Gli effetti della guerra dei dazi di Trump sul prezzo dell’acciaio europeo

La crisi dell’industria dell'acciaio non sembra essere solo un problema europeo

.

Ferrosi Congiuntura

ArcelorMittal ha consegnato al tribunale di Milano il documento che formalizza la volontà di recedere il contratto di affitto che avrebbe dovuto portare all’acquisto di Ex Ilva nel maggio del 2021. L’Amministratore delegato di ArcelorMittal, Lakshmi N. Mittal, ha dichiarato “In Europa stiamo tagliando la produzione perché non facciamo soldi. Come previsto, nel terzo trimestre abbiamo continuato ad affrontare condizioni di mercato difficili, caratterizzate dai bassi prezzi dell'acciaio e dai costi elevati delle materie prime” (fonte AGI).
Inoltre ArcelorMittal Polonia ha deciso di interrompere la produzione fin quando le condizioni del mercato non miglioreranno.

La situazione sul mercato UE vede da una lato AcelorMittal, il primo produttore di acciaio al mondo1, che ha deciso di tagliare la produzione di 3 milioni di tonnellate, dall’altro la tedesca Thyssenkrupp che, in seguito alla mancata fusione con l’indiana Tata Steel, ha annunciato il taglio di 6 mila posti di lavoro.
Quello che ne emerge è un mercato dell’acciaio molto debole. Eurofer ha descritto l’attuale situazione del mercato dell’acciaio come “una tempesta perfetta che potrebbe riportare l’industria siderurgica europea in un periodo di grave crisi ” (fonte pickline). Secondo i dati di worldsteel nei primi nove mesi del 2019 la produzione di acciaio è scesa del -2.8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A trascinare verso il basso il settore dell’acciaio c’è la riduzione della produzione italiana (-3.9%) e di quella tedesca (-2.4%).
A creare questa condizione di mercato sono state: la crisi del settore dell’automotive e la guerra dazi di Trump. Quest'ultima ha fatto sì che grandi quantità di acciaio a basso costo proveniente dalla Cina e, sopratutto, dalla Turchia siano arrivate in Europa, saturando il mercato. La Commissione europea ha provato a contrastarne gli effetti con delle limitazioni sulle importazioni.

In questo articolo si analizzerà il mercato dei coils laminati a caldo spessore inferiore a 3 mm (codice doganale della nomeclatura combinata CN720839.00).
Il saldo commerciale dell’Unione Europea è negativo: nel 2018 le esportazioni in chili sono state 4 miliardi mentre le importazioni 6 miliardi. Il principale fornitore di coils dell’UE è la Turchia, seguono poi i paesi della UE (Germania in primis) e la Russia.
Dall’inizio di quest’anno le importazioni UE sono in calo, questo dipende prevalentemente da una diminuzione delle importazioni dalla Turchia. Le importazioni dalla Germania riscontrano un calo solo del terzo trimestre 2019, ma rimangono comunque in lieve crescita rispetto a inizio anno mentre quelle dalla Russia sono in crescita (fonte ExportPlanning).

