Tremano i fondamentali del petrolio

La scorsa settimana il greggio è tornato sotto la soglia critica dei 40 dollari al barile

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Tremano i fondamentali del petrolio: la scorsa settimana la quotazione del greggio ha registrato due intensi cali, che hanno portato il valore al di sotto della soglia critica di 40 dollari per il WTI. Nel dettaglio, il Brent frena e si attesta su 42.7 dollari al barile (-3.2$), il WTI a 39.8 (-3.2$) e l’Oman/Dubai a 42.4 (-1.3$).

Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Nell'attuale fase di recupero del prezzo del petrolio, i cali giornalieri registrati la scorsa settimana, in particolare nelle giornate di mercoledì e venerdì, sono stati i più intensi, rispettivamente pari al -2% e -3.5%.
Le politiche restrittive dell’OPEC+ e, più recentemente, un dollaro debole non sono quindi riusciti a sostenere il prezzo del petrolio, che ha in breve perso quanto recuperato nel mese di agosto, tornando sui livelli di fine luglio.

A metà settimana il petrolio ha reagito al ribasso dopo la pubblicazione del report settimanale dell’Energy Information Administration, che riportava un calo significativo della domanda di carburante negli USA, nonchè una diminuzione delle scorte di petrolio. Il calo della domanda ha quindi più che compensato l'effetto della riduzione delle scorte in termini di impatto sul prezzo. Come raccontato in un precedente articolo, le scorte sono diminuite per effetto della riduzione della produzione e della chiusura delle raffinerie, in seguito all'uragano recentemente abbattuttosi sulla costa del golfo del Messico.

Per quanto riguarda i fondamentali, l’ottimismo per il lento recupero della domanda di petrolio sembra tentennare, sopratutto a fronte di una riduzione da parte della Cina degli acquisti strategici di petrolio, a causa di magazzini di stoccaggio ormai prossimi alla saturazione. Il recupero della domanda di petrolio, trainato dalla Cina, sta quindi riducendo il proprio ritmo di crescita.
Ulteriore elemento da annoverare è l’eccesso di offerta, che non risulta ancora riassorbito, nonostante l’impegno dell’OPEC+ per il rispetto delle politiche restrittive e dei governi per stimolare l’economia globale. In questa situazione alcuni produttori, non riuscendo a vendere il petrolio e per riassorbire l'eccesso di produzione, si sono visti costretti a tagliare i prezzi per le consegne future, come ha fatto l’Arabia Saudita per poter vendere il petrolio sul mercato asiatico.