Prezzo del petrolio in calo anche se le tensioni geopolitiche ne limitano la riduzione

L'attesa di una debole domanda di petrolio prevale sulle minacce di possibili shock da lato dell’offerta

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La scorsa settimana è iniziata con la notizia di un attacco di droni da parte degli Huthi yemeniti, che ha provocato un incendio in un giacimento di petrolio e gas in Arabia Saudita. L'Arabia Saudita sta combattendo in Yemen una guerra per procura contro l’Iran. I sauditi guidano una coalizione araba militare per “ripristinare la legittimità" nel paese contro il movimento Houthi, sostenuto dall'Iran. L’effetto sui prezzi del petrolio è stato un loro netto aumento. Il WTI è passato all’inizio della settimana da 55 a 57$ a barile, sostenuto anche dalla stima di un calo significativo delle scorte di petrolio sul mercato americano.
Nei giorni successivi è però velocemente ridisceso a 54$ al barile.

Andamento petrolio

A parte fenomeni di breve periodo, dovuti principalmente alle tensioni geopolitiche esistenti, il prezzo del petrolio sta avendo una intonazione ribassista, determinata fondamentalmente da due fattori:

  1. la crescente debolezza dell’economia mondiale che ha portato gli istituti specializzati a rivedere sempre al ribasso le ultime previsioni di domanda di petrolio per il biennio 2019-2020.
  2. la crescente produzione di petrolio degli Stati Uniti che contrasta le politiche di contenimento dell’offerta da parte dell’Opec Plus.

Revisioni al ribasso delle previsioni della domanda di petrolio

L’ultima previsione dell’Energy Information Administration (EIA), pubblicata il 6 di agosto, prevede un aumento del consumi mondiali di petrolio nel 2019 e nel 2020 rispettivamente di 1 e 1.4 milioni di barili al giorno, in ribasso rispetto alla previsioni dei mesi precedenti (si veda Prezzo del petrolio in aumento, per quanto ancora?).

Forte aumento della produzione di petrolio degli Stati Uniti

Con 11 milioni di barili al giorno, gli Stati Uniti sono risultati nel 2018 il maggiore produttore mondiale di petrolio greggio. Secondo alcuni osservatori entro il 2029 gli Stati Uniti potrebbero produrre quasi il doppio di ciò che l'Arabia Saudita sta producendo oggi, rivoluzionando i rapporti di forza tra i fornitori mondiali di petrolio.
A fronte di questo aumento dell’offerta, i tagli previsti dall’Opec Plus1 nella riunione del 2 luglio hanno difficoltà a riportare in equilibrio il mercato, anche se l'Arabia Saudita si è impegnata a effettuare tagli maggiori di quanto richiesto dalle sue quote di mercato. Complessivamente fino al 31 marzo 2020 i tagli dovrebbero ammontare a 1.2 milioni di barili al giorno, pari a meno della metà degli aumenti della produzione americana degli ultimi 18 mesi.


(1) l'Opec Plus comprende oltre ad Algeria, Angola, Ecuador, Guinea Equatoriale, Gabon, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Venezuela – anche i 10 Stati guidati dalla Russia (Azerbaijan, Bahrain, Brunei, Kazakhstan, Malesia, Messico, Oman, Sudan, Sud Sudan). In occasione del meeting del 2 luglio, tutti questi paesi hanno firmato la Carta di cooperazione, documento ufficiale che istituzionalizza e trasforma in un organismo permanente la coalizione tra produttori di petrolio. ll prossimo meeting dell’Opec Plus è programmato per il 6 dicembre 2019.