Gap di prezzi tra mercato europeo e mercato cinese

Analisi delle differenze dei prezzi regionali tramite l'utilizzo degli indici aggregati PricePedia

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Indicatori Congiunturali Determinanti dei prezzi

Nel mese di luglio 2024, la banca dati PricePedia si è ampliata con l'aggiunta della nuova sezione Doganali Cina[1], annunciata nel seguente articolo: “PricePedia allarga la sua base dati: ora disponibili i prezzi Doganali Cina”. Questo ampliamento della banca dati permette di effettuare dei confronti immediati tra i prezzi rilevati sul mercato doganale europeo e quelli rilevati sul mercato doganale cinese.
Dall'analisi di questi confronti è emersa una dinamica particolarmente interessante per l'indice aggregato delle commodity industriali, un indice dato dal totale delle commodity al netto di energia e alimentari. In particolare, questo indice contiene un'aggregazione delle seguenti categorie merceologiche: Ferrosi, Non Ferrosi, Legno e Carta, Chimica (specialty, organica e inorganica), Plastiche ed Elastomeri e Fibre Tessili.
Il grafico che segue riporta il confronto tra l'indice delle commodity industriali del mercato europeo e quello del mercato cinese, entrambi espressi in euro e con base uguale a 100 il mese di gennaio 2022.

Confronto tra i due indici delle commodity industriali del mercato europeo e del mercato cinese
Confronto tra i due indici delle commodity industriali del mercato europeo e del mercato cinese

Dal confronto grafico si evidenzia che l'indice delle commodity industriali ha seguito delle dinamiche molto simili sia in UE che in Cina per quasi un decennio. Fino al 2022, infatti, i due indici industriali sono quasi sovrapposti, indicando quindi una stretta integrazione tra i mercati delle commodity delle due regioni. Nell'ultimo periodo, però, è emersa una divergenza di intensità tra le dinamiche dei due indici: nella prima fase di rialzo dei prezzi l'indice cinese ha registrato degli aumenti più contenuti, mentre nella successiva fase di discesa il mercato industriale cinese ha mostrato un calo molto più marcato rispetto a quanto avvenuto sul mercato europeo.
Osservando le variazioni cumulate a partire da gennaio 2022 (l'anno scelto come base con valore = 100), emerge un'importante differenza tra i due indici: l'indice cinese è diminuito in euro del 22%, mentre quello europeo ha registrato una contrazione più contenuta pari al 9%.

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Per approfondire meglio questa divergenza può essere utile un'analisi a livello di famiglia merceologica, per analizzare quali famiglie hanno registrato dei tassi di variazione più divergenti tra loro.
La tabella che segue riporta i tassi di variazioni da gennaio 2020 e luglio 2024 per tutte le famiglie merceologiche contenute nell'indice degli industriali, con l'aggiunta di energia e alimentari.

Tassi di variazione delle famiglie merceologiche da gennaio 2022 a luglio 2024
CinaUEPosizionamento Cina
Energia:-28%-4%Importatore netto
Alimentari:12%9%Importatore netto
Industriali:-22%-9%Esportatore netto
Di cui:
Ferrosi:-31%-15%Esportatore netto
Non ferrosi-6%-4%Esportatore netto
Plastiche ed elastomeri-25%-15%Esportatore netto
Chimica Organica:-30%-12%Esportatore netto
Chimica Inorganica:-25%1%Esportatore netto
Chimica Speciality:-28%-6%Esportatore netto
Fibre Tessili:-5%-9%Importatore netto
Legno e Carta-3%-1%Importatore netto

Dall'analisi della tabella emergono alcune divergenze tra i tassi di variazione degli indici cinesi e quelli degli indici europei.
In particolare, i primi hanno mostrato riduzioni di prezzo molto più marcate rispetto ai secondi, per la maggioranza delle famiglie; mentre sono risultati relativamente simili per le altre.

Interessante notare come, in tutte le famiglie in cui la Cina ha un ruolo rilevante in quanto esportatore, i prezzi cinesi si sono ridotti molto più che in Europa, fatta eccezione per i prezzi dei non ferrosi. Il mercato dei non ferrosi risulta, infatti, interconnesso a livello mondiale per la presenza dei mercati finanziari, che, tramite operazioni di arbitraggio, tendono ad uguagliare i prezzi tra le due aree finanziarie.

Al contrario, nelle categorie in cui la Cina è importatore netto,[2] le dinamiche dei prezzi sono state più simili tra Cina ed Europa. Questo aspetto risulta coerente col fatto che se la Cina e l'Europa sono entrambi paesi importatori netti di un determinato prodotto, la presenza di un mercato libero globale tende a produrre prezzi di importazione relativamente simili tra le diverse aree di importazione.

A cosa è dovuto il gap di prezzo tra il mercato europeo e quello cinese?

La spiegazione della riduzione del prezzo in Cina, maggiore di quanto avvenuto nella UE per i prodotti in cui la Cina risulta esportatore netto, deve essere cercata nella diversa dinamica della domanda in Cina e in Europa, non tanto in assoluto quanto in relazione alle attese.
La domanda delle commodity in Cina era, infatti, attesa crescere a tassi più elevati rispetto a quelli che si sono realizzati negli ultimi anni, portando ad un eccesso di offerta sul mercato cinese e un progressivo spostamento dell'eccesso di offerta dal mercato interno ai mercati esteri.

Conclusione

L'indice delle commodity industriali sul mercato doganale europeo e su quello cinese ha mostrato degli andamenti pressochè identici per quasi un decennio, ma nell'ultimo periodo si sono accentuate le divergenze tra i due mercati regionali.
L'indice cinese ha registrato delle riduzioni di prezzo superiori al doppio rispetto a quelle registrate in Europa per le commodity industriali.
Le principali ragioni di queste divergenze tra i due indici risiedono nelle differenze tra le dinamiche di domanda e di offerta presenti sui due mercati regionali. Il mercato cinese è caratterizzato da una domanda più debole rispetto a quella attesa, e quindi da un eccesso di offerta. Questo ha portato alla formazione di prezzi interni più bassi rispetto a quelli rilevati negli scambi doganali in Europa.


[1] La sezione è disponibile nell'area Price Data.
[2] Il caso dell'energia fa eccezione a quanto riportato nel testo.
In questa famiglia, infatti, la Cina risulta essere un paese importatore netto, eppure registra un tasso di variazione (-28%) molto più marcato rispetto a quello europeo (-4%).