Macroeconomia e Geopolitica. Trump spaventa i mercati

Settimanale Metalli non ferrosi LME - Commento del 06 maggio 2019

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LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

DINAMICA SETTIMANALE

Performance dei singoli metalli (future 3 mesi $)
Da inizio anno Performance a 1 anno
Ultima settimana Performance a 1 settimana

 

Nella scorsa settimana c’è stato un deciso ribasso dei prezzi che ha interessato 6 metalli su 6. In evidenza il ribasso del rame seguito dallo stagno. Le quotazioni dell’indice LMEX sono scese fino a toccare quota 2880 $ e poi sono un po’ risalite. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto si trova in zona ipervenduto. La settimana scorsa è risultata buona la correlazione col cambio del dollaro (che è si è un po’ deprezzato su tutte le principali valute ma resta sempre sui massimi). La correlazione tra metalli e petrolio resta nella norma, ma il rialzo del prezzo del petrolio non sta contagiando allo stesso modo i singoli metalli come si è visto anche nell’ultima settimana.

COMMENTO MACROECONOMICO

Le ultime due settimane sono state caratterizzate da news di natura macroeconomica e news di natura geopolitica. Nell’insieme le notizie non sono state molto positive e gli operatori dei mercati dei metalli hanno venduto in massa. I volumi tradati su LME sono stati piuttosto bassi causa le numerose giornate festive.
Le news macroeconomiche giunte dagli USA sono state buone per quanto riguarda il PIL e il mercato del lavoro un po’ meno per l’attività manifatturiera. La FED per ora ha deciso di non intervenire sui tassi d’interesse (facendo infuriare Trump) perché l’inflazione si mantiene sotto il 2%. Bene anche la Cina col PIL che cresce del 6,4% su base annua (meglio delle attese degli analisti) ma il dato è il più basso degli ultimi 10 anni mentre il suo debito pubblico continua a salire. Per quanto riguarda l’Unione Europea va segnalato il rallentamento della Germania. Nessuna novità su Brexit.

Più complicate le news geopolitiche. Gli USA hanno ampliato la copertura delle sanzioni all’Iran per quanto riguarda l’export di petrolio e provoca la reazione negativa della Cina (che del petrolio iraniano è un grosso importatore). Questo incide sul rallentamento dei lavori delle due commissioni (USA e CINA) che stanno lavorando per far cessare la guerra dei dazi fra i due paesi. L’accordo che sembrava imminente si allontana e Trump minaccia di ampliare la lista dei prodotti cinesi sottoposti a dazi fino a 350 miliardi di dollari. Questa nuova posizione del presidente Trump e il conseguente irrigidimento della Cina che minaccia di far saltare i nuovi incontri, spaventa i mercati.

Brutte notizie giungono anche dal Venezuela dove l’autoproclamato presidente Guaidò invita il popolo a dare la spallata decisiva al presidente in carica Maduro che però resiste perché ha ancora dalla sua parte la maggioranza dei militari. Intanto gli USA, che si sono già schierati con Guaidò, fanno sapere di essere pronti ad un intervento militare qualora la situazione degenerasse. Questo provoca la reazione negativa della Russia schierata con Maduro.

Situazione analoga in Libia dove lo sfidante Haftar (appoggiato dagli USA) non riesce a far cadere Al Serraj che è spalleggiato, tra gli altri, dalla Russia. Intanto i bombardamenti continuano.

Si complicano le cose in Argentina (sorvegliata speciale dall’FMI e non solo) con la valuta che continua a svalutarsi e perciò il governo argentino si dice pronto a tutto pur di stabilizzare il pesos che impatta anche sull’inflazione che ha già superato il 50%.

Come hanno reagito i mercati

Per quanto riguarda il comparto dei non ferrosi, vi sono stati storni dei prezzi per tutti i metalli. Male anche i metalli preziosi. Per quanto riguarda il petrolio, sale il prezzo del Brent che sfonda quota 72 $/barile, mentre storna un po’ quello del WTI dopo il dato sulle scorte americane che sono risultate in aumento. Continua a scendere il prezzo del gas naturale. Dollaro sempre sui massimi nonostante la leggera flessione della scorsa settimana.