2023, anno di ripresa? I primi segnali dal prezzo del rame

Doctor Copper Says: le dinamiche del prezzo del rame per monitorare l’economia

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Il nuovo anno sui mercati finanziari si è aperto, per il prezzo del rame, con un chiaro trend di crescita. Come si nota dal grafico riportato di seguito, dai primi giorni di gennaio i prezzi registrati tanto al London Metal Exchange (LME) che allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) hanno imboccato una fase di deciso rialzo.
Nel complesso delle ultime due settimane, i prezzi in dollari al LME hanno segnato un incremento del 6.7%, a fronte di un aumento del 5.2% allo SHFE, tornando su livelli che non si vedevano dallo scorso giugno. Per la prima volta dall’inizio dell’estate 2022, il rame al LME ha superato i 9000 dollari alla tonnellata.

Prezzo del rame al LME e allo SHFE

Il nuovo anno si apre quindi con una ventata di ottimismo sui mercati, che si concentrano più sulle prospettive di ripresa per l’economia cinese – dopo il generale allentamento delle misure restrittive – che sull’attuale situazione di elevata diffusione della pandemia nel paese. Anche il Doctor Copper, nel suo ruolo di potenziale previsore delle dinamiche dell’economia reale, sembra quindi confermare questo ottimismo, anticipando un rimbalzo dell’economia reale non ancora avvenuto, ma che è quello su cui al momento scommettono gli investitori. Si intravedono quindi prospettive di normalizzazione e diminuisce l’avversione al rischio: i mercati vedono come ormai prossima una ripresa dell’attività economica cinese ed un relativo incremento nella domanda di rame.

Sullo stesso trend anche i prezzi dell’acciaio, ulteriore commodity di primario interesse per il settore immobiliare, per la quale si nota una crescita dei prezzi già da dicembre – sulla scia dell’allentamento delle restrizioni cinesi – e un’accelerazione nelle ultime settimane, come si nota dai prezzi di coils e tondini quotati allo SHFE.

Prezzi dei metalli in Cina

Allargando lo sguardo al fronte forex, in apertura d’anno il dollaro conferma il cammino di indebolimento avviato a fine 2022, contribuendo quindi a sostenere i prezzi dei metalli. Nella giornata di ieri il cambio verso l’euro ha toccato quota 1.08, sulla scia degli ultimi dati USA sul fronte inflazionistico.
Risale infatti a giovedì 12 gennaio la release del Consumer Price Index americano per il mese di dicembre, da parte dello US Bureau of Labor Statistics. L’incremento su base tendenziale ha confermato nuovamente il suo trend di decelerazione, segnando un +6.5%, e una contrazione dello 0.1% su base congiunturale: si tratta della prima variazione negativa dal maggio 2020.

cpi usa

I numeri dell’inflazione vanno quindi ad alimentare le speranze degli investitori verso una normalizzazione della politica monetaria della FED ed un rallentamento del ritmo dei rialzi.
Non soltanto i mercati, ma anche gli esperti, cominciano ad intravedere una luce in fondo al tunnel. Secondo le recenti dichiarazioni di Kristalina Georgieva, Managing Director del Fondo Monetario Internazionale, si confida in un’inversione di rotta per l’economia mondiale alla fine del 2023 se la Cina proseguirà verso una normalizzazione sul fronte pandemico e non si presenteranno peggioramenti in merito al conflitto russo-ucraino. In ogni caso, l’economia mondiale rimane preda di una significativa fragilità e anche il 2023 potrà rivelarsi un “tough year”.