Il 2019 si chiude con ribassi generalizzati rispetto al 2018

Nel corso dell’anno le commodity hanno perso valore o sono rimaste stabili; sono cresciuti solo i Preziosi

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L’anno si conclude con un livello generale delle commodity inferiore rispetto ai livelli dello scorso anno con una variazione tendenziale che sfiora il -3%, nonostante un lieve aumento congiunturale (+1,3%), come segnalato dall’Indice totale in euro elaborato da StudiaBo. Anche l’indice che esclude i prodotti energetici (Indice No Energetici), segnala un livello del -1,8% più basso rispetto a 12 mesi fa, risultando stabile rispetto a novembre.

Grafico 1: Confronto Indice totale commodities e No Energetici (Dicembre 2019)

Confronto Indice totale commodities e No Energetici (Dicembre 2019)

A livello congiunturale non ci sono stati “scossoni” nel mese di dicembre: le variazioni più importanti sono state prossime ai due punti percentuali e hanno interessato i Preziosi (+1,8%) e gli Energetici (+2,8%), trainati dalla ripresa del greggio.

Grafico 1: Confronto Indice Energetici e Preziosi

Confronto Indice totale commodities e No Energetici (Dicembre 2019)

Pur avendo rallentato la corsa, il valore in euro dei Preziosi si attesta, a dicembre, ancora sui massimi storici per questa merceologia, ad indicare il protrarsi del periodo di instabilità sui mercati internazionali.

Grafico 3: Dicembre 2019, variazioni % in euro rispetto a Dicembre 2018

Fonte: PricePedia

Il grafico a barre orizzontali raffigurante le variazioni rispetto a dicembre 2018 delinea uno scenario chiaro: la maggior parte delle merceologie hanno perso valore nel corso del 2019 ad eccezione dei Ferrosi e degli Alimentari, che sono rimasti sugli stessi livelli di 12 mesi fa, e naturalmente dei Preziosi (+30%), di cui si è già parlato nei precedenti articoli congiunturali.
Chimici Organici (-8,5%) e Inorganici (-8%) sono le merceologie che hanno perso maggiormente nel corso dell’anno; seguono le Fibre Tessili e Legno e Carta con variazioni tra il -7 e -6%.
Energetici (-4,5%) e Non Ferrosi (-2,9%) riescono a non perdere troppo valore anche se per motivi diversi. I primi infatti sono soggetti alle variazioni improvvise del petrolio, mentre invece i secondi resistono grazie al bilanciamento dei movimenti dei differenti metalli, come accade ad esempio tra zinco (-6,4%) e nichel (+28%).