Sicurezza materie prime: l'importanza di un'economia mondiale aperta agli scambi internazionali

Grazie ad un processo di sostituzione delle importazioni, l'UE ha fortemente ridotto la sua dipendenza dalla Russia

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Mercati Concorrenziali Sanzioni UE alla Russia Determinanti dei prezzi

L'importanza della sicurezza della materie prime

La crescita delle tensioni geopolitiche con l'esplosione di conflitti in varie parti del mondo, la contrapposizione tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo che ha il suo apice nel confronto commerciale e politico tra Usa e Cina, la crisi della logistica internazionale nel biennio 2021-2022, hanno riportato al centro del dibattito pubblico il tema della sicurezza della materie prime. Sicurezza intesa nella duplice accezione di disponibilità di materiali e di relativa stabilità dei loro prezzi. Per i paesi con un'industria largamente basata sulla trasformazione di materie prime, questa sicurezza non riguarda solo la sicurezza energetica e alimentare, ma coinvolge la molteplicità delle materie prime e commodity utilizzate nell'industria: dai metalli alle materie plastiche, dal legno ai prodotti chimici di base.
Infine, la previsione di una maggior domanda di metalli e terre rare legata alla transizione energetica e digitale ha reso la sicurezza delle materie prime ancora più centrale nel dibattito politico-economico delle principali economie mondiali.

Le strategie di mitagazione dei rischi

Per mitigare i rischi associati alla sicurezza delle materie prime, generalmente gli Stati attuano diverse strategie che vanno dalla predisposizione di riserve strategiche, allo sfruttamento di risorse naturali nazionali, dalla promozione della ricerca e innovazione al sostegno dell'economia del riciclo, da accordi bilaterali o multilaterali con paesi produttori di materie prime, alla diversificazione delle fonti e al sostegno di un'economia internazionale aperta agli scambi mondiali.

Il dibattito su quale strategia privilegiare è molto acceso. L'Unione Europea con il "European Critical Raw Materials Act" ha messo le basi per una strategia multipla che dovrà garantire all'UE un buon grado di sicurezza di materie prime. Le basi di questa strategia sono l'innovazione, l'economia del riciclo, lo sviluppo di risorse interne e la diversificazione delle fonti. Un peso importante è stato dato al libero commercio e alla collaborazione internazionale come strumenti chiave per garantire l'accesso a materie prime critiche e per rafforzare la resilienza economica dell'Unione.
Quest'ultimo punto, a volte, viene sottovalutato perchè ritenuto meno efficace rispetto a strategie più finalizzate a sviluppare lo sviluppo di materie prime di fonte interne. Eppure è proprio l'esistenza di un ampio mercato internazionale concorrenziale che ha consentito all'UE di liberarsi in meno di due anni dalla dipendenza dalle materie prime russe, smentendo tutte le previsioni più pessimiste.

La dipendenza dalla UE dalle materie prime dalla Russia

Nel 2021, l'UE importava dalla Russia oltre 20% del totale delle sue importazioni di materie prime energetiche, di petrolio, gas e carbone. Importava anche quote elevate di prodotti derivati dal petrolio e dal gas, con quote superiore al 15% per gasolio, virgin nafta, urea e ammoniaca e punte fino all'80% per alcuni oli destinati alla trasformazione chimica. Rilevanti erano anche le importazioni di metalli: 18% di rame e 22% di nichel, il 10% dei prodotti siderurgici da altoforno, quali ghisa in pani, blumi e billette, coils HRC. Altrettanto rilevanti erano le importazioni della filiera del legno di conifere e betulla: oltre il 10% di segati, pellet e compensati, con punte del 25% per le paste per carta. Infine, non erano pochi i prodotti chimici, tra cui molti elastomeri, le cui importazioni dalla Russia superavano il 5% della importazioni totali UE.

Nell'arco di soli due anni, la quasi totalità di queste importazioni ha trovato una fonte sostitutiva. Naturalmente il processo di sostituzione è dovuto passare attraverso un periodo di prezzi particolarmente elevati, in grado di attrarre importazioni da altri paesi, ma alla fine il processo di sostituzione si è completato portando anche ad una riduzione significativa dei prezzi.
Il caso del petrolio e del gas naturale sono quelli più eclatanti. In entrambi i casi un ruolo rilevante nel processo di sostituzione è stato svolto da due paesi: Stati Uniti e Norvegia. A questi si sono aggiunti l'Algeria per il gas e i paesi del Golfo per il petrolio. Nel caso del gas il processo di sostituzione ha riguardato anche la sostituzione del gas via gasdotto con gas naturale liquefatto (GNL).
Particolarmente interessanti sono anche i sei casi casi di seguito descritti: gasolio e virgin nafta, rame e coils HRC, legno di abete e ammoniaca.

I grafici che seguono riportano per ciascuno dei casi considerati la quote delle importazioni UE dalla Russia sul totale delle importazioni da paesi extra-UE nel 2021 e nei primi nove mesi del 2023 e le corrispondenti quote dei paesi che hanno sostituito le minori importazioni dalla Russia.

Sostituzione delle importazioni UE dalla Russia con altri paesi fornitori

Importazioni UE di gasolio Importazioni UE di gasolio
Importazioni UE di gasolio Importazioni UE di gasolio
Importazioni UE di gasolio Importazioni UE di gasolio

 

Per gasolio e virgin nafta le importazioni UE dalla Russia rappresentavano nel 2021 quasi la metà del totale delle importazioni UE da paesi Extra-UE. In meno di due anni questi flussi sono stati quasi interamente sostituiti con flussi proveniente dai paesi del Golfo, dall'Algeria e Turchia e in parte dall'India.
La quota delle importazioni di rame dalla Russia è diminuito tra il 2021 e i primi nove mesi del 2023 da oltre il 35% a meno del 10%, sostituito con importazioni provenienti dai paesi con le maggiori disponibilità di materia prima: Cile, Perù e Repubblica Democratica del Congo.
Data la rilevanza del prodotto per l'industria metalmeccanica, particolarmente significativa è la riduzione delle quote di importazione dalla Russia dei coils di acciaio lavorati a caldo (HRC), sostituite da maggiori importazioni provenienti dall'area asiatica (Giappone, Corea del Sud e Vietnam), ma anche da un numero significativo di molti altri paesi.
Nel 2021, quasi la totalità del legno di abete importato dalla UE proveniva dalla Russia. Anche in questo caso questi flussi sono stati interamente sostituiti con importazioni da paesi vicini, quali la Norvegia, l'Ucraina e la Svizzera.
Infine, un segnale particolarmente importante è rappresentato dalla sostituzione delle importazioni di ammoniaca, prodotto fondamentale nella filiera dei fertilizzanti. In questo caso il principale sostituto è risultato Trinitad e Tobago, un piccolo stato insulare, con poco più di un milioni di abitanti, situato a poca distanza dal Venezuela, che ha saputo sfruttare l'abbondanza di gas naturale sviluppando un'importante industria petrolchimica.

Conclusioni

L'esperienza della UE negli ultimi due anni di sostituzione delle importazioni dalla Russia con flussi di provenienza da altri paesi, suggerisce che un mondo aperto agli scambi internazionali, in cui più paesi produttori competono tra loro, è un fattore fondamentale nel ridurre i rischi associati alle materie prima.