Effetti indiretti dei dazi USA sullo zinco

Dazi USA ed effetti di sostituzione tra alluminio e zinco

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Zinco Non Ferrosi Dazi USA Tariffe sulle importazioni

Il presidente Donald Trump sta attuando una politica commerciale protezionistica con l’obiettivo di rafforzare la produzione interna degli Stati Uniti e ridurre la dipendenza dalla fornitura estera. A tal fine, oltre ad aver introdotto dazi generali del 10% e dazi reciproci verso i principali partner commerciali con cui gli Stati Uniti registrano un deficit commerciale, l’amministrazione Trump ha imposto tariffe specifiche su metalli considerati strategici per l’industria statunitense.
Al momento, le uniche tariffe in vigore riguardano l’acciaio e l’alluminio, entrambi soggetti a un dazio aggiuntivo del 50%. La misura si applica anche ai beni che contengono questi metalli: nel caso dei prodotti derivati, il dazio del 50% è calcolato esclusivamente sulla quota corrispondente al contenuto di acciaio o alluminio, mentre sulla parte restante del valore del prodotto si applica un dazio del 10%.
A partire dal primo agosto è inoltre prevista l’introduzione di un dazio del 50% anche sul rame, altro metallo strategico per l’economia statunitense, la cui domanda è prevalentemente soddisfatta dalla fornitura estera.

L’applicazione di dazi selettivi su specifici metalli altera la convenienza relativa tra di essi, favorendo un effetto di sostituzione: le imprese statunitensi, penalizzate dall’aumento dei costi dovuto ai dazi, potrebbero spostare parte della domanda verso metalli alternativi più economici che non sono soggetti a dazi. Un esempio è la possibile sostituzione dell’alluminio con lo zinco, un metallo strategico inserito nella lista Annex II, che lo esenta dall’applicazione dei dazi sulle importazioni negli Stati Uniti e che, diversamente dal rame, non sembra ancora essere entrato nel mirino della politica commerciale statunitense. Lo zinco può essere infatti definito un sostituto parziale dell’alluminio e, sebbene non possa sostituirlo in tutte le sue applicazioni, soprattutto dove il peso e la conducibilità termica ed elettrica sono fattori determinanti, può rappresentare una valida alternativa in diversi settori. Lo zinco è ampiamente utilizzato per proteggere l’acciaio dalla corrosione attraverso la zincatura, una tecnica che prolunga significativamente la durata dei manufatti metallici. In alcune applicazioni edilizie e infrastrutturali, i prodotti zincati possono rappresentare un’alternativa più economica all’alluminio, laddove peso ridotto e massima resistenza alla corrosione non siano prioritari.

Inoltre, nelle tecnologie di pressofusione, lo zinco può rimpiazzare l’alluminio nella produzione di componenti industriali complesse, soprattutto quando i requisiti di leggerezza non sono prioritari. Un esempio tipico è rappresentato dalle leghe Zamak (zinco legato con quote minore di: alluminio, magnesio e rame) impiegate in numerosi prodotti tecnici ad alta precisione, tra cui ferramenta, componenti per l’industria automobilistica e articoli elettronici.

In assenza di un dazio specifico su questo metallo, è quindi plausibile attendersi che una parte della domanda statunitense di alluminio possa spostarsi verso lo zinco, soprattutto nei settori dove risultano esserci vantaggi economici e la sostituibilità tecnica è relativamente elevata.

In questo articolo analizzeremo innanzitutto l’andamento delle importazioni statunitensi di zinco, per verificare se abbiano registrato un aumento in seguito all’introduzione dei dazi sulle importazioni di alluminio durante il primo mandato di Trump, valutando anche il grado di concentrazione della fornitura estera. Successivamente, analizzeremo l’evoluzione dei prezzi internazionali dello zinco, rilevati presso le dogane di Unione Europea, Stati Uniti e Cina.

Analisi delle importazioni statunitensi di zinco

A livello globale, lo zinco è prevalentemente commercializzato sotto forma di minerali.
Nel 2024, il commercio mondiale di minerali di zinco è stato pari a 10.3 milioni di tonnellate, più del doppio rispetto allo zinco greggio, seconda tipologia più scambiata, con 4.75 milioni di tonnellate. Tuttavia, nel caso degli Stati Uniti, le importazioni riguardano prevalentemente lo zinco greggio, mentre i volumi di minerali importati risultano marginali.
Nel grafico seguente si riportano le serie storiche delle importazioni di minerali di zinco e di zinco greggio dagli Stati Uniti.

