Prezzi delle materie prime energetiche alle stelle

Aggiornamento settimanale degli energetici

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La scorsa settimana i prezzi delle principali commodity energetiche hanno raggiunto livelli estremamente elevati.
Alla chiusura di venerdì 4 marzo il Brent ha raggiunto il prezzo di 118.1 $ al barile (+20.2 $), il WTI il prezzo di 115.7 $ al barile (+24.1 $), mentre l’Oman/Dubai ha raggiunto i 109 $ al barile (+17.4 $). I livelli di prezzo raggiunti non si registravano da almeno un decennio e, stando alle ultime stime degli analisti, probabilmente continueranno a salire nelle prossime settimane.

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

I grafici sopra mostrano la spinta che i prezzi del greggio hanno subito la scorsa settimana.
Medesimi livelli record si sono inevitabilmente registrati anche sul mercato del gas naturale. Alla chiusura di venerdì 4 il prezzo al punto di scambio virtuale olandese era di 193 €/MWh, registrando, in una sola settimana l’incremento record di +99 €/MWh rispetto al prezzo di venerdì 25 febbraio.

Grafico 2: Andamento prezzo del gas naturale TTF e confronto con tra i mercati finanziari



Aumenti di prezzo sono stati registrati anche su altri mercati finanziari1:

  • NPB Regno Unito 192.6 €/MWh (+100.1 €/MWh)
  • JKM Asia 120.7 €/MWh (+37 €/MWh)
  • PSV Italia 164.8 €/MWh (+40.2 €/MWh)
  • HenryHub 15.8 €/MWh (+2.1 €/MWh)

Importanza della Russia nel mercato energetico

La Russia svolge il ruolo di protagonista sui mercati energetici. È infatti il terzo produttore mondiale di petrolio nonché il più grande esportatore sia di petrolio (circa il 60% delle esportazioni sono dirette in Europa) che di gas naturale.
Dall'inizio della crisi, l'IEA2 (Agenzia Internazionale dell’Energia) ha monitorato gli effetti del conflitto russo-ucraino per i mercati energetici globali. L’esplosione del conflitto ha peggiorato la situazione, già di per sé difficile, aprendo scenari ancora più critici dato che la quasi totalità dei Paesi acquistano e importano energia dalla Russia e la produzione interna di energia è minima: è quindi ovvio che gli eventi internazionali abbiano ripercussioni anche sotto questo fronte.

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Molto del gas che viene importato proviene dai gasdotti che partono dalla Russia. L’inizio del conflitto in Ucraina, e le relative sanzioni nei confronti della Russia, stanno ridefinendo gli equilibri con conseguenze sulle forniture e, quindi, sui costi. La dipendenza dell'Unione Europea (e indirettamente del Regno Unito) dalle forniture di gas russe è aumentata nell'ultimo decennio. Il consumo di gas naturale nell'UE e nel Regno Unito è rimasto sostanzialmente stabile, ma la produzione è diminuita e il divario è stato colmato dall'aumento delle importazioni. Di conseguenza, la quota delle forniture di gas russe è aumentata dal 25% nel 2009 al 32% nel 2021. Nel frattempo, l'importanza dell'Ucraina come paese di transito è diminuita a causa della creazione di ulteriori corridoi di transito che portano il gas russo negli altri paesi (ad es. Nord Stream). I flussi di transito attraverso l'Ucraina hanno rappresentato oltre il 25% delle consegne di gasdotti della Russia verso l'UE e il Regno Unito nel 2021, in sensibile calo rispetto a oltre il 60% nel 2009. Tuttavia, l'Ucraina rimane un importante canale per il gas russo verso l'Europa e fa anche molto affidamento sul gas importato per il proprio uso interno.

1. Il prezzo del gas naturale nei diversi mercati finanziari fa riferimento al prezzo registrato venerdì 4 marzo 2022. Il valore in parentesi indica la differenza con il prezzo registrato il venerdì precedente.
2. Durante il consiglio di amministrazione straordinario del 1° marzo 2022, i paesi membri dell'IEA hanno deciso di rilasciare 60 milioni di barili di petrolio dalle loro riserve di emergenza, per rassicurare i mercati sulla disponibilità di forniture l'invasione russa dell'Ucraina.