Il prezzo del barile registra il crollo giornaliero più forte della storia

Dopo circa 3 anni le quotazioni del greggio tornano sui 30 dollari al barile

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A seguito della riunione del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea e delle dichiarazioni della presidente Lagarde, poco rassicuranti per gli operatori finanziari, il mercato del petrolio ha registrato un forte ribasso sia nella chiusura di venerdì 13 marzo e sia nell’apertura di lunedì 16 marzo. Questa mattina il Brent e il WTI hanno aperto rispettivamente a 29 e 28 dollari al barile.
A determinare la situazione giocano un pesante ruolo le aspettative degli operatori finanziari che si attendevano una misura a sostegno dell’economia, come un taglio dei tassi di interesse. Invece la presidente della BCE ha semplicemente esortato i governi locali della UE a promuovere un’azione fiscale, necessaria, forte (fonte ExportPlanning). Dall’altra parte dell’oceano invece la Federal Reserve ha promosso un ulteriore taglio dei tassi di interesse per cercare di supportare l’economia, il secondo in pochi giorni.

Il prezzo del greggio torna in contango. La settimana passata il Brent ha chiuso a 33.9 dollari al barile perdendo rispetto a due settimane fa circa -11.4 dollari. Il WTI si è attestato intorno ai 31.7 dollari al barile, una diminuzione pari a -9.6 dollari. L’Oman/Dubai si ferma 34.2 dollari al barile, in diminuzione di 10.5 dollari. Analizzando questi dati emerge che:

  1. il Brent è arrivato a costare meno dell’Oman/Dubai. Il differenziale tra l’Oman/Dubai e il Brent segnala un valore negativo pari a -0.5 dopo circa un anno. L’ultima volta è stato a marzo 2019 quando l’OPEC aveva annunciato i tagli alla produzione;
  2. il differenziale di prezzo tra il Brent e il WTI non è mai stato così basso dal 2016, venerdì scorso il livello del Brent si discostava da quello del WTI di solo 1.7 dollari.
Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Il grafico mostra che il ribasso giornaliero più forte si è verificato lunedì 09 marzo per effetto dell’annuncio dell’Arabia Saudita del taglio ai listini dei prezzi per le consegne di aprile, caldeggiato anche dai timori per l’espansione del COVID-19. Questo ribasso giornaliero si contraddistingue per essere quello più intenso nella storia delle quotazioni del petrolio.
Un ulteriore affondo alle quotazioni del petrolio c’è stato giovedì 12 marzo quando l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato l’esplosione del coronavirus una pandemia globale.
Non solo in Italia, ma in altri paesi dell’Europa si inizia ad adottare la quarantena. L’Italia è il primo paese europeo per il numero di contagi, seguono Spagna, Germania e Francia.
Buone notizie arrivano dalla Corea del Sud con il numero di contagi che inizia a calare. In Iran la situazione rimane emergenziale.

Le prospettive dell’EIA

La scorsa settimana è stato pubblicato lo scenario di previsione di marzo dell’ Energy Information Administration (EIA). I driver che hanno influenzato maggiormente lo scenario di previsione sono due: la pandemia da COVID19 e il fallimento del vertice del OPEC+ e il probabile scioglimento di questa alleanza.

L’EIA prevede una domanda per il 2020 pari a 101.12 milioni di barili giornalieri, una debole crescita rispetto al 2019 (+0.36%). Lo scorso anno rispetto allo stesso periodo precedente era cresciuta di circa 24 punti percentuali in più.
L’EIA stima un rallentamento nella prima parte dell’anno per poi assistere ad una ripresa nella seconda parte dell’anno. Per il primo trimestre 2020 si stima un livello di consumi di petrolio pari a 99.1 milioni di barili al giorno, con una variazione tendenziale del -1%.
La domanda cinese crescerà ad un ritmo pari +0.78%, lo scorso anno cresceva a circa il +4%. Anche per l’Europa è prevista una diminuzione dei consumi rispetto all’aumento tendenziale registrato nel 2019 (-0.9%). Mentre i consumi USA aumenteranno più dello scorso anno.
Non solo il deterioramento del risk sentiment globale ma preoccupazioni arrivano anche dal lato dell’offerta: con l’Arabia Saudita che ha tagliato i prezzi dei suoi listini e con l’avvio di una guerra al prezzo più basso tra Arabia Saudita e Russia. Per Mosca si prevede un aumento della produzione del +1%, in quanto l’EIA si attende che i paesi alleati non rientreranno più nei target stabili dall’accordo del OPEC+, mentre per l’Arabia Saudita una riduzione dell’offerta di petrolio per sostenere i tagli dell’OPEC (-5.8%). Questo effetto di riduzione dell’offerta saudita è controbilanciato dalla produzione americana, che nel 2020 crescerà del +7.3%. Nel complesso si prevede che l’offerta crescerà nel +1.5% per questo anno.
Questo scenario conduce ad un aumento delle scorte per il 2020.
Infine per quanto riguarda il prezzo medio annuo, l’EIA si attende un valore inferiore di circa 20 dollari rispetto a quello del 2019 per il Brent e il WTI che si attestano rispettivamente sui 43 e 38.2 dollari al barile.