Continua l'up and down del petrolio

La probabile risoluzione del conflitto commerciale non basta a risollevare il prezzo del petrolio.

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Venerdì scorso il prezzo del petrolio ha chiuso la settimana con un lievissimo rialzo rispetto a due settimane fa: la quotazione del Brent registra 61 dollari al barile (+1 dollari), quella del WTI 56 (+1 dollari) e quella dell’Oman/Dubai a 58 (+0.2 dollari).

Andamento petrolio

Continua l'up and down del petrolio, la settimana passata c’è stato un lieve recupero del prezzo del petrolio sostenuto da:

  1. Il clima di distensione nelle trattative USA-Cina. Le delegazioni USA e Cina si sono incontrate e stanno formalmente lavorando ad un accordo. Il ministro del commercio cinese ha dichiarato che i due paesi stanno discutendo sui “next round of face-to-face trade talks” programmati per settembre. Nonostante il clima di distensione il primo settembre sono scattate le tariffe del 15% su circa 110 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina, alla quale quest’ultima ha risposto con 75 miliardi di dollari su beni americani (a partire da dicembre). Per un aggiornamento sulla guerra commerciale si rimanda al seguente articolo;
  2. Un calo nelle scorte di greggio americane. Nel weekly report l’Energy Information Administration (EIA) segnala un calo delle scorte di greggio circa di 12 milioni di barili, la prima diminuzione del mese di agosto. Il calo delle scorte di petrolio risulta marginale se contestualizzato con il fatto che la produzione di petrolio USA sta crescendo a ritmi elevati, raggiungendo il livello di 11 milioni di barili al giorno, come riporta l’articolo della settimana passata;
  3. L’incertezza riguardo ad un possibile arresto della produzione di petrolio nel golfo del Messico a causa dell’uragano Dorian, che lo scorso weekend si è scagliato nelle isole Bahamas e rimane forte l’allerta sulle coste della Florida. Questo è il secondo uragano che sta colpendo le coste americane e causando problemi alla produzione di petrolio. Già il mese scorso l’uragano Barry ha provocato un taglio della produzione molto consistente.

Il mese di agosto è stato caratterizzato da continui up and down, che si sono conclusi con una variazione negativa rispetto a mese di luglio. La quotazione del Brent ad agosto si attesta sui 59.5 dollari al barile (-7%), quella del WTI sui 54.8 (-5%) e quella dell’Oman/Dubai sui 57.8 (-6%).
In un orizzonte di lungo periodo il prezzo del petrolio si trova su un trend decrescente iniziato ad ottobre 2018. Nonostante un rimbalzo nella prima parte dell’anno sostenuto dalle politiche di taglio alla produzione dell’OPEC Plus, il prezzo del petrolio si trova attualmete su un livello inferiore rispetto ad agosto 2018 di quasi il 10%.
Nell’ultimo rapporto dell’EIA la previsione per fine anno segnala che le quotazioni del Brent e del WTI si attesteranno rispettivamente intorno alla soglia dei 65 e 59.5 dollari al barile, ciò implica un incremento in media dell'8% entro la fine dell’anno. A sostenere il prezzo potrebbe esserci l'impegno preso dai paesi dell'OPEC+ ad attuare nuovi tagli, ma secondo un'indagine condotta da Reuters ad agosto l’OPEC1 ha aumentato - rispetto a luglio- la produzione di greggio di circa 117 mila barili al giorno, arrivando a 25.6 milioni. A sostenere la spinta c’è stato un aumento della produzione della Nigeria (+4%) e dell'Iraq (2%) mentre l’Arabia Saudita riporta una lieve diminuzione. Anche la Russia, il più grande alleato dell’OPEC, ad agosto ha aumentato la produzione passando da 47.1 a 47.8 milioni di tonnellate (fonte Reuters).


(1) Esclusi Libia, Iran e Venezuela