Importazioni USA di zinco

Dall’analisi delle importazioni statunitensi di zinco emergono tre aspetti principali:

  1. netta prevalenza delle importazioni statunitensi di zinco greggio rispetto a quelle di minerali: nel 2024 le importazioni di zinco greggio sono state pari a 611 mila tonnellate, contro le sole 14.7 mila di minerali di zinco. Gli Stati Uniti risultano, infatti, importatori netti esclusivamente di zinco greggio, mentre sono esportatori netti di minerali, grazie all’elevata produzione interna. Nel 2024, il Paese si è confermato quinto produttore mondiale di minerali di zinco, dopo Cina, Perù, Australia e India;[1]
  2. diminuzione delle importazioni USA di zinco rispetto ai primi anni 2000: rispetto ai primi anni del nuovo millennio, le importazioni statunitensi di zinco, sia in forma di metallo greggio che soprattutto in quella di minerali, hanno registrato una contrazione;
  3. incremento delle importazioni di zinco greggio durante il primo mandato Trump: a partire dal 2018, anno in cui sono state introdotte le tariffe statunitensi al 10% sull’alluminio, le importazioni di zinco greggio sono aumentate, passando da 630 mila tonnellate nel 2017 a oltre 800 mila tonnellate nel 2020. Nel 2021, anno in cui il governo Biden ha poi rimosso le tariffe USA sull’alluminio europeo, le importazioni hanno subito una flessione dovuta soprattutto agli effetti della crisi pandemica.

Analisi dei principali fornitori statunitensi di zinco greggio

Dato che le importazioni statunitensi di zinco sono quasi unicamente nella forma di metallo greggio, procederemo l’analisi soffermandoci unicamente su questa tipologia.
Nel grafico seguente si evidenziano i 10 principali fornitori degli Stati Uniti di zinco greggio nel 2024.

Principali fornitori USA di zinco

Nel 2024, le importazioni statunitensi di zinco greggio dal Canada sono state pari a 377 mila tonnellate, corrispondenti a oltre il 60% del totale delle forniture estere. Questa forte concentrazione delle importazioni rappresenta un potenziale rischio per la sicurezza dell’approvvigionamento: un eventuale blocco delle esportazioni canadesi sarebbe infatti sufficiente a causare una significativa carenza di offerta sul mercato statunitense.

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Analisi dei prezzi internazionali dello zinco

Nei mercati doganali, i prezzi dello zinco greggio sono suddivisi in base alla percentuale di purezza. La qualità più commercializzata, sia a livello globale che negli Stati Uniti, è quella con un contenuto di zinco superiore al 99.99%, che corrisponde anche allo standard utilizzato nei mercati finanziari del London Metal Exchange (LME) e dello Shanghai Futures Exchange (SHFE).
Nel grafico che segue si riporta un confronto tra i prezzi doganali CIF dello zinco greggio di massima purezza, rilevati alle dogane di Unione Europea, Stati Uniti e Cina.

Prezzi doganali dello zinco greggio di purezza superiore al 99.99%
Prezzi doganali dello zinco greggio di purezza superiore al 99.99%

Dall’analisi dei prezzi doganali si evidenzia la forte relazione tra i prezzi internazionali dello zinco greggio, che tendono a seguire una dinamica comune tra loro. Il mercato dello zinco greggio può essere infatti considerato un mercato globale, in cui i prezzi fisici tendono ad allinearsi all’andamento dei benchmark finanziari internazionali.
I livelli dei prezzi tendono ad essere anch’essi molto simili tra loro, con i prezzi cinesi che risultano leggermente inferiori rispetto a quelli europei e statunitensi. Non si rilevano, invece, chiare differenze tra i prezzi statunitensi e quelli europei. I prezzi USA, infatti, non sembrano essere sistematicamente superiori a quelli europei, neanche nei periodi caratterizzati dalla presenza di dazi statunitensi sull’alluminio.

In sintesi

L’introduzione di tariffe differenziate su commodity sostituibili può generare inefficienze di mercato, spingendo gli agenti economici a sostituire il metallo soggetto a dazi con quello esente, qualora quest’ultimo risulti più conveniente, modificando così le loro preferenze iniziali. Un esempio concreto è rappresentato dalla politica commerciale degli Stati Uniti, che ha applicato dazi doganali del 50% sull’alluminio importato, esentando invece lo zinco, incluso nell’Annex II delle merci non soggette a tariffe. Considerata la parziale sostituibilità tra zinco e alluminio in alcuni settori industriali, questa asimmetria tariffaria può favorire uno spostamento della domanda statunitense dall’alluminio verso lo zinco. Tale dinamica si è già manifestata durante il primo mandato dell’amministrazione Trump: a partire dal 2018, anno di introduzione delle tariffe sull’alluminio, le importazioni degli Stati Uniti di alluminio hanno iniziato a diminuire, mentre quelle di zinco hanno registrato un aumento. Tuttavia, i prezzi statunitensi dello zinco greggio non hanno registrato aumenti superiori rispetto agli altri mercati regionali, nemmeno nei periodi in cui erano in vigore i dazi sulle importazioni statunitensi di alluminio. I prezzi dello zinco tendono, infatti, a mantenersi allineati tra loro sia in termini di dinamica che di livelli dei prezzi.


[1] Fonte: U.S. Geological Survey (USGS): Mineral Commodity Summaries 2025.