Coils laminati a caldo

Nel contesto della guerra commerciale, lo scorso anno gli USA hanno imposto delle tariffe sulle importazioni di acciaio dalla Turchia. Inizialmente le tariffe ammontavano al 50%, a maggio 2019 sono state ridotte al 25%. Le notizie recenti riportano che le tariffe stanno per tornare al 50% come ritorsione a seguito delle azioni prese dal governo turco nel nord-est della Siria. Trump ha dichiarato di voler “imporre sanzioni contro dirigenti ed ex dirigenti del governo turco e qualsiasi persona che contribuisca alle azioni destabilizzanti della Turchia nel nordest della Siria” (fonte Sole24Ore). Inoltre verranno fermati i negoziati per un accordo commerciale tra USA e Turchia da 100 miliardi di dollari.
E’ probabile che questa nuova dinamica abbia effetti diretti sul mercato europeo, come già successo in precedenza, inasprendo la crisi che sta attraversando l’industria europea dell’acciaio.
Con l’imposizione delle tariffe sulle importazioni turche, Ankara ha riversato la produzione diretta in USA sul mercato europeo. Nel 2018 gli USA erano il secondo mercato di sbocco delle esportazioni di coils laminati a caldo, seguiti da UE - l’Italia è il primo mercato della Turchia con quantità nel 2018 pari a 1.3 milioni di tonnellate.
A causare danni sul mercato UE è stato il prezzo applicato dalla Turchia, un valore più basso rispetto al prezzo dei produttori europei di acciaio (Germania). In difesa di quest’ultimi la commissione europea ha cercato di contrastare la concorrenza turca applicando a inizio 2019 delle clausole salvaguardia fino a giugno 2021. Queste stabiliscono delle quote d’import paese per salvaguardare il mercato interno e proteggerlo dalle distorsioni di mercato dei dazi degli Usa. Le quote sono stabilite sulle importazioni medie nel 2015-2017 più un 5%. Ad ottobre su sollecito di Eurofer, la Commissione ha ridotto però dal 5 al 3% il valore aggiuntivo, oltre a mettere un limite del 30% ai singoli paesi. Quest’ultimo punto colpisce i laminati che arrivano dalla Turchia.

In questi ultimi anni Ankara ha adottato delle politiche d’esportazione aggressive. Tra il 2015 e il 2018 le importazioni europee dalla Turchia sono aumentate del +300%, passando da 260 mila a 1 milione di tonnellate e raggiungendo il massimo storico nel 2018. Ora, in conseguenza alle politiche di restrizione della UE, le importazioni sono in flessione. Da inizio anno i volumi sono passati da 386 mila tonnellate trimestrali a 154 mila nel terzo trimestre 2019, una riduzione pari al -60%. La variazione tendenziale del terzo trimestre 2019 su quello 2018 è -45%.

Il grafico che segue riporta il prezzo doganale dei coils laminati a caldo per tre dei principali fornitori della UE, Turchia, Germania e Russia, e il prezzo medio delle importazioni dal mondo. Il grafico è stato prodotto utilizzando il tool grafico della sezione confronta di PricePedia.

Grafico 1: Andamento in UE del prezzo del coils laminato a caldo
Andamento in UE del prezzo del coils laminato a caldo

Confrontando i prezzi per paese di provenienza emerge che da un lato la dinamica è la stessa e dall’altro che esiste un differenziale nei livelli. Il prezzo dalla Turchia e dalla Russia è più competitivo rispetto a quello della Germania. Nel 2018 il prezzo medio turco e russo è stato rispettivamente di 530 e 495 euro alla tonnellata mentre quello tedesco era di 560 euro.
Da inizio anno il prezzo turco è sceso con un’intensità (-12%) maggiore rispetto agli altri, sperimentando una fase molto intensa fino a maggio. La riduzione rispecchia il calo della domanda dalla Turchia. Il prezzo russo è caduto del -8% mentre quello tedesco solo del -5%. Il prezzo medio europeo è sceso del -11%.
In un ottica di lungo periodo l’attuale flessione del prezzo del coils si inserisce in un trend positivo iniziato nel 2016. Dopo aver toccato il minimo dell’ultimo decennio a marzo 2016, pari a 316 euro alla tonnellata, il prezzo ha registrato un aumento pari al +50% fino a maggio 2018.

Conclusioni

In conclusione, il prezzo dei coils si trova in flessione a causa di un calo della domanda, dovuto ai minori investimenti dell'industria europea in macchinari e attrezzature e alla crisi dell’automotive. Il prezzo però non è sceso ai livelli di periodi precedenti di bassa domanda, come, ad esempio il 2016. Per avere un quadro completo bisogna considerare altri due elementi che determinano il prezzo dell'acciaio: l’aumento dei costi diretti degli input produttivi (ad esempio minerale di ferro) e i costi di investimenti guidati dalle politiche ambientali sempre più stringenti, come quelle relative alle emissione di Co2.


(1) Secondo i dati di World Steel la produzione media annua è di 94.6 milioni di tonnellate.