Prezzo petrolio: l’offerta si riduce ma pesano le aspettative di contrazione della domanda

Tagli significativi alla produzione a partire da maggio

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Dopo 4 mesi il prezzo del greggio è tornato a superare la soglia dei 40 dollari al barile. La scorsa settimana il petrolio ha chiuso in positivo rispetto a due settimane fa: il Brent a 43.1 dollari al barile (+2.1$), il WTI a 40.7 (+2.2$) e l’Oman/Dubai a 42.3 (+1.7$).

Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

L’aumento più importante è stato registrato giovedì 2 luglio (+2%), supportato da una riduzione significativa delle scorte di petrolio e dalla riduzione delle richiesta di indennità di disoccupazione negli Stati Uniti.
Più in generale, il prezzo del petrolio sembra essere sostenuto dal significativo taglio dell’OPEC Plus e dei principali produttori: la produzione dell’OPEC è infatti scesa ai minimi e quella russa è prossima al target stabilito con i paesi alleati.
Dall’inizio dell’emergenza pandemica l’OPEC Plus ha infatti promosso una serie di politiche restrittive volte a contrastare la caduta della domanda, ma non tutti i paesi alleati sembrano avere seguito le linee guida (si ricorda, ad esempio, il caso della guerra al prezzo tra Russia e Arabia Saudita). Si è osservata, di pari passo, una prosecuzione della produzione sui livelli usuali da parte degli altri paesi produttori. Tale situazione ha quindi ostacolato il processo di contrasto alla riduzione della domanda.
E' dal mese di maggio che è possibile osservare un punto di svolta, come si può notare dal grafico che segue, che riporta il contributo dei principali paesi e/o aree produttive all'offerta mondiale (rappresentata dalla linea nera). I valori sono riportati come differenza dei valori di produzione del 2020 sul 2019.

Variazioni nella produzione di petrolio
nel mondo (2020 su 2019)
Produzione di petrolio nel mondo

E’ evidente la presenza di un calo significativo nella produzione rispetto allo scorso anno, a partire dal mese di maggio. Nei primi quattro mesi del 2020 la produzione totale di petrolio è rimasta stabile sui livelli del 2019, ed è chiaro che inizialmente solo l’OPEC fornisse un contribuito significativo ai tagli produttivi. L’area dell’Euroasia, alleato principale dell’OPEC, ha iniziato a ridurre significativamente la propria produzione solo a partire da maggio; stessa dinamica riguarda gli altri paesi produttori.

Per quanto riguarda la domanda di petrolio, questa rimane sotto pressione. La scorsa settimana gli USA hanno toccato un nuovo picco nei contagi da Covid-19, costringendo a nuovi parziali lockdown e ad un conseguente indebolimento dell'attività economica. Louise Dickson di Rystad Energy afferma: “If this trend continues, oil demand in the region is at risk.”
Nel report di luglio l’Energy Information Administration (EIA) conferma la debolezza della domanda, anche se l’istituto riporta che il punto di minimo storico toccato dalla domanda nell'attuale crisi (aprile 2020) sembra ormai essere superato. La debolezza della domanda sembra comunque pesare sulla previsione del prezzo per il secondo semestre 2020: si stima infatti un valore al barile inferiore rispetto a quello attuale. Per la seconda parte dell’anno il Brent rimarrà intorno ai 40 dollari al barile, mentre il WTI mediamente sui 39.