Segnali di ripresa dei prezzi delle commodity?

Un’analisi delle determinanti dell'indice di prezzo delle commodity

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In questo articolo si analizza l’andamento dell’indice di prezzo in dollari delle materie prime. Per l’obiettivo si ricorre ad un modello econometrico error correction (ECM). I regressori utilizzati per spiegare l’andamento dei prezzi sono il Purchasing Managers’ Index (PMI) europeo del settore manifatturiero e il tasso di cambio effettivo del dollaro.

Il PMI è uno degli strumenti anticipatori del ciclo economico. Esso è sintetico dell’andamento degli acquisti, ovvero approssima il livello di attività di acquisto dei manager. Va letto in riferimento alla soglia critica di cinquanta. Nel grafico 1 è riportato il livello del PMI europeo e la soglia critica, quando il valore è inferiore a 50 questo indica una fase di contrazione dei livelli di attività (rosso) mentre quando è sopra una fase di espansione (verde). Il grafico evidenzia che dopo una fase di espansione delle attività economiche tra il 2014 e il 2018, nel 2019 il PMI segnala una fase di contrazione dell’economia con un punto di minimo a settembre e un valore pari 45.7. A dicembre registra un livello pari a 46.3, leggermente più alto rispetto ai minimi di settembre ma ancora in contrazione.
Dall’analisi econometrica emerge che la relazione tra il PMI e l’indice dei prezzi delle commodity è, come atteso, positiva.

Grafico 1: Manufactuting Purchase Managers' Index
Manufactuting Purchase Managers' Index

Nel grafico 2 è riportato il tasso di cambio effettivo del dollaro. È calcolato come media pesata dei cambi bilaterali della valute dei paesi partner, espressi utilizzando come riferimento la valuta di cui si vuole calcolare il cambio effettivo. I pesi sono calcolati tenendo conto dell'importanza dei diversi concorrenti in termini di flussi commerciali. Un aumento (diminuzione) del cambio effettivo esprime un apprezzamento (deprezzamento) della valuta considerata (fonte ExportPlanning).
Il tasso di cambio effettivo evidenzia un forte apprezzamento nel 2018 per poi stabilizzarsi nel 2019. Nel 2018 il dollaro, moneta rifugio per eccellenza, ha registrato un aumento pari al +5% risentendo dell’instabilità geopolitica (inizio della guerra commerciale USA-Cina) e le manovre della FED - l’apprezzamento del dollaro rispecchia un segnale di un'economia americana in crescita, rispetto ad esempio all'Europa -.
Dall’analisi econometrica emerge una relazione inversa tra l’indice dei prezzi delle commodity e il tasso di cambio effettivo. A fronte di un apprezzamento (deprezzamento) del dollaro corrisponde una diminuzione (aumento) dei prezzi in dollari.

Grafico 2: Tasso di cambio effettivo del dollaro
Tasso di cambio effettivo del dollaro

Nel grafico 3 è riportato l’indice di prezzi in dollari delle commodity, esclusi gli energetici, effettivo e quello stimato, utilizzando come regressori le determinanti sopra descritte. Considerando da gennaio 2018, data d’inizio della stima, l’andamento dell’indice stimato ed effettivo è lo stesso: in flessione dai primi mesi del 2018. La stima registra una frenata più forte rispetto a quella dell’effettivo: la variazione dicembre 2019 su dicembre 2017 segnala, nel caso della serie storica stimata, una flessione del -10%, mentre quella dell'indice effettivo è del -5%.

Grafico 3: Indice dei prezzi delle commodity in $
Indice dei prezzi delle commodity in $

La differenza tra le due dinamiche riflette l'effetto delle politiche di offerta che, a fronte di un rallentamento annunciato della domanda, hanno ridotto i volumi offerti, riuscendo a contenere la diminuzione dei prezzi.

Aspettative per il 2020

Per il 2020 si prevede un indebolimento del dollaro date le aspettative di tassi di interesse bassi applicati dalla FED e un dollaro sopravvalutato (fonte WSJ, Reuters). A questo si aggiunge una riduzione dell’incertezza sullo sviluppo dell'economia globale. Possono queste modifiche nelle determinanti aprire una nuova fase di crescita dei prezzi delle commodity?