Determinanti del PUN

L'aumento del prezzo dell'energia elettrica ha tra le cause anche la politica ambientale UE, ma in modo marginale rispetto ai prezzi spot del gas e alle regole di fissazione del PUN

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Energetici Congiuntura

Il 2022 è iniziato con un prezzo del PUN su valori molti elevati, pari a 3 volte quelli di inizio 2021, anche se lontani dai prezzi "folli" del mese di dicembre.

Come evidenziato nel grafico (e descritto nell'articolo Quale sarà il prezzo dell’energia elettrica nel prossimo biennio?) il fattore determinate del prezzo del PUN è il prezzo del gas in Europa, il cui punto di riferimento sono le quotazioni al TTF olandese.
Il prezzo del gas non è tuttavia l'unica determinate. Un ruolo importante è svolto anche dai prezzi dei permessi di emissioni di anidride carbonica, scambiati nel sistema ETS dell'Unione Europea (European Union Emissions Trading Scheme - EU ETS).

Sistema ETS

Le Direttive ETS dell'UE, che si sono succedute dal 2003, stabiliscono che siano concessi alle imprese manifatturiere certificati di emissione di CO2 in atmosfera, sulla base dei loro livelli di attività e di standard di riferimento comunitari. Se un'impresa manifatturiera migliora il suo processo produttivo ed emette meno CO2 di quanto previsto, può trattenere le quote eccedenti i suoi fabbisogni per futuri utilizzi, oppure vendere queste quote ad imprese che viceversa emettono CO2 in quantità superiore a quelle loro concesse. Tra queste ultime figurano le imprese produttrici di energia elettrica a cui non è concesso nessun certificato e devono quindi, se utilizzano combustibili fossili, acquistare sul mercato le quote corrispondenti alle loro emissioni.
A fronte di queste direttive, si è creato negli ultimi 10 anni un mercato in cui le imprese scambiano certificati di CO2 (detti EU Allowances: EUA[1]) sulla base delle loro disponibilità o esigenze.

Prezzo EUA

Esistono più piattaforme in cui le imprese possono scambiarsi EUA. La più importante è l'European Energy Exchange (EEX), a Lipsia, dove operano la grande maggioranza dei paesi partecipanti al sistema EU ETS. Usando come sottostante il prezzo EUA quotato all'EEX, l'ICE (Intercontinental Exchange) quota alcuni future (EUA Futures) con diverse scadenze, da un mese a oltre 4 anni. L'ICE quota inoltre un EUA Daily Future, per scambi giornalieri di EUA. Di seguito è riportato il grafico di questo prezzo.

Per molti anni il prezzo di un certificato di emissione di una tonnellata di CO2 è stato inferiore a 10 euro, a fronte di un'abbondante offerta da parte delle imprese sempre più virtuose in termini di emissioni. All'inizio del 2018, la Commissione UE è intervenuta per togliere dal mercato parte dell'offerta di certificati, determinando il voluto aumento del prezzo EUA. Questo è progressivamente aumentato fino a raggiungere i 30 euro a metà del 2019. Il prezzo è rimasto relativamente stabile fino alla fine del 2020, quando è iniziata una fase di crescita che ha portato il prezzo a toccare, nell'autunno del 2021, i 60 euro, per poi balzare a 80 euro tra la fine nel 2021 e l'inizio di quest'anno.
Le determinanti di questa ultima fase di aumento sono i cambiamenti introdotti dalla Commissione Europea sul sistema ETS, tutti volti a garantire il raggiungimento dei nuovi obiettivi UE di riduzione delle emissioni di CO2 nel 2030 del 55% (rispetto alle emissioni del 1990), e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. In particolare, la Commissione ha modificato il tasso di riduzione annua dei diritti totali di immissioni di CO2 dal 1.74%, del periodo 2013-2021, all'attuale 2.2% ed è intervenuta per ridurre ulteriormente le eccedenza di certificati di emissione accumulati negli anni.
Alcuni esperti prevedono che gli interventi della Commissione potrebbero portare in breve tempo il prezzo EUA a raggiungere i 100 euro, ed anche superarlo. Infatti, l'ammenda che un'impresa deve pagare per ogni tonnellata di CO2, emessa senza possedere i relativi diritti, è pari a 100 euro, ma può crescere ulteriormente per oneri aggiunti dai singoli stati.

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Incidenza del prezzo EUA sul PUN

Visto il forte aumento del prezzo EUA e il contemporaneo aumento del PUN, può essere utile valutare quanto gli aumenti del prezzo EUA abbiano inciso sul prezzo del PUN.
Abbiamo quindi simulato i costi complessivi di un produttore di energia elettrica che utilizza gas acquistato sul mercato spot europeo[2]. Abbiamo considerato i seguenti costi:

  • costi per le emissioni di CO2, nell'ipotesi di emissioni pari a 300 Kg per MWh prodotto
  • costi per il gas utilizzato, nell'ipotesi di una efficienza complessiva del 50%
  • altri costi, pari a 10 euro per MWh prodotto.

Nel grafico che segue sono riportate le tre aree che corrispondono ai costi considerarti. È riportata anche la linea che rappresenta il livello giornaliero del PUN.

È evidente la forte corrispondenza tra la dinamica della somma dei tre costi e quella del PUN: essa conferma che la struttura dei costi considerata può essere rappresentativa dei costi del produttore marginale alla borsa elettrica italiana, ossia quello che, con la sua offerta, determina il prezzo del PUN.

Conclusioni

Alla luce di questa analisi, si può affermare che l'aumento del prezzo EUA ha avuto effetti significativi nel determinare i recenti aumenti del PUN, ma esso risulta marginale se paragonato a quelli dovuti all'aumento del prezzo del gas sui mercati spot europei. Un altro fattore che è determinante nel creare un forte legame tra il prezzo del PUN e i costi del produttore marginale, sono le regole utilizzate nella Borsa Elettrica per fissare il PUN. Un'eventuale messa in discussione dell'attuale politica ambientale dell'UE potrebbe generare benefici molto marginali in termini di riduzione del PUN. Viceversa, le strade maestre sono un aggiornamento delle regole di fissazione del PUN e, soprattutto, interventi sul mercato spot europeo del gas naturale.


[1] Un EUA dà diritto all'emissione in atmosfera di una tonnellata di CO2.

[2] In Italia, quasi il 50% dell'energia elettrica è prodotta con gas, ma non tutti i produttori acquistano il gas sui mercati spot. Alcuni produttori, infatti, acquistano ancora gas con contratti lungo e stanno quindi beneficiando di costi del gas molto inferiori a quelli del mercato spot.