Anche per il prezzo del petrolio è iniziata la fase due?

Stabile sui minimi storici, il prezzo del petrolio registra una modesta ripresa

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La settimana passata il prezzo del petrolio ha chiuso in positivo rispetto a due settimane fa. Placati i timori per un possibile riaccendersi delle tensioni commerciali tra le due superpotenze, il prezzo del petrolio, sempre su livelli relativamente bassi, ha registrato una serie di variazione positive. Il Brent chiude a 31 dollari al barile (+4.6), il WTI a 24.7 (+5) e l’Oman/Dubai a 32 (+6.7).

Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

La lieve ripresa della scorsa settimana è dovuta ad una modesta ripresa della domanda di petrolio in conseguenza all’allentamento del lockdown in alcuni paesi. Da quando la pandemia è scoppiata, secondo Reuters, la domanda è caduta circa del 30%. I principali paesi produttori stanno provando a controbilanciare il crollo tagliando la produzione ma l’eccesso di offerta e la limitata capacità di stoccaggio, sopratutto per il WTI, potrebbero mantenere il prezzo del petrolio su livelli relativamente bassi.
Per quanto riguarda la capacità di stoccaggio, in un articolo dell’ISPI si legge che per evitare uno shock come quello di fine aprile, in cui il prezzo del petrolio ha registrato un valore negativo, le autorità americane hanno provveduto ad aumentare significativamente le capacità di immagazzinamento degli stabilimenti di Cushing. Tale operazione, unita ad un lieve aumento dei consumi di petrolio nel mese di maggio ha attenuato, almeno temporaneamente, le tensioni sul mercato americano. L’articolo continua affermando che “La produzione resta però ancora molto alta e il rischio di nuovi shock è lontano dall’essere stato eliminato”.

In generale, tutta la produzione mondiale si trova su livelli prossimi a quelli di massimo storico, nonostante la serie di tagli che dal 2017 l’OPEC sta attuando con una certa costanza. Il più recente dovrebbe portare l’OPEC a ridurre la produzione di 9.7 milioni di barili al giorno nel 2020.
Ad acuire la drammatica situazione c’è stato anche lo scontro tra Russia e Arabia Saudita. Di fronte ai primi segnali di un prezzo del petrolio debole, in conseguenza all’esplosione della pandemia, i due alleati hanno innescato una guerra al ribasso di prezzo, aumentando repentinamente la produzione, i cui effetti sono ancora evidenti.
Un articolo del Financial Times riporta che l’Arabia Saudita sta applicando dei significativi sconti ai suoi acquirenti asiatici. Questa tattica si inserisce in uno schema per cercare di aumentare la sua influenza nel continente e per mantenere sotto pressione i suoi concorrenti, tra cui la Russia.
Considerando la tenue ripresa dei consumi in Asia, specialmente in Cina, fonti riportano al Financial Times che “Asia is where the competition is at. Not the US”. In Cina, primo acquirente di petrolio al mondo, i consumi di carburante hanno registrato un rimbalzo lo scorso mese e i suoi principali fornitori sono Arabia Saudita e Russia.