I mercati guardano a oriente per capire come si muoverà la Cina

Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 6 marzo 2023

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LME Non Ferrosi Macroeconomia Analisi settimanale LME

Dinamica settimanale

Andamento non ferrosi

Andamento dei singoli metalli non ferrosi

  • Rame: La scorsa settimana il prezzo del rame ha chiuso in rialzo, poco sotto i 9.000 $/Ton. Spread tra spot e future è in backwardation.
  • Nichel: Scende ancora il prezzo del nichel, che la settimana scorsa ha chiuso a 24.400 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Alluminio: Leggero incremento di prezzo dell’alluminio primario, posizionatosi la scorsa settimana sui 2.361 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Alluminio secondario: Stabile a 2.089 $/Ton il prezzo dell’alluminio secondario. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Zinco: In aumento anche il prezzo dello zinco, che ha chiuso la settimana scorsa a 3.089 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
  • Piombo: Scorsa settimana il prezzo del piombo è aumentato, arrivando a toccare i 2.138 $/Ton. Spread in contango.
  • Stagno: Prosegue il calo del prezzo dello stagno, sceso a quota 24.113 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in backwardation.

Commento Macroeconomico

Nella scorsa settimana i mercati finanziari e delle commodity hanno reagito ai dati relativi agli indici PMI del settore manifatturiero cinese. L’indice PMI del settore manifatturiero è cresciuto a febbraio a un ritmo che non si registrava da dieci anni. Questa improvvisa vitalità economica però non deve sorprendere. In primo luogo, perché questa crescita viene dopo il 2022 che per la Cina è stato il peggiore anno da decenni a questa parte. I cinesi hanno risparmiato molto per via del lockdown e ora tornano a comprare. Risultano in ripresa, tra l’altro, per via degli aiuti pubblici, gli investimenti immobiliari che valgono circa un terzo dell’economia della Cina. Vedremo se sono dati estemporanei che possono rappresentare il segnale di una inversione di rotta duratura oppure è solo una fiammata.
A livello internazionale, su Pechino pesa l’effetto combinato della perdita di immagine per la gestione del Covid nonché la guerra in Ucraina dove la Cina ha assunto una posizione ambigua, che la penalizza nei flussi di interscambio commerciale, oggi più che mai necessari per sostenere la sua debole economia interna. Non dimentichiamo che con Usa ed Europa, l’interscambio commerciale della Cina ammonta complessivamente a 1,3 trilioni di $ (quando quello di Pechino con la Federazione russa ammonta a 190 miliardi).
Anche sul fronte interno ci sono fattori preoccupanti come la disoccupazione giovanile (pari al 16% nei contesti urbani), il costo del lavoro (in media raddoppiato negli ultimi dieci anni), la sempre minore propensione delle grandi multinazionali a investire in Cina.
Questi tre fattori del tutto nuovi, hanno un impatto strutturale sull’economia cinese e in quanto tali devono essere gestiti se non si vuole correre il rischio di un forte rallentamento prolungato della crescita economica che incide per circa il 40% della crescita economica globale.
La prossima settimana si riunirà l’Assemblea Nazionale del popolo in cui verrà definito l’obiettivo di crescita dell’anno. In virtù della fragilità sopra delineata, saranno importanti, in primo luogo, le mosse di politica estera, ovvero quanto Pechino riuscirà a gestire quel difficile equilibrio di “neutralità filo-russa” indispensabile per non sconfessare il proprio partner russo e nel contempo mantenere in vita relazioni ragionevoli con il mondo occidentale. Sul fronte interno, occorre far crescere le competenze delle persone. Nelle fabbriche serviranno sempre meno operai e sempre più maestranze in grado di interagire con macchinari fortemente automatizzati. E poi bisogna ridefinire un’ architettura socio-politica attrattiva per investitori stranieri e imprenditori locali: il che vuol dire ridurre il peso dello Stato nelle aziende private.
Come è noto la Cina è uno dei maggiori consumatori mondiali di materie prime a cominciare dai metalli.
La Cina, tra l’altro, è già un grande produttore mondiale di veicoli elettrici e mira a incrementare ancora questo settore per ridurre l’inquinamento da CO2, di cui è il primo inquinatore al mondo. Inoltre sta investendo tantissimo nella generazione di energia da fonti rinnovabili dove è leader mondiale e controlla tutta la filiera, dai minerali alla loro lavorazione fino alla costruzione di batterie, turbine e pannelli solari. Per il comparto dei metalli questo si traduce in aumento della domanda, in primis, di rame.

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La reazione dei mercati


Variazioni dei principali indici rispetto alla scorsa settimana

CRB Index: in aumento.
GSCI Index: in aumento.
BDI Index-Noli marittimi: in aumento.
Petrolio Brent: in lieve aumento.
Gas naturale TTF: in aumento.
LMEX-Metalli non ferrosi: in lieve aumento.
Dollar Index: in lieve calo.