Anche i non ferrosi si piegano al coronavirus

A partire dalla seconda metà di gennaio perdono valore le quotazioni spot di quasi tutti i non ferrosi

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LME Non Ferrosi Determinanti dei prezzi

Il coronavirus ha colpito anche i mercati finanziari indebolendo le quotazioni dei principali metalli non ferrosi. L’impatto sul valore delle materie prime era inevitabile dal momento che la Cina, che è il paese in cui si è diffuso maggiormente il virus, è il principale player di queste commodity: risulta primo nella classifica degli importatori della maggior parte dei metalli, tra cui rame, alluminio, zinco, nichel, ecc..

I grafici che seguono mostrano l’andamento giornaliero delle quotazioni spot LME relative agli ultimi tre mesi (le serie sono state trasformate in indici con base 100 uguale al 2019 per permettere la comparazione nonostante i differenti livelli di prezzo).

Grafico 1: Quotazione LME di Rame, Alluminio, Stagno e Zinco

Quotazione LME di Rame, Alluminio, Stagno e Zinco

Ciò che emerge dall’analisi grafica è la flessione iniziata nella seconda metà di gennaio, anticipata dal rame e poi recepita dagli altri. La quotazione del rame, come è noto, è un primo “termometro” delle condizioni generali dei metalli, perché indispensabile per la produzione di quasi tutti i dispotivi elettronici, oggetti ad alto contenuto tecnologico e non solo. Il rame dall’inizio della flessione ha perso circa il -10%, passando dai 6300 dollari per tonnellata di metà gennaio agli attuali 5650 dollari.
Sia l’alluminio primario che lo stagno hanno iniziato la flessione circa 5 giorni dopo il rame e sono passati da un livello rispettivamente di 1810 e 17760 dollari per tonnelata agli attuali 1670 e 16500, perdendo il -8 e -7% del loro valore. Lo zinco risulta essere il metallo non ferroso che nello stesso arco temportale ha perso maggior valore. A differenza degli altri, infatti, non ha registrato nessun rimbalzo nella prima fase di febbraio, proseguendo nel trend negativo di breve che lo ha portato ad una variazione negativa del -17% .

Grafico 2: Quotazione LME di Cobalto, Nichel e Piombo

Quotazione LME di Cobalto, Nichel e Piombo

Guardando al grafico degli altri non ferrosi si segnala come il cobalto sia stato l’unico a non aver recepito la flessione dovuta all’attuale pandemia. Le quotazioni spot di piombo e nichel invece hanno riflesso la dinamica degli altri non ferrosi, subendo, tra la fine di gennaio e l’attuale livello, variazioni negative pari rispettivamente a -8 e -13%.

La situazione cinese ha impattato sulla domanda mondiale di non ferrosi contraendola e generando una riduzione importante dei loro prezzi. Secondo quanto riportato nell’articolo di Reuters “China metals output seen falling over 10% in February, rebound from virus impact after second-quarter” la produzione cinese di non ferrosi a febbraio dovrebbe ridursi del 10% ma si normalizzerà nel secondo trimestre con la stabilizzazione della situazione di contagio. Fonti Reuters raccontano di come il coronavirus abbia interrotto la ripresa del settore dei metalli e di come le politiche attuate dal Partito abbiano attenuato gli effetti dello shock.
Gli occhi sono puntati sulla superpotenza asiatica, protagonista indiscussa della crescita del PIL mondiale dell’ultimo ventennio, e sull’impatto che avrà l’emergenza sulle economie di mezzo mondo. Oggi, oltre alla riduzione della domanda cinese, ad impattare sui prezzi e sull’economia degli altri paesi, tra cui l’Italia, potrebbe essere direttamente il diffondersi del virus, come affermato anche nell’articolo di Reuters “METALS-Copper falls on fears of coronavirus spread and strong dollar”.
Tempi brevi di rientro dall’emergenza sono fondamentali per la ripresa della produzione cinese, quindi della domanda e del prezzo dei non ferrosi.