Nel 2020 verrà superata l’avversione ad operare in situazioni di incertezza?

Gli indicatori congiunturali mostrano i primi segnali di una lieve ripresa

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Indicatori Congiunturali Congiuntura

Il 2019 dei mercati internazionali è stato caratterizzato da forte incertezza. Come più volte discusso, a generarla sono stati i molteplici scontri politici (dalla sostanza economica) tra le potenze mondiali: su tutti il protezionismo statunitense indirizzato al contrasto dell’export cinese ma che, a turno, ha colpito diversi paesi, tra cui anche l’Italia.

In periodi di incertezza i grandi operatori economici tendono a ridurre gli investimenti provocando una riduzione della domanda di commodity e quindi una depressione dei prezzi; in questo scenario alcuni operatori finanziari, poco avversi al rischio, potrebbero trarre vantaggio da posizioni speculative.
Non è chiaro ancora se i soggetti economici (o quanto meno la maggioranza di questi) tendano ad abituarsi a periodi caratterizzati da situazioni politico-economiche precarie, oppure preferiscano continuare ad attendere il dissolversi dell’incertezza prima di operare investimenti importanti e determinare dunque la ripartenza del ciclo economico.

Osservando quanto emerge da alcuni indicatori congiunturali sembra che gli operatori si siano adeguati e che stiano riportando a regime le linee di produzione chiedendo maggiori quantità di commodity.
Il Purchasing Managers’ Index (PMI), indice che sintetizza l’andamento degli acquisti da parte dei manager, fornisce una possibile interpretazione rispetto alla ripresa degli investimenti. Si ricorda che questo indice è costruito attorno alla soglia critica di 50 punti: posizioni al di sopra della soglia segnalano fasi espansive, al contrario livelli inferiori segnalano tendenze recessive.

Grafico 1: Purchasing Managers' Index (PMI)

Purchasing Managers' Index (PMI)

Il PMI mondiale (media semplice dei 3 PMI), in riduzione del -3% rispetto a 12 mesi fa, si attesta su livelli di poco superiori a 50. E’ il livello del PMI europeo pari a 46 punti, -9% rispetto a dicembre 2018, a trovarsi decisamente al di sotto del livello soglia facendo pensare ad una fase negativa della domanda di materie in Europa. Il PMI statunitense e quello cinese invece si trovano sui 52 punti, decisamente in ripresa rispetto al periodo tra maggio e agosto e nel caso della Cina superiore del +3,6% rispetto a dicembre 2018.

Grafico 2: Indice di produzione Industriale

Indice di produzione Industriale

L’Indice di produzione industriale (elaborato da StudiaBo), che rappresenta la sintesi degli indici di produzione industriale del settore manifatturiero per 150 paesi, negli ultimi mesi è tornato a crescere a ritmi (variazioni tendenziali) superiori al punto percentuale, contrariamente a quanto avvenuto nei periodi precedenti.

Grafico 3: Indici commodity totali

Indici commodity tolali

Infine gli Indici totali dei prezzi delle commodity (totale e No Energetici), dopo la flessione tra maggio e ottobre, negli ultimi due periodi del 2019 hanno accennato una ripresa, molto più pronunciata nel caso dell’indice che include gli Energetici, guidata dal rush di fine anno del petrolio.

Il 2019 dal lato prezzi si chiude con dei primi segnali di luce se valutato in termini congiunturali. Anche gli ultimi periodi di PMI e Indice di produzione industriale suggeriscono una lieve ripresa. I segnali restano comunque deboli. La questione assai complessa che riguarda il comportamento dei soggetti economici nei periodi di prolungata incertezza politica ed economica rimane aperta: ci si abitua ad un clima di incertezza perpetua e si impara ad operare anche in tali condizioni oppure si preferisce ridurre i rischi e attendere periodi di rinnovata fiducia?