Le aspettative per una cooperazione internazionale fanno schizzare il prezzo del petrolio

Domanda in continuo calo ma l’offerta fa recuperare dollari al petrolio

.

Energetici Petrolio Analisi settimanale Petrolio

Da due giorni il mercato del petrolio è tornato in rialzo sulla scia di aspettative positive di un possibile accordo per la risoluzione della guerra al prezzo tra Mosca e Riad. Esso dovrebbe prevedere un taglio alla produzione da parte dell’OPEC Plus, che secondo Putin dovrebbe attestarsi sui 10 milioni di barili al giorno circa. Venerdì scorso il prezzo del petrolio ha chiuso in rialzo rispetto a due settimane fa: il Brent si è attestato a 34 dollari al barile (+9.2 dollari), il WTI a 28.3 (+6.8) e l’Oman/Dubai a 34 (+6 dollari).

Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

La notizia del vertice OPEC Plus per la risoluzione della guerra è bastata a risollevare le quotazioni del petrolio, per poi venire annunciato che il summit previsto per oggi è stato rimandato per mancanza di tempo nei negoziati. Il mercato del petrolio sembra comunque tenere e questa mattina ha aperto in rialzo. Anche le borse reggono sull’aspettativa di un nuovo pacchetto per salvaguardare l’economia dell’Eurozona.

Il vertice dell’OPEC Plus era aperto non solo agli stati membri, vecchi e nuovi, ma sembrava esortare una partecipazione attiva degli Stati Uniti, con il ruolo di mediatore tra i due rivali. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato “Siamo pronti ad accordi con i partner e nella cornice dell’Opec Plus”, nonostante formalmente continui ad imputare la colpa del collasso del prezzo del barile all’Arabia Saudita, che avrebbe messo in campo questa strategia per liberarsi della concorrenza. Il presidente continua “E siamo pronti alla cooperazione con gli Stati Uniti d’America” (fonte Sole24Ore). Su questo punto sembra d’accordo anche l’Arabia Saudita.
Ne deriva quindi che è necessaria un’azione globale per cercare di contrastare gli effetti di una domanda in netta flessione. Ad ostacolare gli USA nell’impegno attivo in una riduzione dell’offerta di petrolio ci sono le lobby del settore stesso, che non si trovano d’accordo su una misura univoca. Da un lato c’è chi è favorevole ad una riduzione della produzione e dall’altro chi propone dazi e sanzioni pesanti contro Russia e Arabia Saudita.

In queste settimane la Russia è stata partecipe di un’altra dinamica a livello internazionale. La compagnia Rosneft ha annunciato la cessione della compagnia di stato petrolifera venezuelana (PDVSA), acquistata qualche tempo fa, ad una compagnia statale russa. Né i vertici di Rosneft né il Cremlino hanno commentato formalmente l’operazione, l’unico commento arriva via Twitter dall’ambasciatore russo in Venezuela “Don’t worry! This is about Rosneft’s assets being transferred to Russia’s government directly. We keep moving forward together!” (fonte WorldOil).

Infine in Libia la guerra continua, nonostante i proclami per una sospensione degli attacchi militari e gli embarghi sul commercio di armi della conferenza di Berlino dello scorso gennaio. Nelle ultime settimane gli attacchi da parte delle milizie di Haftar si sono intensificati e con l’incombere della minaccia del coronavirus, ad oggi si hanno 14 casi, l’economia del paese rischia di attraversare una fase molto difficile, in conseguenza anche alla drastica riduzione della produzione e dell'export di petrolio1. La compagnia di stato Noc ha dichiarato che attualmente l’azienda ha accumulato perdite pari a 3 miliardi di dollari. Anche la produzione libica è in difficoltà e cala incessantemente di circa 128 mila barili al giorno, in conseguenza ai blocchi navali imposti da Haftar a ridosso della conferenza in Germania.


(1) Nelle politiche di tagli alla produzione attuati dall’OPEC, la Libia è esclusa, come Iran e Venezuela, date le loro difficili situazioni economiche.