Prezzi del petrolio sull’altalena dei tweet di Trump

Gli USA conquistano sempre più spazio tra i principali produttori di petrolio, ma l'OPEC tiene sotto controllo l'offerta mondiale

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Nell’articolo della settimana scorsa si è messo in risalto l’effetto sul prezzo del petrolio delle aspettative positive che i mercati nutrivano per l’accordo commerciale USA-Cina. Le notizie più recenti confermano questo ottimismo e suggeriscono un accordo formale sulla soia, di cui, tuttavia, non si hanno ancora i dettagli. Trump parla di un accordo storico, per cui sarà interessante monitorare le reazioni dei mercati finanziari nei giorni a seguire.

La settimana del 25 febbraio - 01 marzo si è aperta, tuttavia, con un crollo del prezzo del petrolio di oltre il 3% rispetto alla chiusura di venerdì 22 febbraio.

Prezzo giornaliero del petrolio sui mercati finanziari
Brent Prezzo giornaliero del petrolio Brent
WTI Prezzo giornaliero del petrolio WTI
 

Il motivo dietro questa repentina diminuzione è stato il tweet del presidente Trump in merito al rincaro dei prezzi attuato dall’OPEC dall’inizio dell'anno.

“ OPEC, please relax and take it easy. Oil prices getting too high. World cannot take a price hike – fragile!”
“OPEC, calmati per favore. I prezzi del petrolio sono troppo alti. Il mondo non può sostenere aumenti repentini dei prezzi!”

La risposta da parte del ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, Al Fahil, non si è fatta attendere. Il ministro ha affermato:

“We are taking it easy; 25 countries are taking a very slow and measured approach”
”Ce la stiamo prendendo con calma, 25 paesi stanno avendo un approccio lento e misurato”.

Al Fahil ha lasciato intendere che per il momento i tagli alla produzione saranno mantenuti, e quindi non sono attesi riduzione nei prezzi rispetto ai valori attuali. I tagli alla produzione sono, per ora, stati pianificati fino alla fine giugno. Quale sarà la politica d’offerta dell’OPEC Plus (OPEC e Russia) per la seconda parte del 2019, sarà deciso nel prossimo appuntamento del cartello, previsto per aprile. A limitare l’offerta di petrolio contribuiscono inoltre le crescenti difficoltà del Venezuela.
Dal lato opposto, gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti. Secondo lo US Energy Administration Information (EIA), a febbraio la produzione di shale oil è aumentata del 2,7% rispetto all’anno scorso, con una media di produzione di 12,1 milioni di barili al giorno, ma soprattutto le esportazioni sono aumentate del 23%, a fronte di una diminuzione delle importazioni del -6.6%.

Dopo il rally di lunedì, il prezzo del petrolio è ritornato ad aumentare, riflettendo la determinazione del cartello OPEC Plus di tenere sotto controllo l’offerta mondiale di petrolio. La settimana ,tuttavia, si è chiusa con una nuova flessione che ha riportato il prezzo del petrolio sui valori di inizio settimana.