La guerra commerciale affonda la soia statunitense

Il mancato accordo ha portato la quotazione della soia verso il minimo da 10 anni

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Alimentari Congiuntura

Come segnalato nello scorso articolo congiunturale, gli Alimentari ad aprile hanno fatto registrare una flessione (-1,13% in euro), che potrebbe protrarsi a maggio facendo registrare perdite per i prezzi mensili come effetto del mancato accordo commerciale tra USA e Cina. A frenare sono soprattutto le quotazioni dei principali prodotti agricoli che, come è noto, si riflettono in lassi di tempo piuttosto brevi sui prezzi reali di import.

Grafico 1: Quotazione di mais, frumento, semi di soia e olio di soia (CME)

Quotazione di mais, frumento, semi di soia e olio di semi di soia (CME)

Tra gennaio e aprile di quest’anno infatti, i prezzi finanziari di mais, frumento e soia (nella forma di olio e semi) hanno subito una flessione importante con dinamiche leggermente diverse: il frumento ha frenato bruscamente tra gennaio e marzo, passando in soli due mesi da 190 a 167 dollari per tonnellata (-12%); anche il mais nello stesso periodo ha subito una lieve frenata perdurata fino ad aprile e che lo ha portato da 149 dollari per tonnellata di gennaio ai 141 di aprile (-5%). I semi e l’olio di soia invece hanno iniziato a perdere valore tra febbraio e marzo, passando rispettivamente da 334 e 666 dollari per tonnellata a 324 e 630 dollari (-3 e -4,5%).

Grafico 2: Quotazione (giornaliera) dei semi di soia e olio di soia (CME)

Quotazione (giornaliera) dei semi di soia e dell'olio di semi di soia (CME)

L’attenzione oggi è puntata sulla soia (semi), la cui quotazione nelle sedute degli scorsi giorni al CME ha registrato livelli minimi da 10 anni, attestandosi nella giornata di lunedì poco sopra i 280 dollari per tonnellata, ha recuperato ieri fino a 297 dollari (810 cents per bushel); l'olio di semi di soia spot ha invece raggiunto lunedì scorso i 26,73 dollari per libbra (circa 590 dollari per tonnellata) prossimo al minimo di settembre 2015.

Il mercato internazionale della soia, di cui si è discusso in un precedente articolo, riconosce alla Cina il ruolo di leader nell’import, con una quota del 61% (secondo i dati del 2017) e un valore degli scambi pari a 37,8 miliardi di dollari. Gli USA, con una quota del 31% e un valore di 12 miliardi di dollari, sono il secondo paese da cui la Cina compra la soia destinata a foraggiare gli allevamenti.
Ciò spiega perché i dazi (del 25%), introdotti lo scorso giugno e ancora in vigore, abbiano affossato la quotazione dei semi e quindi dell’olio di semi di soia, diffondendo il malumore tra i coltivatori statunitensi, zoccolo duro dell’elettorato di Trump. “Gli Stati Uniti si sono seduti al tavolo delle trattative 11 volte con la Cina e ancora non hanno chiuso l'accordo. Per i coltivatori di soia ciò significa che stiamo perdendo. Significa perdere un mercato prezioso, perdere prezzi stabili, perdere un'opportunità per sostenere le nostre famiglie e la nostra comunità”. Questo è stato l’ennesimo appello pronunciato dal presidente dell’American Soybean Association (ASA) Davie Stephens e riportato nell’articolo “Soy Growers Are Fed Up with Tariffs”, pubblicato lo scorso lunedì. Stephens prosegue sull’importanza del mercato cinese per i coltivatori statunitensi, mercato che è stato creato in 40 anni e che sembra minacciato dalla guerra tariffaria “senza fine”.
A frenare la domanda potrebbe concorrere anche la febbre suina di origine africana che si sta diffondendo in Cina e nei paesi limitrofi e che sembra letale per il bestiame: il Vietnam ha già subito una perdita del 4% del bestiame, secondo quanto riportato da Bloomberg. Trump ha comunque annunciato in un tweet che sosterrà la domanda comprando soia per un valore di 15 miliardi di dollari da destinare in beneficenza ad alcuni paesi dell’Africa.

La Cina, per sopperire alla dipendenza dalla soia statunitense, potrebbe da un lato aumentare l’import dagli altri paesi produttori, come Brasile e Argentina (rispettivamente primo e terzo esportatore in Cina), dall’altro potrebbe spingere la produzione interna. Secondo l’articolo di Reuters intitolato “China expects its 2019/20 soybean output to hit highest in 14 years” la Cina si è già mossa in quest'ultima direzione, coi prossimi raccolti infatti dovrebbe raggiungere produzioni record, vicine ai massimi da 14 anni.