L’economia mondiale sta rallentando: le mosse per contenere la frenata

Metalli non ferrosi LME - Commento del 4 febbraio 2019

.

LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

DINAMICA SETTIMANALE

Performance dei singoli metalli (future 3 mesi $)
Da inizio anno Performance a 1 anno
Ultima settimana Performance a 1 settimana

 

Nella quarta settimana del 2019 c’è stato un rialzo dei prezzi che ha interessato 6 metalli su 6. In evidenza il rialzo del nichel seguito dal rame. La chiusura LMEX è salita fino a toccare quota 2950 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto si trova in zona neutra ma in rialzo. Buona la correlazione con i prezzi del petrolio (che sono scesi) e buona quella col cambio del dollaro (che è sceso).

COMMENTO MACROECONOMICO

I dati economici di America, Cina, Europa, Giappone, usciti durante il mese di gennaio hanno una cosa in comune: la crescita economica di questi paesi sta rallentando. Lo ha ribadito molto bene anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che ha messo nero su bianco le cifre della frenata: dal -0,5% al -1% del PIL mondiale rispetto al 2018. Come abbiamo già detto nei nostri precedenti report, la frenata annunciata per il 2019 non deve sorprendere più di tanto vista la crescita continua che c‘è stata nel mondo dopo la grande crisi del 2008. Una frenata del PIL non necessariamente deve significare recessione. Sempre secondo le stime FMI, l’America ad esempio, non dovrebbe andare in recessione così come non dovrebbe andarci la Cina. In Europa, la Germania ha mostrato segni di rallentamento e il governo ha pure ridotto le sue stime di crescita senza mai parlare di recessione. Un po’ diverso il discorso per l’Italia che è entrata in recessione tecnica (due trimestri consecutivi in negativo) come ha certificato l’Istat.
Le maggiori banche centrali a livello mondiale si sono mosse annunciando politiche economiche accomodanti, che tradotto in soldoni, significa niente rialzi dei tassi d’interesse nel 2019 per la BCE e la BOC e riduzione di quelli previsti per la FED. Sullo stesso piano si sono mosse altre banche centrali. Cosa faranno i Governi dei singoli Stati? Potrebbero agire sulla leva degli investimenti pubblici, oppure agire sulla politica fiscale o agire su tutti e due. L’azione dei governi dipende molto dal livello di debito pubblico dei loro paesi e da quanto possono aumentarlo. Per l’Italia ad esempio occorre mettere in moto gli investimenti, che sono già stati deliberati dal governo precedente o da questo. L’effetto moltiplicatore degli investimenti, rispetto ad altri interventi, è piuttosto elevato.

Cosa è successo sui mercati?

Per i metalli non ferrosi, quella appena trascorsa è stata una settimana di rialzi senza eccezioni. Per ora gli alert non sembrano impensierire più di tanto. Pur registrando che la statistica ci dice che gennaio è un mese generalmente positivo, ad influenzare il rialzo crediamo siano state proprio le dichiarazioni delle banche centrali, a cominciare da quella della FED, sui tassi d’interesse. Questo è confermato anche dai rialzi messi a segno dall’oro che, da una parte comincia a fiutare l’aumento dell’incertezza e dall’altra lo stop al rialzo dei tassi d’interesse. Le Borse hanno messo a segno dei rialzi significativi confortate da questo discorso e dai primi annunci delle aziende sugli utili positivi realizzati nel 2018. Bene anche il petrolio (soprattutto il WTI) che comincia a fare i conti col calo delle estrazioni di paesi importanti come il Venezuela alle soglie di una pericolosa guerra civile, se i due Presidenti (quello eletto e quello autoploclamatosi) non si accorderanno sul che fare in tempi brevi prima che la situazione precipiti. In calo il dollaro che perde terreno contro le principali valute a cominciare dall’euro.
Per il prossimo mese attenzione ai negoziati tra USA e Cina per i dazi e a Brexit, sempre più vicina ad un hard brexit.