Calano sotto gli 80$ le quotazioni del petrolio

Il timore per l’aumento dei casi in Europa spinge i prezzi del greggio al ribasso

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La scorsa settimana il prezzo del petrolio ha visto diminuire le proprie quotazioni. Alla chiusura di venerdì 19 novembre il Brent ha raggiunto il valore di 78.9 dollari al barile (-3.3$), l’Oman/Dubai di 76.2 dollari al barile (-2.9$), mentre il WTI di 76.1 dollari al barile (-4.7$).

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Da diversi mesi, i prezzi del petrolio hanno registrato continue flessioni al rialzo, fino a raggiungere livelli storicamente elevati. Dall’inizio del 2021, i prezzi del greggio sono aumentato di quasi il 60%. Il motivo principale è da rinvenire nello squilibrio tra domanda e offerta: dal lato della domanda vi è stata una rapida ripresa delle economie post pandemia ma dal lato dell’offerta si è assistito ad un lento ripristino della produzione di petrolio a causa delle forti perdite subite durante i mesi critici del Covid-19, che hanno portato i principali produttori a porre un freno allo stoccaggio di greggio.

Da alcune settimane però il trend rialzista del prezzo del petrolio è stato interrotto. In particolare nei giorni scorsi, le notizie riguardanti l’ennesimo aumento dei casi di Covid-19 in Europa hanno portato gradualmente a registrare una riduzione delle quotazioni di petrolio.
Con l'arrivo del freddo, i governi europei sono stati costretti a prendere in considerazione la possibilità di rintrodurre i blocchi contro il continuo contagio da coronavirus. L'Austria, in particolare, è diventata il primo paese dell'Europa occidentale a reimpostare un blocco per affrontare la nuova ondata di infezioni che ha colpito tutto il paese. Anche la Germania ha dichiarato la possibilità di ripristinare una serie di blocchi contro la diffusione del coronavirus.

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Per consentire un ulteriore riduzione dei prezzi del greggio e reprimere gli alti prezzi dell'energia, da diverse settimane il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sta chiedendo ad alcuni principali paesi, quali Cina, India, Corea del Sud e Giappone, di prendere in considerazione la possibilità di attingere alle scorte di petrolio.
La proposta è arrivata in seguito alla fallimentare richiesta del governo americano, verso il gruppo dell'OpecPlus, di estrarre più petrolio. Giappone e India stanno lavorando su come sbloccare le riserve nazionali di greggio. In particolare il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha segnalato la sua disponibilità a rilasciare le scorte già alla fine di questa settimana.