno il FTSI Mib e il Dow Jones hanno perso rispettivamente il -23% e il -28%, fino a toccare perdite giornaliere del -17% e del -13% . Anche il prezzo dell’oro trema dopo aver sperimentato una crescita molto intensa, come si è analizzato settimana scorsa.
Chi sembra mostrare una relativa tenuta sono i metalli non ferrosi. Le quotazioni al London Metal Exchange stanno cadendo, ma non tanto quanto ci si potrebbe aspettare con una crisi economica che molti iniziano a paragonare a quella del 2009.
Dei metalli non ferrosi rame e alluminio sono considerati i più reattivi all’andamento dell’economia globale. Il grafico che segue riporta le quotazioni dei due metalli non ferrosi in indice in dollari con base 2 gennaio 2020 pari a 100.

Quotazioni LME del rame e dell'alluminio
Andamento prezzo del petrolio

Rispetto all’apertura del 2020 il rame ha registrato una flessione più intensa rispetto all’alluminio, perdendo rispettivamente il -25% e -13%. Nulla di paragonabile al crollo del petrolio che da inizio anno ha perso circa il -60%, passando da un livello superiore ai 65 dollari al barile ai 20 della scorsa settimana. Anche le variazioni giornaliere dei metalli sono state molto più contenute rispetto al barile. La variazione massima negativa registrata è stata il tra il 16 e il 18 marzo, quando l’alluminio ha perso il -2.6% e il rame ha perso il -6.6%.
In livelli, il prezzo del rame attualmente si trova sui 4700 dollari alla tonnellata (a inizio anno era 6160 dollari alla tonnellata) mentre la quotazione dell’alluminio si trova intorno ai 1530 dollari alla tonnellata (inizio anno era 1771 dollari alla tonnellata). Confrontandoli con i livelli del 2009 emerge che quelli attuali sono al di sopra di quelli di gennaio 2009. In quel periodo il rame è stato trattato a 3000 dollari alla tonnellata e l’alluminio intorno ai 1200 dollari alla tonnellata.
Il motivo per cui il prezzo dei non ferrosi non è caduto tanto quanto lo scorso decennio potrebbe essere dovuto dalla diversa natura di questa crisi, ovvero i presupposti sono differenti. La crisi del 2009 è stata una crisi finanziaria mentre quella attuale è una crisi sanitaria e si sta manifestando in modo diverso nel tessuto produttivo e quest’ultimo sta reagendo in maniera differente. La differente reazione emerge in questi due casi, ad esempio:

  1. il sostegno cinese nella domanda di metalli non ferrosi. Il paese asiatico, player principale nel commercio mondiale di metalli, al momento del blocco produttivo cinese ha continuato a sostenere la domanda. Michael Widmer, capo della divisione di ricerca dei metalli di Bank of America Merrill Lynch, afferma che “China is definitely stimulating, and that’s been supportive for copper in particular, but that’s only affecting domestic demand”.
  2. il controllo dell’offerta. Attualmente si sta verificando una contrazione coattiva della produzione dei metalli non ferrosi, in conseguenza alle stringenti misure che i governi stanno attuando per cercare di arginare il contagio . L’interruzione repentina di imprese che producono beni non necessari e strategici, tra cui anche i metalli, ha fatto si che si stia verificando una riduzione dell’offerta sul mercato in questione. Ad esempio oggi (mercoledì 25 marzo) la quotazione dell’alluminio al LME ha aperto in rialzo in conseguenza all’annuncio cinese di volere ridurre ulteriormente la produzione (fonte Reuters). Questa riduzione della produzione sta controbilanciando, in parte, e attenuando gli effetti dell'inevitabile rallentamento della domanda e della flessione del prezzo.
    Dinamica che non può avvenire per altri beni come ad esempio gli energetici. Il petrolio, così come i carburanti, sono beni strategici e un loro blocco produttivo è ipotesi abbastanza remota.