Brexit or not Brexit: this is the problem

Metalli non ferrosi LME - Commento del 21 gennaio 2019

.

LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

DINAMICA SETTIMANALE

Performance dei singoli metalli (future 3 mesi $)
Da inizio anno Performance a 1 anno
Ultima settimana Performance a 1 settimana

 

Nella seconda settimana del 2019 c’è stato un rialzo dei prezzi che ha interessato 6 metalli su 6. In evidenza il rialzo dello zinco seguito dal nichel. La chiusura LMEX è salita fino a toccare quota 2873 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto si trova in zona neutra ma in rialzo. Buona la correlazione con i prezzi del petrolio e anche col cambio del dollaro.

COMMENTO MACROECONOMICO

Quella trascorsa è stata una settimana ad alta intensità emotiva. Cominciamo da Brexit. Il parlamento inglese ha prima bocciato il piano di uscita concordato tra la UE e la premier Teresa May e poi ha bocciato la mozione di sfiducia presentata dai Laburisti. Risultato: Teresa May è ancora la premier della Gran Bretagna ma il suo piano A è decaduto. Adesso presenterà un piano B non negoziato con la UE.

Come hanno reagito i mercati?

La sterlina si è apprezzata. La borsa ha perso qualcosa ma non ha bruciato i guadagni realizzati da inizio anno. Le altre borse hanno chiuso in rialzo. I metalli non ferrosi quotati all’LME di Londra hanno chiuso la settimana in rialzo. Sembra un paradosso, ma in realtà non lo è. Che la classe politica inglese si trovi in uno stato comatoso, è risaputo. I favorevoli a Brexit vogliono uscire ma dettando loro le condizioni e quindi sono destinati al fallimento. Quelli contrari a Brexit non sono in maggioranza e neanche loro hanno le idee chiare tanto che hanno bocciato l’accordo con la UE raggiunto dopo oltre due anni di negoziati. Se si guardano i sondaggi sembra che se si facesse un nuovo referendum i favorevoli all’uscita sarebbero in minoranza. Quindi al momento non si sa come se ne esce. I mercati fanno finta di niente e in ogni caso, confidano nel pronto intervento delle rispettive Banche Centrali (quella europea, quella britannica) in caso di sbandamenti e/o attacchi “speculativi” specialmente sulle valute, dovuti a Brexit.

Dalla Gran Bretagna all’Italia

Finalmente il governo italiano ha varato il decreto con le due bandiere simbolo: quella del reddito di cittadinanza e quella della quota 100. Le prime erogazioni su entrambi i provvedimenti dovrebbero partire giusto in tempo prima delle elezioni europee del prossimo maggio. Il ministro dell’economia Giovanni Tria rassicura che l'Italia non si trova in recessione, ma è in una fase di stagnazione.
Questo mentre l’OCSE registra un calo del PIL italiano e un calo del tasso di occupazione (unico caso nell’Eurozona) che adesso figura essere più basso di quella della Grecia. Bankitalia invece rivede al ribasso le stime di crescita per il 2019 portandole allo 0,6% dall’1% delle stime precedenti.

Prima di chiudere questo commento, diamo uno sguardo a USA e CINA, i paesi che impattano molto sull’economia mondiale e non solo. In America continua lo shutdown per cui Trump ha deciso che al prossimo World Economic Forum di Davos in Svizzera non parteciperà alcuna delegazione americana. Il braccio di ferro tra il Presidente Trump e il Congresso sta tenendo chiusi molti uffici pubblici col risultato che circa un milione di impiegati (che non hanno alcuna colpa) non stanno percependo lo stipendio. Lo shutdown costa mezzo punto di PIL al mese. Non è poco. Strana democrazia quella USA. Per quanto riguarda la Cina, gli ultimi dati mostrano un crollo delle importazioni soprattutto nel settore automotive. Tra i paesi più danneggiati figurano Germania, Francia e Italia. Notizia molto preoccupante. Infine, secondo alcune voci interne all’amministrazione americana, USA e CINA sono molto vicini alla cessazione della guerra dei dazi.