Il prezzo del petrolio sull’onda del corona virus

Il numero dei nuovi contagi è in flessione e il prezzo del greggio si riprende

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La settimana scorsa c’è stato un rialzo del prezzo del greggio, la quotazione del Brent si è attestata sui 57.3 dollari al barile (+2.9), quella del WTI sui 52 (+1.8) e quella dell’Oman/Dubai sui 56 (+2.5). L’aumento più forte c’è stato venerdì, quando i prezzi del petrolio hanno registrato un incremento in media pari +1.5%.

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Attualmente le aspettative di mercato sembrano essere guidate dagli eventi legati al corona virus. A tal proposito la settimana scorsa ci sono state delle notizie positive, che hanno riguardato lo status del contagio del virus, provocando una ripresa generale dalle principali borse cinesi al prezzo del petrolio.
La ripresa è ancora lieve, il livello dei prezzi del petrolio si trova ancora ben al di sotto dei livelli di apertura del 2020. Il rialzo è stato sostenuto dal fatto che il numero dei nuovi contagi ha iniziato a calare. Gli esperti rimangono comunque molto cauti nel prevedere il punto di massimo. Il bilancio dei contagiati arriva a 73483, di cui secondo l’associazione mondiale della salute il 18% è in condizioni gravi.

Il grafico che segue riporta il numero di nuovi contagi giornalieri.


Grafico 2: Numero dei nuovi contagi giornalieri

Dal grafico emerge che il numero dei nuovi contagi sta scendendo, tenendosi intorno ai 2000. Il 18 febbraio il numero è sceso sotto questa soglia, attestandosi sui 1866.
Il picco registrato il 12 febbraio è legato ad un cambiamento nel metodo di rilevazione del numero di nuovi contagi. Se prima per poter dichiarare l’effettivo stato del paziente era necessario il responso positivo di un test da laboratorio, ora è sufficiente la diagnosi clinica.

In Cina lo stato d’emergenza comunque continua e molte città sono in quarantena, questa situazione ha provocato una riduzione nei consumi di carburante. Due delle più grandi raffinerie cinesi hanno annunciato che ridurranno le loro attività per un totale pari al 7%. La riduzione dei consumi cinesi provoca preoccupazioni tra i produttori di petrolio. L’OPEC in merito ha commentato “Clearly, the ongoing developments in China require continuous monitoring and assessment”.
L’OPEC ha promosso un’ulteriore riduzione della produzione. Per il cartello è necessario togliere quasi 600mila barili al giorno nel secondo trimestre se si vuole evitare un accumulo di scorte di petrolio. Queste restrizioni si aggiungerebbero a quelle già in corso pari a 2.1 milioni di barili al giorno, che l’OPEC raccomanda di estendere fino alla fine dell’anno. L’ufficialità o meno di questa strategia verrà data al prossimo vertice fissato per il 5 e il 6 marzo.
Non è chiara però la posizione della Russia, alleato per eccellenza dell’OPEC, per prevenire l’eccesso di offerta dovuto al rallentamento della domanda cinese - la Russia è il secondo esportatore di petrolio in Cina, dopo l’Arabia Saudita -. Se due settimane fa la Russia sembrava disponibile a ridurre la produzione di petrolio, con tanto di sostegno delle compagnie petrolifere, qualche giorno fa il ministro dell’Energia russo Novak ha dichiarato che “la Russia sta ancora valutando le scelte che è opportuno compiere”.