Mercati energetici di nuovo nel ciclone: l'impatto della crisi in Medioriente sembra impattare maggiormente sui flussi di gas piuttosto che sui prezzi del petrolio

Andamento settimanale delle commodity energetiche

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Gas Naturale

Alla chiusura di venerdì 13 ottobre sul mercato del gas naturale si sono registrati i seguenti livelli di prezzo1:

  • TTF Olanda 54 €/MWh (+15.8 €/MWh)
  • NBP Regno Unito 54 €/MWh (+16.7 €/MWh)
  • HenryHub USA 10.5 €/MWh (-0.3 €/MWh)
  • PSV Italia 50.8 €/MWh (+18.2 €/Mwh)
  • JKM Asia 46.9 €/MWh (+1.4 €/MWh)

Grafico 1: Andamento prezzo del gas naturale TTF e confronto tra i mercati finanziari

Come sopra riportato, questa settimana c’è stata una preoccupante crescita dei prezzi del comparto gas naturale.
La forte tendenza bullish delle ultime 2 settimane è attribuibile ad una molteplicità di fattori, riassumibili in:

  • arrivo di temperature più rigide in Europa;
  • il panic buying per il timore che la crisi in Medioriente possa acuirsi;
  • interruzione del flusso di gas da Israele al terminale di esportazione di GNL in Egitto;
  • danni al gasdotto Batlicconnector tra Finlandia ed Estonia;
  • possibilità di nuovi scioperi negli impianti di esportazione di GNL australiani.

In seguito allo scoppio del conflitto sulla striscia di Gaza, il ministero dell'Energia israeliano ha chiesto a Chevron, la compagnia statunitense che detiene il controllo di molti degli impianti presenti nelle aree critiche, di interrompere la produzione del giacimento di gas offshore Tamar, a ovest di Haifa. Con questa chiusura potrebbero risentirne le vendite di gas verso l’Egitto e quindi le esportazioni di GNL del Cairo in Europa.
Secondo alcuni analisti, le chiusure avranno un certo impatto sugli equilibri energetici locali e potenzialmente sulle esportazioni di gas naturale liquefatto da parte dell'Egitto, se queste si protrarranno a lungo. Tuttavia, l'effetto sull'offerta globale di GNL sembra limitato.
Il Balticconnector, il collegamento via gas che lega Finlandia ed Estonia attraverso il Mar Baltico, è stato probabilmente danneggiato da "attività esterne" la scorsa settimana. Il gasdotto, inaugurato nel dicembre 2019, è gestito congiuntamente dall'operatore estone Elering e dall'operatore finlandese Gasgrid e può trasportare in entrambe le direzioni fino a 7.2 milioni di metri cubi di gas al giorno (80 Gwh/giorno).
Secondo i dati forniti dall'operatore della rete del gas estone Elering, alle 2 del mattino ora locale dell'8 ottobre l’infrastruttura energetica ha subito un forte calo di pressione da 34.5 bar a circa 12 bar e un'ora dopo un ulteriore calo fino a 6 bar. Le valvole del gasdotto sono state chiuse per evitare la fuoriuscita di altro gas in mare. Al momento dell'incidente, il Balticconnector trasportava circa 30 gigawattora di gas al giorno dalla Finlandia all'Estonia. Al momento non è stato possibile escludere alcuna causa potenziale per l'interruzione, compreso il sabotaggio e, secondo quanto dichiarato da Gasgrid, la riparazione potrebbe richiedere mesi o più se viene confermata la presenza di una perforazione.

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Petrolio

Venerdì il Brent è stato quotato a 90.9 $ al barile, registrando un aumento rispetto alla settimana precedente di +6.3 $. Anche l'Oman/Dubai ha chiuso a 90.1 $ al barile, con un aumento di +4.2 $ rispetto alla settimana precedente. Infine, il WTI ha chiuso a 87.7 $ al barile, registrando un aumento di +4.9 $ rispetto alla scorsa settimana.

Grafico 2: Andamento prezzo del petrolio

Generalmente quando crescono le tensioni in Medio Oriente, la prima commodity a risentirne è il petrolio. Da quando Hamas ha attaccato Israele sabato scorso, il Brent è salito del 6%. Una crescita degna di nota, anche se molto inferiore rispetto a quanto sta accadendo sul comparto Gas. Il conflitto non ha ancora avuto un impatto determinante sull'approvvigionamento globale di greggio, anche se le cose potrebbero cambiare se il conflitto dovesse estendersi, soprattutto se l'Iran venisse coinvolto. Basti pensare che, stando ai dati dell’IEA, la produzione di Teheran è passata da circa 2.5 milioni di barili al giorno all'inizio di quest'anno a 3.1 milioni di barili al giorno nel mese di settembre.
L'extra-offerta è stata gradita in Occidente, soprattutto nell’attuale mercato petrolifero condizionato dai tagli alla produzione dei paesi dell'Opec+. Gli Stati Uniti e l'Europa si sono infatti dimostrati poco propensi a far rispettare le sanzioni sulle spedizioni iraniane, probabilmente per evitare un’impennata dei prezzi del greggio con conseguenti ripercussioni sull’inflazione. Secondo gli analisti, la stabilità dei prezzi è dovuta alle abbondati riserve di petrolio che potrebbero tamponare una crisi del settore. Secondo l’IEA, i paesi dell’Opec+ dispongono attualmente di cinque milioni di barili al giorno di capacità inutilizzata. La sola Arabia Saudita potrebbe produrre rapidamente altri tre milioni di barili al giorno, se necessario. Riyadh necessita che il greggio rimanga sopra gli 80 dollari risanare i propri bilanci, quindi non aprirà per ora i rubinetti. Se il prezzo del petrolio dovesse crescere al punto tale da far calare la domanda, un effetto che potrebbe manifestarsi a 110-120 dollari al barile, l’Arabia Saudita potrebbe far ripartire i flussi per far raffreddare i prezzi.

Carbone Termico

Questa settimana c’è stato un forte aumento del carbone termico spot Europa arrivato a toccare i 131.5 €/Ton (+15.2 €/Ton rispetto alla settimana precedente), mentre il prezzo del carbone termico spot Australia ha chiuso a 134.3 €/Ton (+3.2 €/Ton rispetto alla settimana precedente)

Grafico 3: Andamento prezzo del carbone termico Europa

Secondo quanto emerge dall'ultimo report di Reuters, gli analisti prevedono un leggero aumento dei prezzi spot del carbone termico trasportato via mare durante l'inverno, sostenuto dall'aumento della domanda stagionale e da una situazione economica che potrebbe favorire la produzione di energia elettrica da carbone rispetto alla produzione da gas. Inoltre, i recenti rischi geopolitici legati al conflitto in Medio Oriente suggeriscono un rialzo delle materie prime energetiche.
Le condizioni climatiche favorevoli nelle principali regioni di produzione del carbone in Australia suggeriscono un aumento dell'export, nonostante le limitazioni in corso in altri importanti Paesi esportatori, tra cui Sudafrica e Colombia. Le scorte di carbone a livello globale sono attualmente a livelli soddisfacenti rispetto ai volumi di consumo e costituiranno un fattore ribassista rispetto all'aumento della domanda previsto per il periodo invernale.


1. Il prezzo del gas naturale nei diversi mercati finanziari fa riferimento al prezzo registrato venerdì 13 ottobre 2023. Il valore in parentesi indica la differenza con il venerdì precedente.